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 2016  gennaio 09 Sabato calendario

Non era meglio essere froci?

Da anni, ormai, l’italiano medio si sveglia, va al bar, sfoglia il giornale, e al primo sorso di caffè si accorge di non stare facendo niente per le unioni civili. “Questa legge va fatta”, lo bacchettava ieri sul Corriere il cosiddetto premier Renzi, che aggiungeva: “Mi vergogno di un Paese senza una norma del genere”. Al che l’italiano, che non ricordava di essere in Parlamento, sente tutto un singulto di coscienza civile e si schiera senza tema con l’ex rottamatore.
La questione è annosa, e i passettini, come direbbe Maria Elena Boschi, sono pochi e gravosi, a conferma che si tratta di un grande passo per la civiltà, da conquistarsi una goccia di sangue per volta. Del resto, in Europa, mica siamo i soli a non aver mai regolamentato le unioni diverse dal matrimonio. Con noi ci sono la progredita Albania, la lussuriosa Bulgaria, la libertina Bielorussia, la licenziosa Moldavia, la peccaminosa Slovacchia, la scostumata Polonia, la tentacolare Romania, la superlaica Città del Vaticano. Non c’è fretta, insomma.
“Sulle unioni civili ho preso impegno con italiani. #lavoltabuona”, ci aveva avvertito @matteorenzi nel marzo 2015, e poi il 2 settembre: “La legge sulle unioni civili è una questione di civiltà. Andrà in Senato dopo la riforma della costituzione e prima del bilancio”, verso le 15:30, quando Venere sarà allineata con Mercurio. Gli fece eco Mari Boschi dal gay pride di Padova: “La #voltabuona anche per le unioni civili!”. Il sottosegretario Scalfarotto cominciò uno sciopero della fame, davanti al quale noi facemmo orecchi da mercante, forse credendo che il fatto che fosse al governo gli desse modo di incidere in qualche modo sulla questione manlevandoci dal fardello.
A saperlo prima, avremmo sconsigliato a Renzi di allearsi con Alfano, amico del Vaticano e di Cl, e di dargli potere di veto su ogni legge che non sia sul genere di quelle che era abituato a firmare quando faceva il lubrificatore degli attriti tra B. e la giustizia.
Ma per fortuna “il governo più di sinistra degli ultimi 30 anni” (copyright Renzi) appoggia il ddl della senatrice Pd Monica Cirinnà, che ad ottobre scorso ha illuminato la strada: gli individui con cromosoma XX e XY possono unirsi e avere quasi tutti gli stessi diritti delle coppie sposate, il che non vuol dire che sono uguali a quelle, dio ne scampi; quelli che hanno le stesse coppie di cromosomi, cioè lesbiche e gay, possono unirsi, ma, grazie a un emendamento del Pd, si chiameranno “formazioni sociali specifiche”, e se uno dei due ha un figlio, non è necessario affidarlo alla ruota degli esposti o a una famiglia normale, ma l’altro partner può, diciamo, adottarlo (è la stepchild adoption, roba avveniristica, da Nord Europa). Vedi quanto poco ci vuole a diventare un Paese civile? Scalfarotto, in giulebbe, consegnò a Repubblica una frase che non sfigurerebbe tra quelle di Martin Luther King: “L’unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di Realpolitik”, e riprese a mangiare.
Tutto ok, allora? No, perché, passato Natale, si sono risvegliati gli scrupoli etici dei più sensibili: Alfano minaccia una raccolta firme; Casini si premura di tenere ben distinti unioni civili e matrimonio, anche per evitare che a cena due gay invece di dire “siamo civilmente uniti” se ne escano con un imbarazzante “siamo sposati”; la Cei, in allarme, si riunisce oggi perché il “tema è caldo”, mentre si prepara un nuovo scoppiettante Family Day; e c’è persino chi, come L’Unità, chiede lumi a Rutelli, che nel 2005 sui Pacs diceva: “Basta il codice civile per risolvere i problemi delle coppie di fatto, non serve una legge specifica”.
Ieri, finalmente, Renzi e Boschi hanno indetto un temibile “vertice” a Palazzo Chigi, per far “rientrare” i 22 senatori cattolici che hanno minacciato di bocciare il ddl il 26 gennaio. Purtroppo “la soluzione non è stata individuata”, ma (oscurantisti d’Italia, tremate) a Zanda è stato affidato il mandato di “riscaldare i senatori”.
Insomma non era così facile: per uno strano meccanismo di dissonanza cognitiva questa legge, che in un Paese civile sarebbe offensiva, ci sembra il massimo del progresso, tanto che alcune associazioni GLBQT si battono per essa come fosse una legge seria.
Perciò Alfano avverte: “Attenti, c’è rischio slavina”. In effetti, è un attimo che dal riconoscimento delle unioni omosessuali si passi all’utero in affitto e da lì all’eugenetica e alla clonazione. Intende questo, Gasparri, quando dice: “Vogliamo evitare degenerazioni antropologiche”, come se lui fosse ancora in tempo. Piuttosto, vorremmo fare un appello a tutti le lesbiche e i gay d’Italia: Signore, Signori, ma davvero vi accontentate di questa roba? Davvero vi sembra onorevole farvi regolare la vita, elomosinando briciole di diritti, da gente che vi chiama “formazioni sociali specifiche” e “famiglie arcobaleno”? Ma non era meglio essere froci?