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 2016  gennaio 11 Lunedì calendario

Contrabbandieri e contraffazioni: il lato oscuro dei farmaci

Stesso farmaco, prezzo diverso. Fino a un costo cinque volte superiore. Accade in Italia, dove curarsi può diventare un lusso. Ma quella per le medicine non è certo una spesa voluttuaria. Chi ha problemi di salute non può far finta di niente. Al limite, in tempi di crisi, si può tentare di risparmiare. Ed è proprio ciò che sempre più connazionali sono costretti a fare rivolgendosi ai «contrabbandieri del farmaco». Una fitta rete di «mediatori» che si muove in una zona grigia – malata, verrebbe da dire – dove la linea di demarcazione tra lecito e illecito è piuttosto labile. Gli «spalloni sanitari» partono da varie zone d’Italia: destinazione Francia, dove il risparmio è garantito. Quella che segue è la cronaca di un raid Napoli-Nizza, a caccia di medicine in saldo.
Ciro ci mostra la «lista della spesa». Lui lo chiama, scherzosamente, il «menu della salute», con tanto di doppio prezziario: quello francese e quello italiano. Ad esempio l’Aspirina costa 8 euro in Francia, il doppio in Italia; il Voltaren 5 euro là e 10 qua; l’Efferalgan 4 euro Oltralpe e 8 da noi. Ma l’elenco è lunghissimo. Con un risparmio che, per ogni tipologia di farmaco, oscilla tra l’8 e il 70%. A volte come per i medicinali di fascia C (cioè quelli ritenuti non essenziali e quindi totalmente a carico del cittadino) la differenza può essere di pochi euro ma sui salvavita si arriva a centinaia di euro.
Il furgoncino di Ciro, detto «’o farmacista», parte ogni 15-20 giorni («ma non c’è una regola, dipende dalle ordinazioni») davanti alla stazione Centrale di Napoli: «Con un piccolo supplemento posso ospitare anche 4-5 persone, che, più che ai medicinali, sono interessati a fare una gita a Nizza». E che c’entra Nizza? «In Francia, da anni ho il mio gancio che mi procura, da un farmacista di fiducia, tutte le medicine di cui ho bisogno». Ciro, ci spiega di «lavorare per molti privati, ma anche per Asl e farmacisti». Scusi Ciro, ma perché Asl e farmacisti dovrebbero rivolgersi a lei per procurarsi quelle medicine che per loro sono pane quotidiano? «Perché io questo pane quotidiano riesco a procurarmelo a prezzi di favore, consentendo così a qualcuno di farci un piccolo ricarico».
LA LISTA DELLA SPESA
Vuol dire che ci sono Asl e farmacisti che fanno la cresta sulle medicine che lei gli propone a prezzi – diciamo così – calmierati? «Dotto’, io non dico niente... So solo che spesso scarico davanti a depositi dove c’è un via vai di camici bianchi. Faccia lei le dovute deduzioni». Se fosse vero, lei sarebbe complice di una truffa. «Io so che devo far campare la mia famiglia e che in questo giro ci guadagno non più di 300-400 euro a viaggio. Una sfacchinata, tra andata e ritorno, di circa 30 ore di viaggio. Non mi sento un truffatore. Non speculerei mai sulla salute della gente. Quello che fanno gli altri con i pacchi di medicine che gli porto, non lo so».
Ma che ci sia puzza di affari sporchi, ce lo conferma Sandro, 47 anni, assicuratore, «referente sanitario» per un gruppo di acquisto che «serve» il lombardo-veneto. Lo abbiamo conosciuto inserendo il nostro nome in un «gruppo di acquisto» che ha fatto da apripista al fenomeno dei frontalieri delle medicine che periodicamente partono dalle principali città del Nord (ma, come abbiamo scoperto ora, anche del Sud) per rifornirsi di pillole, fiale e sciroppi nelle più convenienti farmacie francesi. Nulla di illegale, per carità; anche se l’idea che in questo shopping ci sia qualcosa di sospetto rimane una sensazione difficile da cancellare. Soprattutto alla luce del discorso di Ciro «’o farmacista» che tuttavia, alla nostra richiesta di accompagnarlo Oltralpe per il solito rifornimento, non ha nulla da eccepire.
