il Giornale, 10 gennaio 2016
Gore Vidal e William F. Buckley jr., i fautori della prima telerissa politica
Come nacque il talk show dei nostri giorni? Lo racconta il documentario Best of Enemies di Robert Gordon e Morgan Neville, da poco disponibile su Netflix. Siamo negli Stati Uniti del 1968 durante le convention repubblicane (a Miami) e democratiche (a Chicago) da cui dovevano saltare fuori i candidati alla presidenza. Erano anni in cui l’istituzione che ispirava maggiore fiducia ai cittadini statunitensi era l’informazione televisiva. Le reti all’epoca non fomentavano polemiche ma consolidavano le idee «americane». Lo spot delle news targate Nbc puntava sullo slogan: «L’arte del commento rilassato». Nel 1968, la Abc era il terzo network del paese, distanziato da Cbs e Nbc che si contendevano il primato. Girava una battuta sul metodo infallibile per porre fine alla guerra del Vietnam: trasmetterla sulla Abc. Dopo alcune settimane, il conflitto sarebbe stato cancellato per mancanza di interesse. La Abc non aveva i mezzi per una copertura completa delle convention. Per questo decise di sperimentare una nuova, provocatoria formula. Il network assunse due commentatori affinché duellassero sui temi d’attualità. I prescelti furono il conservatore William F. Buckley jr e il liberal Gore Vidal. Da una parte, il fondatore della National Review, la più importante rivista di destra. Dall’altra, l’enfant prodige della letteratura statunitense, abbonato alla scandalo fin dal romanzo d’esordio, La statua di sale, dedicato all’amore omosessuale.
Nel 1968 erano entrambi all’apice della popolarità, Gore Vidal aveva scritto la audace satira di Myra Beckinridge, col suo androgino protagonista, così popolare da finire sulla copertina di Time. Vidal era un personaggio mediatico, in pochi a quei tempi avrebbero detto in televisione: «La differenza tra chi è omosessuale e chi è eterosessuale è come la differenza tra chi ha gli occhi castani e chi ce li ha azzurri». Da sempre abituato a frequentare i potenti, lontano parente di Jimmy Carter e Jacqueline Kennedy, amico intimo di John Fitzgerald Kennedy ma nemico giurato di Bobby Kennedy, Gore Vidal era il simbolo degli intellettuali di sinistra più radicali (e chic). Dal 1966, William F. Buckley jr conduceva Firing Line un programma trasmesso da diversi canali in cui intervistava, con verve polemica, grandi personaggi come Normal Mailer e Muhammad Ali. Il successo fu immediato. La figura di Buckley rispondeva a un bisogno di molti americani di destra: essere rappresentati, nei media, da qualcuno che fosse brillante e sofisticato. Buckley lo era, e per questo oggi è considerato il primo moderno intellettuale conservatore. Era cristiano, liberale e libertario. Diventerà l’ispiratore di Ronald Reagan. Buckley e Vidal non si potevano sopportare. Per Buckley, Vidal era il simbolo della cultura liberal: ipocrita, frivola, nichilista. Per Vidal, Buckley era il simbolo della cultura conservatrice: ipocrita, affamata di potere, bigotta.
I match sono tuttora magnetici. Best of Enemies ne mostra alcuni. Buckley e Vidal si disinteressano dei partiti, si scontrano su valori. Buckley: «La libertà genera disuguaglianza. È normale, non c’è niente che valga quanto la libertà». Vidal: «Lei ha appena espresso la terribile opinione delle élite che ereditano la ricchezza». Sono divisi da tutto. Le divergenze rispecchiano, a grandi linee, quelle attuali: il ruolo dello Stato, la redistribuzione, l’atteggiamento verso i temi dell’incipiente politicamente corretto. Vidal sfoggia qualche battuta geniale, accuratamente provata davanti ai giornalisti prima di andare in scena: «Lei è la Maria Antonietta della destra americana». Buckley alla fine abbocca e la butta ancora di più sul personale. All’apice dello scontro, tira fuori una lettera privata di Bobby Kennedy in cui il politico fa a pezzi Vidal. È un’arma proibita che innesca un’escalation di aggressività. Fino al regolamento di conti, che avviene in video proprio mentre nella realtà, alla convention democratica di Chicago, esplodono gli scontri tra studenti e forze dell’ordine.
Vidal: «Filo-nazista. Cripto-nazista».
Buckley: «Senta, omosessuale, la smetta di darmi del nazista, altrimenti le spacco la faccia. Io ero nella fanteria durante la seconda guerra mondiale».
L’episodio non aveva precedenti. Entrambi, a dispetto dell’indifferenza ostentata in seguito, rimasero scioccati da se stessi, come dimostra il film. Il pubblico, invece, rimase ipnotizzato dallo spettacolo. Gli ascolti della Abc crebbero a dismisura. La trasmissione divenne prima un caso e poi il modello seguito da tutti i network. Che paradosso: furono due scrittori raffinati a inaugurare l’epoca della telerissa politica.