11 gennaio 2016
Il M5S, la camorra, le dimissioni e le perquisizioni: il caso Quarto spiegato bene
Quarto è un Comune in provincia di Napoli di circa 40mila abitanti, l’unico della Campania governato dal Movimento 5 Stelle. Qui il 15 giugno 2015 l’avvocato Rosa Capuozzo è stata eletta sindaco con il 69,6% dei voti.
Il problema è che la Procura antimafia di Napoli, titolare il pm Woodcock con il procuratore aggiunto Filippo Beatrice, ha indagato l’ex consigliere del M5s Giovanni De Robbio, il primo degli eletti grillini con quasi mille preferenze (espulso appena prima dell’avviso di garanzia, ormai dimissionario). Le accuse per De Robbio sono: voto di scambio aggravato dalla finalità mafiosa –perché legata al clan Polverino, i Cesarano – e tentata estorsione ai danni del sindaco Rosa Capuozzo, che però non ha mai denunciato quel ricatto, peraltro costruito intorno a una vicenda di abusi edilizi che avvolge la casa in cui abita [Dario Del Porto e Conchita Sannino, Rep 11/1].
Guido Ruotolo spiega la vicenda giudiziaria: «Rosa Capuozzo, ma anche i grillini, hanno sempre detto che hanno combattuto la camorra e che hanno espulso De Robbio quando si sono accorti della sua caratura diciamo politica divergente. “Le nostre – ha ribadito il sindaco ieri – sono state divergenze politiche”. In realtà, come emerge dalle intercettazioni, dalle stesse ammissioni a verbale del sindaco, e dall’esito delle perquisizioni della vigilia di Natale, De Robbio ricattava Rosa Capuozzo per via dell’abuso edilizio della propria casa. Voleva la nomina a presidente del Consiglio comunale, De Robbio. È vero che il sindaco non si è piegata alla richiesta, e non ha accettato di condividere con lui le nomine di assessori e dei vertici della burocrazia comunale. Né ha accettato di privatizzare diverse attività affidate al settore pubblico. Ma quando giustifica De Robbio, che lasciava intendere di avere una foto che documentava l’abuso, come se fosse stato mosso da una preoccupazione che la vicenda diventasse di dominio pubblico, è consapevole di mentire?» [Guido Ruotolo, Sta 11/1].
Intanto, lunedì mattina i carabinieri si sono presentati al Municipio di Quarto dove hanno acquisito documenti nell’ambito dell’inchiesta su presunte infiltrazioni della camorra nell’amministrazione comunale. Perquisita anche la casa del sindaco Capuozzo, che però non è indagata [Alessandra Chetta, Corriere.it 11/1].
Da alcuni giorni nel Movimento 5 Stelle si discute se il sindaco Capuozzo debba dimettersi o meno. Da una parte ci sono Grillo, Casaleggio e il direttorio (cioè l’organismo di cinque deputati che coordina il Movimento), che dopo il vertice di sabato a Milano alla Casaleggio associati, ha chiesto un passo indietro alla Capuozzo. Dall’altra il sindaco del comune campano, risoluta a rimanere al suo posto [Emiliano Buzzi, Cds 11/1].
Ieri lo scontro si è fatto plateale. La giornata era cominciata all’insegna della resistenza per Rosa Capuozzo. Ed è finita a contare uno per uno i suoi 17 consiglieri di maggioranza per tentare in ogni modo di andare avanti e disobbedire a Beppe Grillo che ieri l’ha licenziata in diretta, via blog [Stefania Piras, Mes 11/1].
La prima cittadina — forte anche del sostegno ricevuto da Federico Pizzarotti e Ferdinando Imposimato — rilancia. Nel pomeriggio posta su Facebook un video: «Non c’è nessuna intenzione di dimettermi», dichiara. «I voti della camorra ci fanno schifo», rintuzza. E ancora: «Abbiamo chiuso la porta perché il M5S chiude la porta ai tentativi di infiltrazione» [Emiliano Buzzi, Cds 11/1].
A stretto giro di posta, i Cinque Stelle decidono di controbattere alla loro sindaca, chiedendone pubblicamente le dimissioni. Sul blog viene pubblicato un post a firma del Movimento: «Noi siamo il M5s e l’esempio vale più di qualsiasi poltrona. Noi dobbiamo garantire il M5s tutto e per questa ragione chiediamo con fermezza a Rosa Capuozzo di dimettersi e far tornare ad elezioni Quarto». Il sindaco ha fatto sapere che «valuterò la richiesta di dimissioni, al momento non ho ancora deciso. No, non ho sentito Grillo» [Dario Del Porto e Conchita Sannino, Rep 11/1].
