la Repubblica, 11 gennaio 2016
Lorenzo Pasciuti, l’uomo che ha segnato in tutte le categorie con la stessa maglia, quella del Carpi, ma che, per iniziare a giocare, dovette comprarsi
Lorenzo Pasciuti, detto “il sindaco” o “Bebeto” («Da ragazzo comprai una maglia del Brasile numero 7, non la toglievo mai»), ha piantato la bandierina sulla luna: con il gol all’Udinese, il centrocampista del Carpi è il primo ad aver segnato con la stessa maglia dalla D alla A (Rubino col Novara partì dalla C2).Pasciuti, dopo il primo gol in A ha dormito?
«Sì, anche se il telefono squilla da due giorni. Mia moglie Nicole e mia nonna piangevano a casa, quand’hanno visto in tv che ho segnato io…».
Scelga un gol per ogni categoria.
«Il primo in D col Carpi fu un destro al volo all’incrocio, bellissimo, col Castelfranco. Il primo in C2 a Celano, in contropiede. In C1 segno col Viareggio: arrivo di piatto e la metto sul secondo palo. In B a Palermo fu clamoroso: entro nel finale e faccio il 2-1 con un destro a giro. E poi quello all’Udinese, il primo di testa con questa maglia. Era destino».
Lei è di Castelnuovo Magra, Lunigiana.
«La mia famiglia è di Carrara, io mi sento carrarino. Mio padre Guido è marmista in pensione, mia madre Antonella è allenatrice, ex difensore, è arrivata in B. Giocava anche quando aspettava me».
La sua carriera sembra una tournée.
«A 15 anni vado alla Massese, a 17 esordisco in C1. Poi l’AlbinoLeffe Primavera e un prestito a Biella, in D: vinco il campionato, segno 9 gol. Ma la Biellese sparisce e la Massese precipita in Eccellenza. Vado in ritiro con la Cremonese, nessuno vuole spendere 26mila euro per il mio cartellino. Me lo compro io, allora. Mi aiuta mio suocero, poliziotto, con i risparmi. Divento proprietario di me stesso e firmo per il Pisa, in D, a 1500 euro al mese, non sono pochi, è più dello stipendio di un operaio. Ma cambia l’allenatore, Cuoghi per Indiani, e io non ho più spazio. A dicembre 2009 rescindo e vado al Carpi, quintultimo in D. Mi convince Giuntoli. Risaliamo al secondo posto e ci ripescano in C2 dopo i play-off. Ogni anno sento dire: “Pasciuti non è bravo abbastanza per la nuova categoria”. E io ogni volta dimostro di poterci stare, un gradino più su. Da quando è nato mio figlio Raul, tre anni e mezzo fa, è un periodo di grazia. Il record non me lo toglie nessuno, visto che la C2 non esiste più. Ma la storia possiamo farla solo con la salvezza del Carpi in A, adesso».
Mercoledì c’è anche la Coppa Italia col Milan.
«Un sogno, la maggior parte di noi non ha mai visto San Siro. Ma in campionato li abbiamo fermati. E io poi sono milanista, anche se il mio idolo è Montella. Da piccolo facevo l’aeroplanino a ogni gol».
Che tipo è lei fuori dal campo?
«Riservato. Non sono sui social, ho un paio di tatuaggi, il nome di mio figlio e la A del Carpi. Mi sono comprato una “Classe C” solo perché ho un cane e mi serviva un’auto spaziosa».
Adesso dica una cosa cattiva su Castori.
«Impossibile, è come un papà. Ogni tanto fa il matto prima delle partite, per caricarci. Funziona, no?».