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 2016  gennaio 11 Lunedì calendario

Sean Penn ha intervistato El Chapo tra un bicchiere di vino e una bistecca. Ecco com’è andata

«Purtroppo dove sono nato non c’erano molte opportunità di lavoro. Non c’era e non c’è altro modo di sopravvivere che dedicarsi al narcotraffico», si autocommisera El Chapo nell’intervista che ha concesso all’attore Sean Penn pubblicata sabato dalla rivista Rolling Stones.
Un articolo nel quale Penn ricostruisce in una sterminata introduzione tutti i passaggi che lo hanno portato, il 2 ottobre dell’anno scorso, a incontrare il capo del Cartello di Sinaloa in una radura non identificata tra le montagne della Sierra Madre messicana. Nel corso del viaggio per raggiungere il luogo dell’incontro – circa nove ore, prima in aereo da Los Angeles, poi su un fuoristrada, un altro aereo e infine un camion – Sean Penn era convinto che l’antidroga Usa (Dea) e le autorità messicane li stessero seguendo anche se i luogotenenti del Chapo lo escludono e nella preparazione dell’incontro aveva usato molte precauzioni. «Potevo usare un cellulare solo una volta e poi dovevo bruciarlo. Indirizzi email anonimi e messaggi criptati», scrive l’attore.
Joaquín Guzmán Loera accolse la star americana in camicia di seta blu e blue jeans neri attillatissimi per una cena a base di vino e bistecche che, fra chiacchiere e risate, andò avanti per tutta la notte fino all’alba. Grande sponsor dell’incontro con il boss narcos del Cartello di Sinaloa, allora latitante e arrestato di nuovo venerdì scorso, è stata un’attrice di telenovela messicana, Kate del Castillo, che aveva da alcuni anni una relazione di amicizia, soprattutto epistolare, con Shorty, el Chapo appunto o il “piccoletto”, come lo chiama Penn nel suo articolo. Motivo dell’incontro l’intervista anche se Penn lascia intendere che secondo lui Guzmán aveva intenzione di produrre un film sulla sua vita di genio del crimine organizzato. «Quando faccio il giornalista non mi faccio pagare», risponde Sean Penn alla domanda del Chapo curioso di sapere quanto avrebbero pagato l’intervista che gli stava concedendo. E il boss si stranisce: «Non bisogna mai lavorare gratis», dice. Poi si vanta di avere «una flotta di sottomarini, aerei, camion e barche» e di essere l’uomo che rifornisce il mercato della droga di più «eroina, metanfetamine, cocaina e marijuana di chiunque altro al mondo», aggiungendo che i suoi affari continuarono indisturbati anche quando era in carcere: «Nulla è diminuito, nulla è aumentato», dice Guzmán.
Nel corso dell’incontro, durato circa sette ore, Sean Penn non ha usato il registrato, né preso appunti – dice di aver dimentica- to il block notes – e molti particolari sono andati persi nella memoria. Ad un certo punto viene citato anche Donald Trump. Penn chiede a Guzman se è vero che ha offerto una taglia di 100 milioni di dollari sulla testa del magnate in corsa per la nomination presidenziale. «Vivo o morto», perché ha detto di voler cacciare tutti i messicani immigrati. Penn racconta che Guznam sorride e esclama soltanto: «Ah, sì. Mi amigo». Penn non parla una parola di spagnolo e tutta la conversazione nella cena va avanti grazie a Kate del Castillo. L’attrice, famosissima in Messico aver interpretato il ruolo di una donna che guida un cartello narcos nella telenovela La reina del Sur, venne cercata nel 2012 da emissari del Chapo, affascinato dalla sua bellezza, dopo che lei lo aveva citato in un messaggio su Twitter.
Durante la nottata, secondo il racconto di Penn, le principali curiosità di El Chapo furono indagare sull’amicizia tra Sean Penn e il defunto leader venezuelano Hugo Chávez e conoscere il funzionamento del mondo cinematografico. Guzmán gli rivela anche che vorrebbe investire i suoi soldi nel settore dell’energia, magari il petrolio, ma che la loro provenienza illecita limita le sue opportunità d’investimento. Gli cita, ma chiede che non lo scriva, una serie di grandi aziende sia messicane che internazionali che riciclano il denaro dei narcos. Parlano di grandi film come Scarface, scritto da Oliver Stone e diretto da Brian De Palma. All’alba si salutano con la promessa di incontrarsi di nuovo otto giorni dopo per registrare l’intervista. Ma il secondo incontro non ci sarà mai. Gli emissari di El Chapo consegneranno a Sean Penn solo un breve video e delle risposte scritte.
Ti consideri una persona violenta? (chiede Penn) «No, signore» Sei incline alla violenza o è l’ultima risorsa?
«Senti, io non faccio altro che difendermi. Non comincio mai per primo».
Quali sono le prospettive per il tuo business. Pensi che sparirà?
«No, non finirà perché con il passare del tempo ci sono sempre più persone e questo non avrà mai fine».
Hai visto com’è finito Pablo Escobar, come vedi la tua fine in questo business?
«So che un giorno morirò. Spero che sia per cause naturali».
Il governo americano crede che il governo messicano non voglia arrestati, credono che ti uccideranno. Cosa ne pensi?
«No, penso che se mi trovano semplicemente mi arresteranno».