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 2016  gennaio 11 Lunedì calendario

Più di 500 denunce per le aggressioni di massa a Colonia • Sean Penn lo scorso ottobre aveva intervistato El Chapo • Beppe Grillo chiede le dimissioni del sindaco Rosa Capuozzo • Esplode un poligono a Portomaggiore • Cosa resterà dell’uomo sulla Terra

 

Colonia Sono almeno 516 le denunce per reati commessi durante la notte di San Silvestro a Colonia, ma il numero continua a salire. E il 40 per cento dei casi è legato ad aggressioni sessuali, compresi due casi di stupro, comunica la polizia. Venti le persone identificate. Il sospetto che l’azione sia stata preordinata e coordinata viene confermato dalle parole di Heiko Maas, ministro della Giustizia, che si è detto «convinto che quando una tale orda si raduna per infrangere la legge, questo appare in un modo o nell’altro pianificato ». Sospetto che accomuna anche le denunce di Amburgo (arrivate a 133), quelle di Francoforte e Bielefeld. In quest’ultima città un gruppo di immigrati ha tentato di entrare abusivamente in una discoteca, minacciando le ragazze. Da informazioni raccolte dal Corriere, risulta che gruppi di migranti provenienti da Siria, Algeria e Marocco si fossero dati appuntamento tramite i social network per passare il Capodanno nella piazza tra la stazione centrale e il duomo: oltre un migliaio le persone che si sono radunate quella notte (Tebano, Cds).

El Chapo 1 Il 2 ottobre scorso Sean Penn, con la mediazione dell’attrice di telenovelas Kate Del Castillo, è riuscito a intervistare Joaquin Guzman, alias El Chapo, quando era ancora super latitante. Il boss del narcotraffico ha concesso l’intervista, uscita ieri sulla rivista Rolling Stone, perché sognava un film sulla sua vita. Il 2 ottobre gli attori e uomini del trafficante volano con un jet charter in un luogo non precisato del Messico, li aspettano dei Suv, uno guidato da Alfredo Guzman, il figlio del capo. Sosta in un hotel, lasciano cellulari e computer, quindi il nuovo trasferimento. Prima a bordo di un aereo protetto — dicono — da sistemi elettronici, informatori e diversivi, compreso il cambio all’ultimo istante della zona d’atterraggio. Infine un viaggio di 7 ore in fuoristrada per raggiungere il rifugio, pare a Tamazula, Durango. Sono le 21. El Chapo li accoglie, mangiano carne alla brace, riso, fagioli, tacos. Bevono Tequila e parlano per 7 ore. Attorno una trentina di sicari, un centinaio nel perimetro esterno. El Chapo afferma: non sono un violento, non ho mai iniziato per primo, non tocco la droga da 20 anni, non sogno, non finirà mai. Il trafficante — e Penn è d’accordo — rigetta la colpa sulla domanda di stupefacenti che arriva dal mercato americano. Se potesse, aggiunge, si dedicherebbe al petrolio, ma i suoi soldi sono sporchi e non può investire. Poi El Chapo è costretto a partire, ma promette un nuovo incontro. Tre mesi dopo è catturato a El Mochis, trapela la vicenda del film, le autorità aprono inchiesta su Penn e Kate, vogliono interrogarli. La Casa Bianca, «infuriata» per l’apologia del crimine, allude a «interrogativi» da spiegare. I moralisti se la prendono con la star e Rolling Stone, accusandoli di aver violato regole morali (Olimpio, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]