Anche Roberto Saviano ha chiesto le dimissioni della Capuozzo, che ieri ha risposto così: «Lo stimo, è un esperto, ma la sua dichiarazione è frutto della lettura dei fatti descritti dai media, mi avrebbe fatto piacere una sua telefonata per poter chiarire» [Dario Del Porto e Conchita Sannino, Rep 11/1].
Fulvio Bufi ricorda che «dove è ora ci è arrivata per una serie di circostanze favorevoli, prendendo anche i voti di molti elettori del Pd, che combinò un pasticcio con l’autenticazione delle liste e finì estromesso dalla competizione elettorale. E lei, di professione avvocato, si è trovata a governare un paese dove il precedente consiglio comunale fu sciolto per infiltrazioni mafiose, e dove in passato successe che un candidato arrestato per questioni di camorra, continuò a fare campagna elettorale distribuendo mozzarelle in cambio di voti e alla fine ottenne preferenze a sufficienza per entrare in consiglio, se non avesse avuto l’impedimento del carcere» [Fulvio Bufi, Cds 11/1].
Da sindaco Rosa Capuozzo ha fatto soprattutto due cose: ha restituito alla città la proprietà del campo di calcio, e ha avviato l’appalto per l’affidamento della gestione del servizio fognario, che a Quarto è un servizio fondamentale, perché le fogne in gran parte si debbono realizzare, mentre oggi molte case, frutto di abusivismo edilizio, vanno avanti ancora con i pozzi neri.
Ancora Bufi: «Due provvedimenti di cui Capuozzo va fiera. Però lo stadio prima che arrivasse lei era gestito da una squadra che si chiamava Nuovo Quarto per la legalità, che aveva come presidente onorario il pm Antonello Ardituro (oggi al Csm) ed era un simbolo dell’anticamorra. Perso il campo, la squadra si è sciolta, non esiste più. E l’appalto per le fogne è andato a un consorzio capeggiato da una ditta colpita da interdittiva antimafia, ed è dovuto intervenire il prefetto a commissariarlo» [Fulvio Bufi, Cds 11/1].
Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio qualche settimana fa in un’intervista era stato lapidario: «Non sono a favore della presunzione d’innocenza per i politici». E sebbene Capuozzo non sia indagata, Di Maio ha deciso che fosse meglio un passo indietro in vista delle prossime amministrative [Stefania Piras, Mes 11/1].
Ieri Luigi Di Maio ha fatto intuire quello che sarà il mantra dei prossimi giorni: i Cinque Stelle si preparano a replicare all’affondo mediatico del Pd. «Il Movimento è a prova di bomba. In 5 anni abbiamo avuto un solo tentativo di infiltrazione e tra l’altro fallito. Il Pd ha inanellato in un solo anno 83 indagati», sbotta Di Maio. Che poi prende di mira direttamente il premier: «Mi fa piacere che il Pd abbia abbandonato il suo finto garantismo. Renzi e la Picierno, che protestava a Quarto, ora chiedano le dimissioni dei sindaci Pd indagati» [Emiliano Buzzi, Cds 11/1].
Ilvo Diamanti fa notare che, nonostante tutto, «le polemiche, interne ed esterne non sembrano aver danneggiato il M5s. Fino ad oggi. Almeno, sul piano dei consensi. I sondaggi, condotti negli ultimi giorni (e per questo da valutare con molta prudenza, visto che si tratta di un periodo festivo), segnalano la tenuta del M5s. Non lontano dal Pd. Penalizzato dagli scandali bancari. Gli stessi sondaggi, peraltro, suggeriscono che, in caso di ballottaggio, come previsto dalla nuova legge elettorale, la competizione sarebbe incerta» [Ilvo Diamanti, Rep 11/1].
Spiega ancora Diamanti: «È la fine dell’equivoco del “non-partito”, portabandiera dell’antipolitica. Perché, in realtà, il M5s era ed è un partito. Come tutti i soggetti politici che partecipano alle elezioni, con i propri candidati. Ed entrano, dunque, in Parlamento […]. La stessa “politica dell’anti-politica”: è un argomento utilizzato da tutti gli attori politici. Ormai da anni. Con effetti diversi. Il M5s, sicuramente, con risultati migliori degli altri. Perché è più credibile. Mentre, gli altri partiti – storicamente consolidati – si sono deteriorati. Non solo dal punto di vista dei comportamenti, ma sul piano organizzativo. Hanno, cioè, perduto i tradizionali rapporti con la società, con il territorio. Il M5s, invece, è presente sul “terreno” immateriale della rete. Ma, ormai, anche su quello “materiale”. Visto che, sul piano elettorale, è distribuito in modo omogeneo in tutto il Paese. Mentre, in ambito locale, dispone di numerosi amministratori. Gli altri partiti sono “partiti” liquefatti, più che liquidi. Nella società e sul territorio» [Ilvo Diamanti, Rep 11/1].