il Fatto Quotidiano, 8 gennaio 2016
Il pane nero è cancerogeno
Il pane al carbone vegetale, quello nero, proposto da panettieri e supermarket come un alimento digeribile e capace di ridurre il gonfiore della pancia, è illegale. Così gli agenti della Forestale pugliese hanno sequestrato filoni, ciabatte e focacce con aggiunta di carbone vegetale, prodotti e commercializzati in 12 panifici presenti tra Bari, Andria, Barletta, Foggia, Taranto e Brindisi. I responsabili delle attività devono rispondere di “frode nell’esercizio del commercio e produzione di alimenti trattati in modo da variarne la composizione naturale con aggiunta di additivi chimici non autorizzati dalla legge”.
L’operazione ha coinvolto questi punti vendita pugliesi ma avrebbe potuto svolgersi con lo stesso risultato in tutta Italia. Il pane al carbone vegetale, molto in voga e venduto a un prezzo più elevato rispetto a quello normale (tra i 6,50 e gli 8 euro al chilo), si produce aggiungendo all’impasto tradizionale un colorante: l’E153. Peccato che la normativa europea e quella italiana vietino l’uso di qualunque additivo chimico sia in pane, pizza e alimenti simili, sia negli ingredienti utilizzati per prepararli, come acqua, farina, sale, etc.
Non solo. Questo colorante negli Usa è bandito perché potenzialmente cancerogeno. Il suo processo di produzione, infatti, può causare la formazione di benzopirene, idrocarburo policiclico aromatico classificato dallo Iarc (International agency for research on cancer) come cancerogeno di classe 1, ovvero pericoloso per l’uomo.
I Forestali durante l’operazione hanno anche sequestrato farine miscelate con il carbone e stanno valutando la regolarità di altri prodotti alimentari presenti in commercio, come le confezioni di carbone vegetale in polvere da usare per panini e pizze fatti in casa.
“Quando ci siamo accorti della grande diffusione del pane al carbone vegetale – racconta al Fatto Giuliano Palomba che ha guidato l’operazione del Corpo Forestale – abbiamo verificato che questo colorante può essere utilizzato solo in un ‘prodotto da panetteria fine’, ovvero in pasticcini e prodotti da pasticceria”.
Il carbone vegetale si ottiene dalla combustione del legno di pioppo e salice. La sua principale caratteristica è quella di essere poroso e avere una buona capacità di assorbimento, per questo è usato in campo medico e aggiunto agli integratori per eliminare i gas intestinali. Nei biscottini e nei muffin, però, ha un unico scopo: colorare. Visto che può essere utilizzato in piccole quantità e tra l’altro è insapore.
Il dubbio sulla regolarità dell’uso del carbone vegetale nel pane, nei mesi scorsi, era venuto anche alle stesse associazioni dei panificatori, che proprio per questo avevano chiesto un parere al ministero della Salute. La nota ministeriale è arrivata a fine dicembre e ha confermato quello che era già chiaro a tutti, leggendo i regolamenti europei sui prodotti da forno al carbone vegetale: “Non è ammissibile denominare il prodotto come ‘pane’, né fare riferimento al ‘pane’ nella etichettatura, presentazione e pubblicità dello stesso”. E “non è ammissibile aggiungere nella etichettatura, presentazione o pubblicità del prodotto informazioni sugli effetti benefici del carbone vegetale per l’organismo, stante il chiaro impiego dello stesso esclusivamente quale additivo colorante”.
Nonostante l’illegalità sia acclarata, filoni e rosette nere continuano a essere vendute ancora oggi un po’ dappertutto e consumate da molti con l’idea di mangiare qualcosa di più salutare.