Il Messaggero, 10 gennaio 2016
I rimborsi delle quattro banche: ecco chi prenderà i soldi e chi no
In attesa che emergano nuovi dettagli dal tavolo che si terrà la settimana prossima al ministero dell’Economia, si può cominciare a fare qualche calcolo sui rimborsi agli obbligazionisti subordinati che hanno perso tutto nell’ambito dei salvataggi di Banca Marche, Popolare Etruria, Carichieti e Cariferrara.
Innanzi tutto, sono 12.459 gli investitori non istituzionali coinvolti nel crac, per un totale di 431 milioni di euro andati in fumo. Di questi, 10.559, per un valore complessivo di 329 milioni, erano clienti delle vecchie banche finite in dissesto dalle cui ceneri sono nati i quattro nuovi istituti. È proprio a loro che è destinato il fondo di ristoro da 100 milioni già istituito dal governo di Matteo Renzi ma ancora in attesa dei decreti attuativi. I due criteri chiave che ne regoleranno la distribuzione tra i risparmiatori che hanno visto azzerato il proprio investimento sono quello di non avere ricevuto una informazione adeguata sulla rischiosità degli strumenti finanziari e quello della povertà.
LA POVERTÀ
In altri termini, tra i principi che si intendono seguire nella distribuzione delle risorse dal fondo di ristoro, c’è quello di privilegiare chi dal crac ha perso di più, anche in relazione alla propria ricchezza. Ecco che così in cima alla lista dei destinatari ci saranno i clienti che presso la banca fallita avevano un patrimonio finanziario inferiore alla soglia dei 100 mila euro, oltre il 50% del quale è stato investito in obbligazioni subordinate dello stesso istituto. Si tratta, in pratica, dei risparmiatori che hanno perso di più in relazione alla ricchezza posseduta. Sempre stando ai numeri sin qui emersi, rientrano in questa categoria 1.010 clienti delle “vecchie” banche per un valore totale delle obbligazioni azzerate di 27,4 milioni di euro. Una cifra che rientra in pieno nei 100 milioni del fondo di solidarietà.
Non è ancora certo, tuttavia, se i rimborsi saranno totali. «In linea di principio, l’ipotesi non è da escludere», ha dichiarato ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, in una intervista al Corriere della Sera. Quel che è certo, però, è che questa categoria di obbligazionisti, essendo stata la più danneggiata, potrà godere del ristoro maggiore. Più complessa è invece la situazione di chi si trova in posizione intermedia, vale a dire chi aveva investito in bond subordinati della propria banca tra il 30 e il 50% del patrimonio. In questo caso le cifre salgono a 1.484 investitori per un ammontare complessivo di poco più di 93 milioni. In pratica, ipotizzando un rimborso totale, la categoria intermedia da sola assorbirebbe quasi tutto il fondo.
Ecco perché, se già non è certo che il migliaio di obbligazionisti che rappresentano i casi più esposti rivedrà indietro l’intero ammontare dell’investimento, lo è ancora meno per la categoria intermedia. Ed è ancora meno certo per gli oltre 8 mila obbligazionisti che ha concentrato in titoli subordinati della banca meno del 30% del proprio patrimonio, per un totale di oltre 200 milioni di euro. Quest’ultima categoria rischia di rivedere indietro molto poco se non nulla. Ma De Vincenti non esclude che l’ammontare del fondo da 100 milioni possa essere alzato.
LA RIPARTIZIONE
Gran parte dei 10.559 obbligazionisti subordinati vittime dei salvataggi era cliente di Popolare Etruria (oltre 4.700), ma erano numerosi anche quelli di Cariferrara (oltre 4.100), mentre non arrivavano al migliaio quelli di Banca Marche (930) e risultavano 728 quelli di Carichieti.
Nel frattempo, sta per partire una settimana chiave per i decreti attuativi del fondo. È, infatti, prevista una riunione al Mef, che vedrà riuniti intorno a un tavolo anche il ministero della Giustizia, la Banca d’Italia, la Consob e l’Anac, cioè l’autorità anticorruzione che sarà incaricata di stabilire a chi andranno assegnati i rimborsi e a chi no.