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 2016  gennaio 08 Venerdì calendario

La Grecia torna sull’orlo del baratro

La situazione in Grecia resta complicata. La proposta del governo guidata da Alexis Tsipras sull’ennesima riforma delle pensioni è arrivata ieri sulle scrivanie della Commissione Ue. Si tratta di misure pesanti ma che potrebbero non accontentare Bruxelles: le nuove pensioni superiori a 700 euro mensili saranno decurtate del 15% rispetto al calcolo che sarebbe risultato con il regime attuale e ci sarà un aumento dei contributi.
Verrà poi fissato un tetto massimo di 2.300 euro al mese o di 3.070 euro aggiungendo le pensioni complementari. È probabile però che le Istituzioni (così è stata ribattezzata l’ex Troika) chiedano di intervenire anche sulle pensioni attuali. C’è quindi il rischio di un nuovo braccio di ferro. Ricordando che un terzo piano di salvataggio per 86 miliardi di euro è stato lanciato per Atene dai partner europei in cambio di varie riforme, la Banca Mondiale ha sostenuto nel suo ultimo report che «l’indebolimento dell’economia greca successivamente all’attuazione di controlli sui capitali nel giugno scorso renderà più difficile l’applicazione del programma di aiuti». Lo dimostra il fatto che il tasso di disoccupazione della Grecia è sceso leggermente a ottobre ma continua a essere più del doppio della media della zona euro: il dato si è infatti attestato al 24,5% a ottobre dal 24,6% del mese precedente.
In termini assoluti si tratta di circa 1,2 milioni gli persone in cerca di lavoro, mentre coloro che non hanno né cercano un’occupazione ammontano a 3,3 milioni. Tra la forza lavoro, i giovani tra 15 e 24 anni rappresentano la fascia più colpita con una percentuale di inoccupati del 49% circa.
Tsipras intanto ha dichiarato che preferirebbe l’esclusione del Fondo Monetario Internazionale dal nuovo piano di aiuti. Si tratta di una posizione opposta a quella della Germania, che vuole tenere in partita l’Fmi per ridurre l’influenza della Commissione Europea, decisa invece a tenere la Grecia a galla (e quindi a mantenerla all’interno dell’Eurozona) a qualunque costo. Sembra quindi che la posizione del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, favorevole a un’uscita «temporanea» della Grecia dall’euro, sia ormai stata fatta propria dall’esecutivo di Berlino. La partita è in pieno svolgimento. In un report la Banca Mondiale ha sottolineato che «le economie periferiche sono state colpite poco dall’effetto contagio derivante dalla crisi della Grecia». Sembrerebbe un assist per Schaeuble, il quale probabilmente non è dispiaciuto per i nuovi guai della Merkel causati dalle violenze di Capodanno a Colonia. È stata la cancelliera ad aprire le porte a un milione di migranti tra le perplessità di non pochi esponenti del suo partito, la Cdu, e qualcuno adesso potrebbe chiederle il conto. Un motivo in più per non fare concessioni alla Grecia. Se lo facesse, Merkel presterebbe il fianco a nuovi attacchi alla sua politica. Impossibile che rischi la poltrona per fare qualche concessione a Tsipras. Ecco perché le probabilità di uscita di Atene dall’euro appaiono in deciso aumento.