Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  gennaio 10 Domenica calendario

La Bella Abissina che ha fatto sognare tanti italiani

La Bella Abissina è sotto il sole africano sulla terra asciutta e il fotografo la guarda come un dolce fico. Lei invece guarda l’orizzonte e strizza l’occhio per la luce, con seni a punta, un orecchino con i raggi, trecce arrotolate e fili di perline colorate al collo. Anno 1935, è tempo di partire per l’Etiopia. Ecco una delle fotografie che il regime fascista lancia come esca e propaganda per conquistare l’Africa. In quell’anno sbarcano nel Corno D’Africa quasi mezzo milione di uomini. Sono soldati, ufficiali e operai militarizzati che lasciano l’Italia per l’Etiopia. A casa dicono che credono nel Duce e nell’Impero ma nel cuore, partono per lei, per una di quelle Belle Abissine che girano a petto nudo naturali come gazzelle e perfette come le prime donne del mondo. 

E poi in Africa si innamorano tutti di una donna così. Forse si è innamorato pure mio nonno Gaetano Giordano che era vice federale a Gondar al seguito del Duca D’Aosta. E quando gli chiedevo di parlarmi dei suoi anni africani prima da conquistatore e poi in un campo di prigionia inglese in Kenya, arrossiva come un bimbo. Insomma molti uomini sono partiti per l’Africa con un sogno di sesso e di amore e in tutte le case italiane c’erano fotografie di donne africane così belle, nere di pelle e con tratti gentili, lontane discendenti della Regina di Saba. C’erano fotografie piccole da tenere nel taschino e anche grandi, come questa, che il proprietario ha conservato in un cassetto perché non è stinta dalla luce e sembra nuova, uscita dalla camera oscura di un fotografo ma di lui non conosco il nome. Non c’è timbro sigla, didascalia, niente, come quelle foto che galleggiano nel sogno e non si sa dove vanno e da dove vengono. Lei è bella e senza tempo. Dietro di lei uno sfondo indistinto che non è mare ma pianura asciutta. Dai gioielli e dall’acconciatura forse è in Dancalia, una donna Afar, in mezzo ai laghi salati e rocce colorate e vulcani e deserti di pietra. Forse a Sardò dove gli italiani sui cammelli avevano occupato il castello del sultano dell’Aussa e chi lo sa. Lei ancora ci guarda con la sua immortale giovinezza d’Africa. La Bella Abissina che ha fatto sognare tanti italiani.