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 2016  gennaio 11 Lunedì calendario

La corsa dell’Italia per due seggi nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. Si cercano voti in Africa

Se esiste un campionato mondiale della politica estera, è quello che l’Italia si giocherà da qui alla metà di giugno, quando si confronterà con Olanda e Svezia nelle elezioni per i due seggi non permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu assegnati al Gruppo occidentale. Non è solo una questione di orgoglio nazionale, ma di sostanza politica, visto che nei prossimi due anni il Consiglio concentrerà la sua attività su questioni che toccano direttamente il nostro interesse nazionale, come Libia, migrazioni, Siria, Isis, stabilità nell’area mediorientale e mediterranea. La campagna di Roma procede bene, ma non siamo ancora arrivati sulla soglia dei 127/128 voti in Assemblea Generale che garantiscono l’elezione, e la sfida ora si concentrerà soprattutto sull’Africa e sugli stati insulari.
I concorrenti

La forza di Svezia e Olanda sta nel tradizionale impegno nel settore dei diritti umani, visto però in qualche occasione come troppo intrusivo, e negli aiuti allo sviluppo, che superano l’1% del Pil. In termini di valore assoluto però l’Italia è avanti, con oltre 4 miliardi di euro donati. Stoccolma ha avuto qualche ripensamento nei mesi scorsi, ma poi ha deciso di non ritirare la candidatura. L’Aia punta anche sul suo passato coloniale, che può aiutarla con i Paesi caraibici, ma potrebbe anche diventare un’arma a doppio taglio.
I punti di forza
Sul piano politico, i punti di forza di Roma sono soprattutto due. Primo, sono le questioni di sicurezza più pressanti del momento, dalla Libia alla Siria, passando per le migrazioni, che il presidente Obama metterà al centro dell’Assemblea Generale del prossimo settembre organizzando un vertice globale su questa emergenza. «Uno dei motivi principali generalizzati di consenso per l’Italia – spiega il sottosegretario agli Esteri Mario Giro – è proprio la politica di accoglienza che abbiamo condotto per anni nel Mediterraneo». Lo stesso vice segretario generale Jan Eliasson, svedese, ha detto che la Marina di Roma meriterebbe il Nobel per la pace per i soccorsi offerti in mare. Se la mediazione dell’inviato dell’Onu Kobler farà nascere il governo di unità nazionale a Tripoli, nel prossimo futuro ci potremmo ritrovare alla guida della missione di pace già in corso in Libano, e di quella in Libia. Siamo il primo contribuente occidentale alle operazioni di peacekeeping, e questo ha un peso quando si parla di Consiglio di Sicurezza. Il secondo punto è l’equilibro geografico della rappresentanza, che lo Statuto dell’Onu richiede col suo articolo 23: due Paesi nordici non lo garantirebbero. Un successo, poi, aiuterebbe anche i nostri sforzi per indirizzare la riforma del Consiglio verso criteri più democratici.
La base elettorale tradizionale dell’Italia sta nell’Europa mediterranea, a partire dalla Spagna di cui vorremmo prendere il posto; nei Paesi arabi, dall’Egitto all’Algeria; e nell’America Latina, dove abbiamo antiche amicizie con nazioni tipo Brasile, Argentina e Messico. In Asia abbiamo lavorato a lungo in sintonia con Pakistan e Corea del Sud sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, mentre è ovvia la tensione con l’India. La Ue si dividerà inevitabilmente, visto che avrà tre candidati, ma anche Paesi nordici come la Germania ci danno credito.
Una gara lunga
Siamo in buona posizione, ma non abbiamo ancora la certezza della vittoria. La partita ora si gioca soprattutto sui 54 voti dell’Africa, dove ce ne mancano ancora una decina, e su quelli dei Paesi insulari del Pacifico e dei Caraibi, che non a caso il premier Renzi ha invitato di recente a Venezia per vedere il «Mose» e dimostrare la convergenza naturale che abbiamo sui problemi generati dai cambiamenti climatici. Il capo del governo sarà a breve in Africa occidentale, Nigeria, Ghana, forse Benin, mentre Giro andrà in Guinea Equatoriale, Guinea Conakry, Sudafrica, Tanzania e Namibia. Il ministro degli Esteri Gentiloni non perde occasione per venire a New York, e non solo, a fare campagna elettorale, e sarà molto importante la visita del presidente Mattarella al Palazzo di Vetro nella prima metà di febbraio.
Le elezioni per i seggi non permanenti, che quest’anno si sovrappongono al voto per il prossimo segretario generale, sono sempre incerte fino alla fine, e quindi richiederanno uno sforzo compatto nei prossimi sei mesi di tutto il sistema Paese, istituzioni, aziende con proiezioni internazionali. Ormai gli africani, ad esempio, sollecitano aiuti per lo sviluppo più che semplice assistenza nella lotta alla fame, e in questo quadro la scoperta di giacimenti da parte dell’Eni in Egitto o Mozambico pesa molto per la stabilità e la pace. Ne va della possibilità per l’Italia di aver voce su emergenze che avvengono davanti a lei.