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 2016  gennaio 09 Sabato calendario

Cronaca del tremendo Capodanno di Colonia

Il sangue delle donne aggredite è stato appena ripulito della stazione e dalla piazza con la scalinata che conduce al Duomo. Ma quel che resta è la paura. La paura delle donne e degli uomini. E l’indignazione di una città intera. Spazzati via anche i resti delle bottiglie, dei razzi e dei petardi che il branco lanciava sui “bianchi”. Ma la metropoli della movida renana resta sotto shock. E oggi, con gli xenofobi di Pegida in piazza contro i migranti ci si aspetta il peggio. Ecco Colonia, una settimana dopo quel San Silvestro del terrore contro l’altra metà del cielo: ferita aperta, qui nel cuore dell’Europa.
LE VITTIME
«Avevamo paura, scendendo dai treni o incamminandoci verso la stazione venivamo circondate e aggredite, palpeggiate in modo pesante, ci chiamavano “sporche puttane” ridendo, ubriachi e aggressivi», racconta Steffi, una delle vittime. «Ho visto pestaggi, aggressioni sessuali, furti. E di peggio. Anche ragazze giovanissime disperate, con i tacchi rotti, correvano senza scarpe cercando i poliziotti. Non avevano più addosso né collant né slip, segno del peggio. Gli agenti dicevano solo “andatevene a casa, noi abbiamo altro da fare. Soccorsi? Nessuno». Passeggiando qui sulla spianata tra la piazza del Duomo, la scalinata e la Hauptbahnhof, ascoltiamo i testimoni dell’orgia di violenza iniziata fin dal pomeriggio.
ORE 17, IL CONCENTRAMENTO
«I primi folti gruppi di stranieri, tutti dall’aspetto arabo o nordafricano, sono già sulla piazza, cominciano a lanciare petardi, bottiglie in vetro rotte apposta e razzi sulla folla», dicono i poliziotti alla centrale.
La folla ostile cresce, i poliziotti sono appena 140. «Abbiamo chiamato rinforzi, ci hanno inviato appena 43 agenti in più, eravamo troppo pochi», confessano. Un’ora dopo, siamo alle 18 del 31 dicembre, donne in completi griffati, uomini in frac, scendono dai treni. Vanno all’Opera per il concerto di capodanno, arrivano da tutta la regione. E tremano alla vista di quei giovani che fanno cordone, lanciano razzi mirando ai “bianchi”. Fuggi fuggi e primi assalti. La polizia non si muove.
ORE 20,30 IL “DOPO-CONCERTO”
A concerto finito, le famiglie provano a raggiungere la stazione per tornare a casa,ma si vedono bloccati da un muro umano di volti ostili: ecco i primi scippi, i primi palpeggiamenti brutali a seni o aree intime delle signore. Ancora niente cariche degli agenti. Soltanto alle 21,45 i reparti anti- sommossa entrano in azione, meno di 200 uomini contro mille guerriglieri urbani. Uno degli agenti ricorda: «Centinaia di cittadini correvano incontro a noi cercando aiuto, soprattutto donne sconvolte, con i peggiori segni di violenza. Ma i cordoni serrati dei giovani ci bloccavano anche noi, non ce l’abbiamo fatta a sfondare per salvare vittime di assalti o aggressioni in corso nella stazione».
ORE 22,45 I BLOCCHI E LE BOTTE
Sulla piazza del Duomo arrivano, a centinaia, altri stranieri. Fanno subito cordoni tenendosi serrati a braccetto, «bloccano le donne in fuga già violate e derubate dai loro amici», dice un altro agente. «Chiamiamo invano rinforzi, non ce la facciamo a fermarli». Parte addirittura una carica da parte del branco di giovani dall’aspetto mediorientale, contro i “bianchi” sulla piazza della stazione. «Scene di orrore che ti restano nell’animo: ogni minuto venivano da noi sempre più donne urlanti in lacrime», prosegue l’agente.
Botte anche per gli uomini, se bianchi. Thorsten Schneider, 49 anni, venuto con la famiglia a festeggiare il capodanno: «Ci hanno circondati, erano tantissimi. Abbiamo provato a fuggire correndo verso il Duomo, ho perso di vista per mezz’ora la mia compagna e i nostri due figli, 15 e 13 anni. Quando ci siamo ritrovati in cima alla scalinata, urlavano e piangevano tra shock e dolore. “Papà, hanno toccato mamma e me sui seni e tra le gambe, hanno provato a toglierci le mutandine, avevo paura”, ha detto mia figlia piangente. Mio figlio piangeva, gli avevano strappato lo smartphone pestandolo a sangue».
MEZZANOTTE DI TERRORE
I capi della polizia ordinano di sgomberare piazza e scalinata. Missione impossibile, troppo pochi agenti e troppi squadristi dello stupro. «Tra i fermati, almeno 14 erano siriani, altri afgani, alcuni appena arrivati e altri residenti qui da anni, erano le loro guide nella guerriglia urbana», ricorda un ufficiale.
La polizia carica, ma affronta un fuoco d’artiglieria di razzi e bombe Molotov. Le aggressioni alle donne continuano. Ancora una testimonianza di una minorenne: «Volevano rubarci soldi e cellulari, ma soprattutto avevano voglia di stupro, noi donne disarmate abbiamo dovuto provare a difenerci da plotoni di maschi violenti e scatenati». Solo poco prima dell’una la scalinata è sotto controllo della polizia. Escono dalla stazione molte altre donne in lacrime.
L’ALBA E LE POLEMICHE
Alle 4 del mattino la situazione si calma: non ci sono più donne bianche-bersaglio in strada, gli squadristi vanno a dormire. Arriva lo statement della polizia: «La festa si è svolta in piena tranquillità». Le ong femministe di Colonia si ribellano: «Cosa vuole fare la polizia: difendere i nostri diritti di donne o lasciare la notte in mano ai maschi stupratori?». Ma ci sono voluti giorni per provare ad avere risposta.