Corriere della Sera, 6 gennaio 2016
L’attacco americano alla Volkswagen (multe da 80 miliardi?) è tutto politico
MILANO Immatricolazioni in discesa, titolo in sofferenza in Borsa e dichiarazioni che preannunciano frizioni a livello politico tra Stati Uniti e Germania. A quattro mesi dallo scoppio dello scandalo, il caso Volkswagen è tutt’altro che chiuso. Come ha confermato il Dipartimento di Giustizia americano che ha annunciato che farà causa al gruppo automobilistico per il dieselgate: «Perseguiremo tutte le strade contro Volkswagen per affrontare le violazioni».
Il caso emissioni potrebbe costare al gruppo tedesco più del previsto con multe ben superiori ai 18-19 miliardi di dollari fino ad ora stimati. Si parla di cifre che spaziano dai 45 fino agli 80 miliardi di dollari anche se gli analisti di Ing non credono che le sanzioni possano essere superiori ai 12 miliardi. Quel che è certo è che ieri il titolo Vw è arrivato a scendere a Francoforte del 5,5% e neanche i dati delle immatricolazioni americane nel mese di dicembre sono stati d’aiuto: le vendite Vw in Usa sono scese del 9,11% rispetto allo stesso mese del 2014 raggiungendo le 30.956 unità. Un dato migliore del crollo del 24,7% registrato a novembre, ma pur sempre in forte calo. E per l’intero 2015 il decremento è del 4,78%. Il dibattito sulla causa intentata dagli Stati Uniti ha poi cominciato a prendere una piega politica. «Inizio a sospettare – ha detto ieri Michael Fuchs, vicepresidente al Bundestag dei conservatori, vicino alla cancelliera Angela Merkel – che le Autorità americane stiano correndo il rischio di perseguire una politica industriale aggressiva che favorisca l’industria automobilistica degli Stati Uniti a scapito di quella tedesca». E non è un caso che secondo alcune indiscrezioni lo stesso amministratore delegato del gruppo, Matthias Mueller, avrà incontri con esponenti dell’amministrazione Obama insieme ad altri manager Volkswagen. Altri colloqui ci saranno con la Californian Air Resources Board e con la U.S. Environmental Protection Authority.
Ma il dieselgate non è solo un caso americano. Il mese scorso il parlamento europeo ha dato il via libera a una commissione di inchiesta per indagare sulle violazioni delle norme comunitarie in materia di misurazioni delle emissioni di auto e sulla mancata adozione da parte dell’Unione europea e delle autorità degli stati membri di misure per far rispettare le norme europee. La commissione d’inchiesta presenterà una relazione intermedia entro 6 mesi e quella finale entro un termine di 12 mesi dall’inizio dei suoi lavori. Ma nel frattempo, come ha ricordato ieri il Wall Street Journal, il gruppo tedesco ha chiesto più tempo alla Commissione Ue per fornire dati completi sulle emissioni di diossido di carbonio prodotte dalle sue auto. Il gruppo non ha infatti rispettato la scadenza che era stata fissata dall’Unione europea per la fine del 2015 e avrebbe inviato una lettera a Bruxelles durante il periodo delle feste natalizie per consegnare le informazioni richieste entro fine gennaio.