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 2016  gennaio 10 Domenica calendario

Il vecchio stadio espropriato al San Lorenzo nel 1979 verrà ricostruito. Sarà intitolato al tesserato numero 88235N-0, ovvero il Papa

I vecchi abitanti del barrio di Boedo, che nei tipici caffè bohemienne cercano un po’ d’ombra in questa calda estate argentina, sorridono felici. Sorridono perché nello storico quartiere di Buenos Aires che ha dato i natali a gruppi letterari sperimentali e riviste di estrema sinistra, e in cui si trovano le più note scuole di tango del paese, tra poco tornerà a casa anche il San Lorenzo de Almagro: la squadra di calcio locale esiliata diversi lustri fa dalla dittatura. Dopo che le proteste e i picchetti davanti ai vari negozi della città si sono fatti sempre più intensi, la catena francese di supermercati Carrefour ha dovuto cedere: i terreni su cui ora sorge il più grande ipermercato del paese torneranno a ospitare l’Estadio Gasómetro, lo storico impianto del San Lorenzo espropriato dalla Junta Militar prima di essere venduto alla multinazionale francese.
Sono stretti i legami tra il calcio e la dittatura militare che tra il 1976 e il 1983, nell’ambito dell’Operazione Condor con cui gli Stati Uniti si proponevano di eliminare con ogni mezzo il diffondersi del virus comunista nell’America Latina, creò decine di migliaia di desaparecidos: uomini e donne scomparsi nel nulla, spesso buttati da aeroplani militari nell’Oceano o a volte ritrovati mutilati nel deserto; bambini e bambine scomparsi nel nulla o a volte adottati dagli stessi militari che avevano fatto sparire i loro genitori.
Sono stretti i legami tra calcio e dittatura, e si sublimano nella vittoria dell’Argentina ai Mondiali giocati in casa nel 1978, quando durante la finale sugli spalti dall’Estadio Monumental di Belgrano, a pochi passi dalla scuola militare dell’Esma, luogo di atroci torture, è seduto anche Licio Gelli, che sovraintende i rapporti l’Italia e la Junta Militar di Jorge Videla a livello industriale e politico. Basti pensare che José López Rega, capo dei feroci squadroni della morte della Tripla A, è affiliato alla loggia P2 come molti membri della Junta, e i suoi uomini addestrati da Stefano Delle Chiaie, noto neofascista italiano.
Ma i rapporti tra calcio e dittatura non si esauriscono col Mondiale. Nel 1979 la dittatura espropria lo storico Gasómetro del San Lorenzo per poche decine di migliaia di dollari. Teme la radicalità politica del barrio di Boedo, teme la storia di una squadra che rispecchia l’anima riottosa del suo quartiere, e che una decina di anni prima arriva a vincere un campionato rimanendo imbattuta per tutta la stagione: li chiamavano i carasucias, le facce sporche, per il gioco offensivo in campo e gli atteggiamenti ribelli fuori.
Quando poi nel 1983 la dittatura è agli sgoccioli, i generali cercano di fare cassa, e vendono i terreni del Gasómetro a Carrefour per oltre 3 milioni di dollari. Sullo stadio fantasma, che per anni ha abitato tra gli scaffali della merce in esposizione, lo scrittore argentino Osvaldo Soriano indirizza una onirica lettera al collega uruguaiano Eduardo Galeano, altro poeta del calcio, in cui racconta un’immaginaria e immaginifica azione del vecchio centravanti del San Lorenzo José Sanfilippo, tra scatole di riso e barattoli di maionese, conclusa con un gran gol di sinistro, “proprio dove ci sono le pile per la radio e le lamette da barba”, tra gli applausi dei clienti e delle cassiere dell’ipermercato.
Senza più uno stadio, il San Lorenzo comincia a vagare per la città fino al 1993, quando la discussa presidenza di Fernando Miele costruisce un nuovo impianto a ridosso della Villa 1-11-14, uno degli slum più poveri di Buenos Aires. Nel 2012, dopo che oltre 100 mila tifosi del San Lorenzo invadono Plaza de Mayo, luogo simbolo della resistenza dove le donne argentine sfidavano la dittatura reclamando i loro scomparsi, il Governo approva la Ley de Restitución Histórica, per cui le multinazionali straniere che hanno tratto vantaggio dalla dittatura devono restituire i beni usurpati a prezzo simbolico. Carrefour resiste a colpi di tribunali e carte bollate, ma le proteste del barrio de Boedo montano sempre più, fino a colpire la multinazionale francese nel cuore dei suoi affari con picchetti e boicottaggi.
E così pochi giorni fa Carrefour deve arrendersi: un consorzio formato dall’azionariato popolare e dal San Lorenzo si è ricomprato i terreni, e ora potrà cominciare la costruzione del nuovo stadio. L’idea è di inaugurarlo per il 2019, a quarant’anni esatti dall’esproprio, e di intitolarlo a Papa Francesco, tifosissimo del club fin da bambino e socio con la tessera numero 88235N-0, datata 12 marzo 2008. I vecchi abitanti del barrio di Boedo sorridono felici, una nuova generazione potrà ora respirare quell’atmosfera irriverente del quartiere che la dittatura militare aveva cercato di soffocare, tra omicidi e torture, facendo sparire anche la squadra di calcio. Sorridono perché il ritorno del San Lorenzo e dell’Estadio Gasómetro è solo una goccia nel mare di una ferita ancora aperta, ma è anche un doveroso omaggio a quelle decine di migliaia di desaparecidos che non sono mai tornati a casa.