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 2016  gennaio 08 Venerdì calendario

Ultime dal processo Mafia Capitale: condannato il primo politico, è del Pd

Dal calderone giudiziario di Mafia Capitale è uscita ieri la prima condanna di un politico. Per l’ex assessore Pd alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo, sono arrivati due anni e due mesi di reclusione al termine di uno dei filoni della maxinchiesta che ha terremotato i palazzi della politica romana.
Tesi difensive in crisi
Ozzimo aveva scelto di essere giudicato con il rito abbreviato davanti al gup Alessandra Boffi. Per lui, tornato in libertà il 24 dicembre, dopo sei mesi tra detenzione in carcere e poi arresti domiciliari, l’accusa era corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. «Me l’aspettavo, ricorrerò in appello», ha commentato Ozzimo. Nello stesso procedimento il giudice ha condannato a 2 anni e 4 mesi Massimo Caprari, ex consigliere comunale di Centro Democratico e a un anno e dieci mesi Gerardo e Tommaso Addeo, ex collaboratori di Luca Odevaine, l’ex componente del tavolo di coordinamento per i rifugiati e imputato nel maxiprocesso. Condannato invece a 2 anni 2 mesi Paolo Solvi (collaboratore dell’ex presidente del X Municipio, Andrea Tassone). Per tutti l’accusa è di corruzione. Cambiano i giudici ma chi finisce nei guai per Mafia Capitale ne sta uscendo processualmente con le ossa rotte.
A dirlo sono le condanne in primo grado fin qui incassate da chi, come strategia difensiva, ha scelto il giudizio con rito abbreviato che prevede, in caso di riconoscimento di colpevolezza, lo sconto di un terzo della pena. Intanto, nel maxiprocesso, in corso nell’aula bunker di Rebibbia, tra i 46 imputati c’è chi come l’ex Nar Massimo Carminati e il presidente della cooperativa «29 giugno» Salvatore Buzzi deve rispondere di associazione mafiosa. Tra febbraio e marzo altri due filoni di indagine approderanno in aula con imputati eccellenti: Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, accusato di turbativa d’asta) e Gianni Alemanno, indagato a piede libero per associazione di stampo mafioso e rinviato a giudizio per corruzione e finanziamento illecito.
Il business dei rifugiati
Tra il 2012 e il 2014, secondo la procura, l’ex sindaco avrebbe compiuto «atti contrari ai doveri d’ufficio» ricevendo da Buzzi 75mila euro per cene elettorali, 40mila a titolo di finanziamenti alla sua fondazione Nuova Italia e 10mila euro in contanti.
Torna libero, invece, l’imprenditore Daniele Pulcini, imputato per due residence destinati dal Campidoglio all’esigenza abitativa. Ieri il giudice ha definito i patteggiamenti per gli ex dirigenti della cooperativa La Cascina. Le pene vanno dai due anni e otto mesi ai due anni e sei mesi nei confronti di Francesco Ferrara, Domenico Cammisa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita per aver corrotto Odevaine. L’obiettivo era ottenere l’appalto per la gestione del Cara di Mineo, l’ epicentro degli scandali dell’accoglienza.