Tra andata e ritorno ci attende un lungo viaggio. Destinazione: Nizza. Ore di autostrada durante le quali lo spallone ci spiega per filo e per segno i segreti di un mercato parallelo nato (in teoria) per combattere il caro-medicine che affligge il nostro Paese, ma che (in pratica) alimenta un business illegale.
Sul cruscotto un dettagliato elenco delle confezioni che dovremo caricare da un amico farmacista in Costa Azzurra. Alcuni nomi scritti sulla lista sono conosciuti da tutti (Tavor, Tachipirina, Aspirina), altri risultano decisamente più oscuri (Zoladex, Topamax, Selectin, Xanax). «Il Tavor – sottolineano i “frontalieri delle pillole” – ad esempio, è venduto in Italia al triplo che in Francia solo perché nel nostro Paese ha un nome diverso. Grosso risparmio pure per un altro psicofarmaco, lo Xanax, che da noi costa 15 euro e in Francia 8. Ma i casi analoghi sono tantissimi: dai grandi omeopatici (che in Italia costano 5 volte di più che in Francia) alla Tachipirina che da noi costa 4 volte di più dell’equivalente francese, il Diliprane».
IL GANCIO NIZZARDO
Ma vale la pena arrivare fin in Francia per risparmiare sulle aspirine? «Beh, non arriviamo fin qui per comprare solo una scatola di aspirina – è la risposta che accomuna Ciro ’o farmacista a Sandro l’assicuratore -. Solitamente si parte quando le ordinazioni arrivano almeno a quota 1.000 contemplando anche farmaci costosi come i famosi antitumorali da 800 euro a scatola in Italia (che diventano la metà in Francia) o di un anti-epilettico che in Italia costa 500 euro e in Francia poco più di 100. Va poi considerato che oltre confine per grossi quantitativi di farmaci il prezzo scende ulteriormente, diventando ancora più concorrenziale rispetto alle nostre farmacie». Scusate, ma voi vi prendete tutto questo fastidio senza guadagnarci nulla? Su questo le storie di Sandro e Ciro sono diverse: «Per anni ho fatto il volontario per un’associazione che si occupava di raccogliere le ordinazioni tra anziani e malati gravi e poi – una volta acquistate le medicine – le redistribuiva a prezzi calmierati. Poi ho notato che anche questi prezzi cominciavano a lievitare senza una giustificazione apparente, e così ho deciso di mettermi in proprio». Senza guadagnarci nulla? «Ho un fratello che è malato di cancro, non potrei mai speculare su un simile commercio». Ciro ’o farmacista è invece più pragmatico: «Dotto’, non si fa mai niente per niente...».
Siamo intanto arrivati alla periferia di Nizza: il farmacista avvisato in precedenza da una telefonata, ci attende sulla porta con già gli scatoloni pronti. Alcuni di questi sono pieni anche di pannolini e latte in polvere: sono articoli molto richiesti, il risparmio sfiora il 60%. In pochi minuti carichiamo tutto, paghiamo e – dopo un panino al bar – iniziamo il viaggio di ritorno.
IL BUSINESS
Resta la domanda-chiave: ma perché nel nostro Paese le medicine arrivano a costare più del doppio che altrove? «Il discorso è semplice – è la tesi di Sandro -: le aziende farmaceutiche tengono in pugno medici e farmacisti e possono contare su forti appoggi politici. Gli scandali che a volte scoppiano sono solo la punta dell’iceberg, quella che rimane sommersa e impunita è molto maggiore. Un meccanismo perverso che causa al cittadino costi enormi, con buona pace del Servizio sanitario nazionale». A pensarla allo stesso modo sono pure le associazioni dei consumatori che, recentemente, hanno sottoscritto un documento in cui si denuncia la «mostruosità di un business che, grazie alla mancanza di concorrenza, consente in Italia di aumentare il prezzo delle medicine come se si trattasse di un prodotto voluttuario, dimenticando che in questo modo si specula sul dramma di chi soffre». Laconica la replica delle aziende farmaceutiche e dell’Aifa (l’Agenzia italiana del farmaco, ovvero l’ente che regola i prezzi dopo intese con governo, Regioni e aziende) alla documentata ricerca sul mercato dei farmaci curata dalla professoressa Cinzia Colombo dell’Istituto Mario Negri. L’Aifa precisa: «I farmaci di fascia C sono totalmente a carico del cittadino, in quanto ritenuti né essenziali né da utilizzare per malattie croniche. Infatti, essendo presenti sul mercato farmaci equivalenti ad un prezzo inferiore, il cittadino è tenuto a pagare il differenziale. Inoltre non è nostra competenza regolamentare o disciplinare i prezzi di tali farmaci che seguono logiche di mercato proprie in ciascun Paese europeo».
