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 2016  gennaio 09 Sabato calendario

Come si comportano Renzi, il Papa e gli altri con i regali ricevuti

Coincidenze. A Palazzo Chigi è caccia ai Rolex. Quelli che l’Arabia Saudita ha donato agli italiani in visita ufficiale con Matteo Renzi a novembre, distribuiti fra risse notturne. Rolex scomparsi, riemersi, magari ritrovati, forse spariti. Chissà. In Vaticano è il momento di riciclare i regali. Quelli che papa Francesco ha ricevuto in questi ultimi mesi di pontificato: i più pregiati, una Lancia Ypsilon e proprio un Rolex. Jorge Mario Bergoglio li ha messi in palio per una lotteria che finanzia attività per senzatetto e rifugiati. A volte, le coincidenze sono beffarde. Ma il peggio, o il diavolo, è nei dettagli. Qualcuno a Palazzo Chigi ha infranto le regole. E Renzi?
Allora torniamo a Ryad, tra la sera di domenica 8 novembre e l’alba di lunedì 9, nei corridoi del palazzo di re Salman. Il premier Renzi è in viaggio con i collaboratori più stretti: portavoce, fotografo, assistente, video operatore, consigliere economico e diplomatico. E poi c’è la dirigente Ilva Sapora, capo del cerimoniale. Consumata la cena per nulla frugale, offerta dagli amici sovrani che ingrassano le aziende italiane con tanti appalti, la comitiva da Roma deve sbrigare la pratica orologi. In teoria, non dovrebbe. Perché codici etici e varie norme impediscono ai dipendenti pubblici di accettare presenti di valore superiore ai 150 euro. Le più recenti: direttive emanate da Mario Monti (febbraio 2012) e leggi ideate dal ministro Patroni Griffi (marzo 2013). Ma tant’è. Generosi con gli occidentali e pur sempre attenti al denaro, i sauditi hanno previsto due tipologie di scatolette che corrispondono a due tipologie di cronografi: massicci Rolex da almeno 20.000 euro e simpatici (aggettivo di circostanza) orologi fabbricati a Dubai, che il mercato arabo valuta tra 3.000 e 4.000 euro.
Il solito genio, un funzionario di palazzo Chigi, tenta di sostituire la sua patacca di Dubai con il famoso congegno svizzero e scatena il putiferio. I diplomatici capitanati da Armando Varricchio, l’uomo che sussurra al fiorentino Matteo sui fatti del mondo, condannano la scenata. (Ma il futuro ambasciatore di Roma negli Stati Uniti non ha svelato il destino del suo Rolex, Fatto Quotidiano di ieri). Il gruppo che scorta Renzi, guidato da un colonnello, interviene per sedare il diverbio e sequestra una porzione del bottino. Che poi va disperso. Nessun comma di nessun articolo prevede una procedura simile. Per salvare se stessa e l’ufficio di appartenenza, il 10 novembre, la Sapora firma una circolare e ricorda ai colleghi la legge: è vietato accettare regali sopra i 150 euro. Che strano, perché all’improvviso una lezione collettiva? Non fa riferimento ai Rolex, ma prova a ridurre le dimensioni del misfatto di Ryad, a lasciare un documento protocollato in eredità. Il personale di Palazzo Chigi riporta gli orologi. Così giurano. E la squadra di Renzi? E il fiorentino medesimo?
Palazzo Chigi ha già precisato che i doni “sono nella disponibilità della Presidenza del Consiglio”. Ma c’è un dono, non di certo impegnativo come un Rolex, che resta nella disponibilità di Renzi. È una bicicletta Shimano, che il premier giapponese Shinzo Abe gli ha recapitato a domicilio nel giugno 2014. Il fiorentino l’ha testata su strada durante le vacanze in Versilia. E poi a Tokyo, l’estate scorsa, ha ringraziato l’alleato: “Con la tua bici, caro primo ministro, ho già perso due chili”. Niente pignoleria. Ma un po’ di memoria.
C’è un decreto di Romano Prodi, approvato il 20 dicembre 2007, che fissa a 300 euro il limite dei “regali di cortesia” ai componenti del governo e ai coniugi. Il bottino va in beneficenza. Senza deroghe. Il provvedimento fu ispirato da Tommaso Padoa-Schioppa.
Il ministro considerava indecente il fucile ricoperto d’oro e di diamanti consegnato dagli Emirati Arabi al professor Prodi. Così per quel Natale, il governo fu sommerso dai libri di Paolo Ferrero (Immigrazione. Fa più rumore l’albero che cade che la foresta che cresce) e dai caricabatteria a energia solare di Alfonso Pecoraro Scanio. Forse la bicicletta di Abe sfora i 300 euro. Ma quanti “regali di cortesia” Renzi e il governo non hanno lasciato a Palazzo Chigi? Non solo quelli dei sauditi, anche i doni dei russi pare siano molto cari.