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 2016  gennaio 10 Domenica calendario

“Il Grande Dittatore” di Chaplin all’inizio doveva essere una parodia di Napoleone

«Hitler mi ha rubato i baffetti», sosteneva Chaplin fra il serio e il faceto, e in effetti la somiglianza fra il vagabondo proletario e il Führer era così clamorosa da far proibire la distribuzione di Tempi moderni in Germania già nel 1936.
Molto meno nota della vicinanza fra le due maschere è la vicenda creativa del Grande dittatore, in uscita domani nelle sale italiane (e in dvd) nell’edizione restaurata dalla Cineteca di Bologna: se Charles Chaplin è arrivato a realizzare la più celebre parodia del capo del nazismo, infatti, lo si deve a una vecchia idea su Napoleone che nel tempo ha subito una mutazione radicale, come evidenziano le ricerche condotte dalla Cineteca.
Questo non è il solo film rimasto nel cassetto: negli ultimi anni Chaplin era alle prese con The Freak, storia surreale di una donna alata. «Ma già dalle carte dei primi Anni Venti emerge che stava pensando a una commedia su Bonaparte, con Edna Purviance nel ruolo di Giuseppina», spiega Cecilia Cenciarelli, responsabile del Progetto Chaplin.
Il viaggio in Europa
L’idea resta in sospeso fino agli Anni Trenta, quando Chaplin compie un viaggio in Europa e incontra Einstein, Gandhi, Churchill. Scambia opinioni, prende coscienza delle posizioni più illuminate e al ritorno in America il film su Napoleone cambia fisionomia: «Concepì una bozza in cui Bonaparte, esiliato a Sant’Elena, viene raggiunto da un sosia e fa ritorno a Parigi in incognito, dove si rende conto degli effetti della guerra e si mette ad arringare le masse in nome della Pace, sempre senza farsi riconoscere».
Et voilà, i tempi per la metamorfosi nel Grande dittatore sono maturi, fra il personaggio doppio del despota e del barbiere ebreo, le suggestioni pacifiste e i discorsi alle masse: «Esistono varie stesure e bozze di soggetti da cui emerge la genesi del progetto – afferma Cenciarelli -. Fra il ’35 e il ’36, come si vede dalla monumentale rassegna stampa che teneva Chaplin, che contiene i giornali con caricature e vignette che accostavano Hitler a Charlot, è come se si fosse accorto improvvisamente di questa nuova possibilità. Si può dire che Il grande dittatore
è l’evoluzione del progetto su Napoleone».
Il regista comincia a lavorare al nuovo film nel 1937 e fin da subito l’opera che mette in ridicolo Adolf Hitler incontra difficoltà di ogni tipo, pur essendo stata concepita nella patria delle libertà: «In molti hanno cercato di fargli cambiare idea, un film che sbeffeggia il Führer e che si conclude con quel discorso senza precedenti dava fastidio. La United Artists si tirò indietro e Chaplin sborsò due milioni di dollari per realizzarlo. Si pensava che sarebbe stato un fallimento, che Francia e Inghilterra non lo avrebbero preso, si temevano rappresaglie nei Paesi che l’avessero proiettato».
Per decisione del regista, gli incassi nei Paesi europei vennero usati per aiutare la fuga degli ebrei dal vecchio continente.