Due colossi del settore (Novartis e Bristol-Myers Squibb) liquidano la questione con la seguente motivazione: «La colpa? È del mercato. Per i medicinali di classe C nella determinazione di un prezzo concorrono diversi fattori e variabili, tipo distribuzione e margini imposti da grossisti e farmacie. In Italia il prezzo al pubblico dei farmaci non soggetti a prescrizione medica è stabilito liberamente da ciascun titolare di farmacia». E allora? E allora non resta che «il turismo farmaceutico». Turismo, si fa per dire.

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Il giro di affari che gravita attorno alle medicine contraffatte supera quello degli stupefacenti. Garantendo guadagni cash che raggiungono i 200 miliardi di euro l’anno.
Benvenuti nel mondo del falso «bugiardino» (così si chiama il foglietto con posologia e istruzioni contenuto nelle scatole di medicine, ndr). Le illegalità, su questo fronte, si consumano soprattutto nella «farmacia» globalizzata di internet. Scaffali virtuali incontrollati e incontrollabili che avvelenano ogni giorno l’esistenza di migliaia di persone; alcune stime arrivano ad indicare in un milione i morti provocati ogni anno dall’utilizzo di farmaci falsi.
«Il traffico illegale di farmaci contraffatti vale oggi più del traffico illegale di cocaina – sottolinea il generale dei Nas, Cosimo Piccinno, nel più recente rapporto sulla materia -. Negli ultimi due anni c’è stato un aumento esponenziale sia di traffici di farmaci online sia di furti di medicinali molto costosi negli ospedali». I più «redditizi» sono i farmaci antitumorali: «Un chilogrammo di farmaci antitumorali monoclonali, ad esempio – ha affermato il generale dei Nas – può costare fino a 200 milioni di euro nel mercato legale; lo stesso quantitativo venduto illegalmente garantisce un guadagno cash pari almeno alla metà di tale importo».
L’interesse criminale verso questo settore è dunque crescente: un euro investito in cocaina, ha sottolineato Piccinno, ne rende infatti 16; al contrario, 60 euro impiegati in principi attivi ne rendono almeno 150mila. Pertanto, la stima è che nella filiera dei farmaci contraffatti il rapporto di investimento sia pari a un euro a 2.500. Tanto che il prodotto più contraffatto su scala mondiale è proprio un antibiotico. Il fenomeno può rivelarsi particolarmente pericoloso per gli anziani che, in vari casi, dalla rete ricercano soprattutto medicinali quali il Viagra, allettati, probabilmente, anche dal prezzo: in farmacia questo farmaco costa infatti circa 15 euro, contro gli 0,60 centesimi sul web. Piccinno mette in guardia dai pericoli per la salute: «Utilizzando questo tipo di farmaco «fai-da-te», il rischio di infarto e patologie cardiache è elevatissimo».
Va precisato che in Italia i medicinali contraffatti rappresentano solo lo 0,1% contro il 7% a livello mondiale, ma anche da noi risultano in aumento. Quanto all’importazione illecita di principi attivi, dal 2012 i Nas hanno sequestrato 7,5 tonnellate di materie prime farmacologicamente attive, provenienti principalmente dall’Asia (Taiwan, India, Cina, Giappone) e dal Messico. I farmaci contraffatti sequestrati nei siti online nello stesso periodo sono pari invece a 3,75 milioni. Un’azione forte, quella dei Nas, per il contrasto a questa nuova forma di business illegale che non basta, però, a bloccare l’offerta e, dunque, i consumi: digitando su Google le parole «comprare Viagra», infatti, i risultati che comparivano nel 2011 erano pari a poco più di 29 milioni, contro i 136 milioni dell’ottobre 2012.