La Stampa, 10 gennaio 2016
Uccide con l’ascia la moglie e la figlioletta di 4 anni
Amava passeggiare sulla spiaggia con la madre. Veniva dall’Est, aveva solo quattro anni, i capelli biondi e un sorriso contagioso. All’alba di ieri la piccola Katia è stata massacrata a colpi di ascia da suo padre, che aveva appena assassinato allo stesso modo la mamma e subito dopo si è inferto delle ferite che ne hanno provocato la morte alcune ore dopo, nell’ospedale di Pozzuoli.
I corpi martoriati della donna e della bimba, invece, sono stati trovati nella camera da letto della casa di Licola – nel comune di Giugliano, in un tratto particolarmente degradato del litorale a nord di Napoli – dove la famiglia di immigrati ucraini aveva trovato alloggio da un paio d’anni.
Un orrore che ha impressionato persino chi è abituato al sangue e alle brutture della criminalità: la madre (Marina, 30 anni) era sul letto, la bimba a terra, di fianco, entrambe straziate dai tanti colpi inferti sui loro corpi dall’uomo (Volodymir Havrylyuk, 44 anni), in un lago di sangue. Uno scempio che non ha, e forse non avrà mai, una vera risposta.
«Deve essere impazzito all’improvviso – dice un vicino ancora sconvolto – perché fino a ieri era una persona tranquilla, gentile e sorridente, così come la moglie e la piccola, tutti sempre normali e sereni. Lui lavorava in un vivaio qui vicino, era contento».
E a dare l’allarme è stato proprio il datore dell’uomo, che quando ha notato il ritardo e si è preoccupato per la mancata risposta alle telefonate, ieri mattina è andato a cercare il suo operaio in quella palazzina a pochi passi dalla spiaggia, un piccolo e decrepito borgo cresciuto negli anni degli abusi edilizi e dei disastri urbanistici.
Quando l’ucraino lo ha riconosciuto è riuscito a dire solo: Ho fatto un guaio». E a ripetere più volte, come in una nenia, il nome della figlia: «Katia, Katia, Katia…».
Lo stesso ha fatto poco dopo con i carabinieri, prima che l’ambulanza lo portasse in ospedale. «È inspiegabile, non li abbiamo mai sentiti litigare», dice una donna che abita a pochi metri.
Che aggiunge: «La bambina aveva un serio problema all’udito, avrebbe dovuto essere operata per recuperare la funzionalità, ma non credo che dietro questo massacro ci possa essere un problema economico. No, qualcos’altro deve averlo fatto uscire di senno. Certo ora quell’angioletto non potrà più sentire niente…» e alza gli occhi umidi verso il mare, quasi a cercare ancora una volta l’immagine di Katia che gioca con la sua mamma sulla spiaggia. Un’immagine che in pochi scorderanno.