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 2016  gennaio 11 Lunedì calendario

La busta arancione dell’Inps è stata bloccata dal Parlamento. Un vero peccato

La busta arancione rappresenta un fiume carsico del welfare italiano. A riportarla in superficie in una domenica pomeriggio d’inizio d’anno è stato ieri il presidente dell’Inps Tito Boeri che, intervistato per Sky da Maria Latella, ha raccontato come il varo della busta fosse previsto da un emendamento alla legge di Stabilità e però per ben due volte «qualcuno in Parlamento ci ha fatto lo sgambetto di toglierci queste due righe». Le indiscrezioni dicono, ha aggiunto Boeri, che i politici «hanno fatto così perché noi abbiamo proposto di tagliare i loro vitalizi». Retroscena a parte si tratta indubbiamente di un’occasione persa, la busta arancione dovrebbe servire innanzitutto a informare gli iscritti all’Inps sulle previsioni per la loro pensione e dovrebbe quindi assolvere a un doppio ruolo: a) aumentare il grado di trasparenza nel (contraddittorio) rapporto tra Stato e cittadini; b) fornire un contributo all’educazione finanziaria dei futuri pensionati perché li mette in grado di programmare il loro futuro e di intervenire per tempo. Nei giorni seguiti al crac delle banche locali del Centro Italia più volte si è fatto riferimento, pur partendo da un altro versante, proprio al tema dell’educazione finanziaria degli italiani. Il rebus è: come mettere in grado in tempi non biblici i risparmiatori di poter valutare con discernimento il profilo di rischio dei loro, pur modesti, investimenti finanziari. L’economista Alberto Alesina sulle colonne di questo giornale è arrivato a proporre un esame per conseguire una sorta di patente finanziaria. Una proposta che evidentemente non può essere estesa all’universo degli iscritti all’Inps che hanno tutti i diritti di sapere, anche senza sottoporsi a esame, a cosa andranno incontro dopo il ritiro dal lavoro. È chiaro che la consegna della busta arancione – anche se fatta a scaglioni e cum grano salis – non è un’operazione politicamente indolore perché almeno per un segmento ben preciso, come quello dei professionisti free lance, la previsione potrebbe essere anche catastrofica. E generare vivaci reazioni. Ma via via che le tecnologie si incaricano di squadernare la nostra vita davanti a tutti e rendono tracciabile (se non indelebile) qualsiasi nostra scelta di consumo sarebbe singolare che l’unico spazio di privacy a restare inviolato, persino agli occhi dei diretti interessati, fosse proprio quello del futuro pensionistico. Non sappiamo se davvero la busta sia stata strappata da parlamentari vendicativi, come sospetta Boeri, sappiamo però che volendo è facile riparare al misfatto.