El Chapo 2 I miei ricordi vanno dai sei anni in su. La mia era una famiglia molto umile, e molto povera. Mia madre faceva il pane in casa, per mandarci avanti, e io lo vendevo. Vendevo anche arance, bibite e dolci. Mia madre era una gran lavoratrice. Coltivavamo mais e fagioli. Io badavo al bestiame di mia nonna e tagliavo la legna. Tutto è cominciato quando avevo quindici anni. Io vengo dalla municipalità di Badiraguato, e sono cresciuto in un paesino chiamato «La Tuna»: in quell’area, allora come oggi, non ci sono opportunità di lavoro. L’unico modo per procurarsi denaro per comprare da mangiare e sopravvivere è coltivare papavero, marijuana, e io ho cominciato a farlo proprio a quell’età. Coltivavo e vendevo. Ecco tutto. La prima volta che ho lasciato «La Tuna» avevo diciotto anni. Sono andato a Culiacán, e poi a Guadalajara, ma sono sempre tornato al mio paese — e continuo a farlo anche adesso, perché mia madre, grazie a Dio, è ancora viva, e sta sempre lì. [...]Sì, è vero che la droga distrugge. Purtroppo, dove sono cresciuto io non c’era — e non c’è tuttora — altra strada per sopravvivere. Non sono io la causa del narcotraffico. Quando io non ci sarò più il consumo di droga non diminuirà minimamente» (El Chapo a Sean Penn nell’intervista per la rivista «Rolling Stone»).

Quarto Beppe Grillo, dal suo blog, ha chiesto le dimissioni della sindaca pentastellata di Quarto Rosa Capuozzo. Lei ha replicato che rifletterà sul passo a compiersi. Le quasi scontate prossime dimissioni del primo cittadino non risolvono comunque la vicenda giudiziaria che vede coinvolto un consigliere comunale, il primo degli eletti grillini con quasi mille preferenze, Giovanni De Robbio, accusato di tentata estorsione nei confronti del sindaco Rosa Capuozzo, e di voto di scambio con una famiglia di imprenditori legati al clan Polverino, i Cesarano. Il sindaco, che pure è vittima della tentata estorsione del consigliere De Robbio - espulso solo una settimana prima che vi fossero le perquisizioni del pm John Henry Woodcock - è sul banco degli imputati per una omessa denuncia e soprattutto per un abuso edilizio che la rende poco credibile - e con lei i Cinque Stelle - a guidare una battaglia politica contro l’abusivismo. De Robbio ricattava Rosa Capuozzo per via dell’abuso edilizio della propria casa. Voleva la nomina a presidente del Consiglio comunale. È vero che il sindaco non si è piegata alla richiesta, però nel suo interrogatorio agli atti della inchiesta emerge con chiarezza la consapevolezza di essere ricattata. Ma lei non denuncia, non si muove, non chiede di cacciare il consigliere comunale fino a quando la situazione non precipita (Ruotolo, Sta).

Poligono Esploso ieri a Portomaggiore, Ferrara, un poligono di tiro. Erano in nove all’interno, tre sono ancora lì. I carabinieri e i Vigili del fuoco, che non riescono ancora a entrare, li definiscono dispersi, ma hanno pochi dubbi sul fatto che sono rimasti in trappola e carbonizzati. Cinque i feriti, tra cui due soccorritori. Ipotesi: un corto circuito o una saturazione di gas prodotto dalle stesse armi (Bruno, Cds).

Terra Se dopo la scomparsa dell’umanità qualcuno si ripresentasse sulla Terra, fra le tracce del nostro passaggio troverebbe cemento, plastica, manufatti di alluminio e residui delle esplosioni atomiche. Lo dicono gli scienziati inglesi dell’università di Leicester e del British Geological Survey. Lo strato dell’uomo, scrivono i ricercatori, «contiene materiali che non erano mai esistiti sulla Terra», ribattezzati tecnofossili. Il cemento, ad esempio, prodotto dai tempi dei romani, oggi ricopre la superficie del pianeta con 50 miliardi di tonnellate, metà delle quali prodotte negli ultimi vent’anni. Per un ipotetico geologo del futuro non sarebbe difficile trovare nemmeno le tracce dei 300 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno (più o meno l’equivalente del peso dei 7,5 miliardi di viventi), dei 500 milioni di tonnellate di alluminio creati a partire dal 1950 o dei 57 miliardi di tonnellate di minerali estratte dal sottosuolo ogni anno (Dusi, Rep).

(a cura di Roberta Mercuri)