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 2016  gennaio 08 Venerdì calendario

Niente pasti a scuola ai bambini se i genitori non pagano la mensa. Succede a Corsico, nel Milanese. Polemiche

Alcune mamme avvisate dalla segreteria si sono precipitate a scuola a portare un panino. Altre sono andate a riprendere i figli prima della pausa mensa. Le maestre comunque avevano concordato un piano B, pronte ad allungare il loro piatto caldo ai bambini. Così è andata a Corsico, comune dell’hinterland milanese dove il sindaco da mesi ha deciso: se i genitori non pagano le rette niente pasto ai bambini. E il provvedimento è scattato ieri.
Dopo raccomandate e ultimatum, Filippo Errante, primo cittadino del centrodestra, passa dalla parole ai fatti. Il 6 gennaio il Comune manda una lettera ai presidi e trasmette gli elenchi, per scuola e classe, con i nomi dei piccoli che devono essere esclusi. Stesso avviso anche al centro che prepara i pasti per le scuole. La linea dura però passa a metà. Alla fine di una giornata complicata è lo stesso Errante a comunicare in una nota che «nessuno è rimasto senza cibo» e spiega che è stata una «giornata di verifica», anche se ribadisce: «intransigenza». E rifissa la scadenza, «da lunedì 11 niente più pasto».
Se mamma e papà non saldano i conti, i bimbi non mangiano. Così deve essere, per questo sindaco che guida il comune a sud di Milano da qualche mese. Alle prese con i bilanci, con 500 famiglie morose e più di un milione e duecentomila euro da incassare, sceglie il segnale forte come altri prima di lui, a partire da quel sindaco di Adro fra i primi a decidere di lasciare i bambini senza mensa, poi lì arrivò un benefattore ma la storia si è ripetuta altrove e ancora.
«Tutelo chi paga regolarmente», sostiene il sindaco di Corsico annunciando il provvedimento. Sottolinea che solleciti e raccomandate erano state mandate da luglio. E aggiunge: «Chi è in difficoltà può rivolgersi ai servizi sociali ma il problema sono i furbetti che possono pagare e se ne fregano».
Il digiuno per i bimbi però a Corsico non è passato. «Le colpe di alcune famiglie non ricadano sull’infanzia», ha detto subito Manfredo Tortoreto preside dell’istituto Galilei. Stessa posizione per tanti insegnanti. «Ci siamo dissociati dalla posizione del sindaco – spiega una maestra della Copernico —. Ci mancherebbe altro. Insegno in terza, abbiamo appena studiato i diritti dell’infanzia, come spiegavo ai bambini una simile decisione?». La preside Claudia Pisati racconta degli elenchi ricevuti: «Ma la scuola non ha escluso nessuno – dice —. Abbiamo segnato tutti presenti, anche se poi non tutti i pasti sono arrivati. Alla fine ci si è arrangiati e nessuno ha digiunato, ma il problema resta», dice e legge la lettera mandata ai presidi.
«Non siete autorizzati a erogare pasti agli scolari dell’elenco allegato», scrivono gli uffici comunali. Ed è specificato che «analoga comunicazione è stata trasmessa alla Camst», fornitore del servizio. Nemmeno lì però devono avere eseguito l’ordine del sindaco alla lettera: «Abbiamo consegnato tutti i pasti, merenda compresa», diranno alla Camst nel pomeriggio. Mentre all’uscita delle quattro e mezza le mamme raccolgono i racconti: «A un bambino allergico che non ha ricevuto la dieta hanno dato pane e frutta». «Le maestre hanno ceduto il pasto». Un nonno spiega le ragioni del sindaco: «Tutti devono pagare». E un altro subito: «I bambini non si toccano». Il sindaco annuncia che oggi sarà un’altra «giornata di verifica». Intanto i morosi adesso sono scesi a duecento. Da lunedì però «intransigenza».