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 2015  dicembre 30 Mercoledì calendario

Cosa resterà del 2015

Il 2015 è stato un anno tumultuoso, pieno di avvenimenti che hanno fatto notizia. Quali saranno quelli che finiranno nel dimenticatoio, e quali altri saranno ricordati dagli storici del futuro? Difficile saperlo. Situazioni che oggi ci sembrano epocali possono risultare alla fine irrilevanti. Ma potrebbe anche accadere che i fatti ritenuti di grande importanza nel 2015 abbiano realmente conseguenze tali da diventare eventi storici. Un buon esempio in questo senso è la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente, denominata Cop21, celebrata a Parigi alcune settimane fa. Più di 200 nazioni hanno preso l’impegno di compiere sforzi per ridurre le emissioni di CO2 che contribuiscono a surriscaldare il pianeta. Se si terrà fede a questi accordi, la Cop21 sarà ricordata come un evento storico per l’umanità; altrimenti finirà nel novero dei tanti incontri al vertice che generano più rumore che conseguenze. Ma non tutte le notizie del 2015 presentano le stesse difficoltà di valutazione. Quest’anno abbiamo vissuto avvenimenti la cui importanza non può lasciare molti dubbi: uno di essi riguarda il nostro sistema solare, un altro il nostro pianeta. Ecco un elenco, peraltro del tutto personale e arbitrario, degli eventi del 2015 che potrebbero passare alla storia. 1) La Nasa insegue le tracce dell’acqua su Marte. Alla fine di settembre i ricercatori dell’Agenzia spaziale Usa hanno annunciato di aver individuato sul pianeta Marte gli indizi a tutt’oggi più significativi dell’esistenza di acqua allo stato liquido (a differenza del ghiaccio o del vapore acqueo). È una scoperta che ha implicazioni enormi: dall’eventuale presenza su Marte di aree abitabili, fino alla possibilità che su quel pianeta esistano forme di vita. Staremo a vedere. 2) Il 2015 è stato l’anno più caldo della storia, da quando sono iniziate le rilevazioni statistiche in questo campo: ha superato infatti il record del 2014. Il problema è che anche questo dato storico rischia di essere effimero, dato che secondo i pronostici degli esperti la temperatura media del 2016 sarà ancora più elevata. C’è bisogno di altri segnali per convincerci che è urgente fare qualcosa? 3) Più di 200 Stati hanno preso accordi per ridurre le loro emissioni di CO2. È una delle buone notizie del 2015, sempre che gli impegni sottoscritti a Parigi siano rispettati con costanza e disciplina. C’è tuttavia chi crede che si stia facendo troppo poco, e troppo tardi. Altri pensano che a Parigi sia stato finalmente avviato un processo storico importantissimo. Auguriamoci che sia così. È in gioco la nostra civiltà, quale l’abbiamo conosciuta finora. 4)La crescita dell’economia cinese segna il passo. Quanto accade in Cina ci riguarda tutti, dovunque siamo. E quest’anno sono emerse numerose disfunzioni economiche del gigante asiatico. Tra i suoi problemi c’è anche quello di una crescita economica più lenta. Di quanto? Non è dato saperlo. Gli esperti mettono in dubbio i dati ufficiali (+ 7% nel 2015) ritenendo che in realtà siano assai peggiori. C’è da chiedersi se si tratti di un rallentamento destinato a durare un paio d’anni, o di un deragliamento – nel qual caso il ritorno dell’economia al suo andamento di rapida crescita richiederebbe tempi assai più lunghi. Staremo a vedere. Ma quest’anno è risultato chiaro che la Cina è più fragile di quanto apparisse. 5) Sono drasticamente scese le quotazioni internazionali delle materie prime, e in particolare del petrolio; di conseguenza, molti Paesi emergenti entrano in crisi. L’insperata abbondanza di petrolio, e il contemporaneo calo della domanda di materie prime da parte della Cina, hanno provocato quest’anno un caduta dei prezzi delle commodities del 34% ( – 80% rispetto al picco massimo finora raggiunto). Oggi il petrolio costa 30 dollari al barile, a fronte dei quasi 100 dollari di appena due anni fa. Dalla Russia al Venezuela, dall’Argentina all’Indonesia, i Paesi le cui economie dipendono dall’esportazione di materie prime stanno attraversando un brutto momento. Saranno costretti a importanti aggiustamenti economici, che in molti casi avranno conseguenze politiche non meno rilevanti. 6) Gli immigrati approdati in Europa nel 2015 sono un milione: cinque volte più dello scorso anno. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni si tratta del più vasto movimento di persone sul continente, dall’epoca della seconda guerra mondiale. La crisi dell’immigrazione è una sconvolgente tragedia umana, che al tempo stesso suscita un grave dilemma istituzionale. L’Europa saprà rispondere a questa valanga di profughi con una maggiore integrazione e un’azione collettiva, o reagirà frammentandosi ed erigendo nuovi ostacoli, barriere e frontiere tra gli Stati? 7) In America Latina è ormai giunta al termine l’egemonia dei governi che hanno detenuto il potere in tutto il corso di questo secolo. Il Brasile, l’Argentina, il Venezuela, la Bolivia, l’Ecuador e il Nicaragua sono stati guidati dagli stessi leader, o dalle stesse élite politiche, dall’inizio del XXI° secolo ad oggi. Questi Paesi hanno beneficiato dei prezzi elevati delle loro materie prime, tanto che i governanti hanno potuto accrescere enormemente la spesa pubblica, guadagnandosi una grande popolarità. E ne hanno approfittato per dare impulso a un iper-populismo senza precedenti, tollerando al tempo stesso livelli inediti di corruzione e compiendo sforzi sistematici – a volte anche brutali – per bloccare qualunque tentativo di limitare la loro egemonia, e prolungare indefinitamente i rispettivi mandati. Col deprezzamento dei loro prodotti d’esportazione, e gli insuccessi sempre più evidenti delle politiche (e dei politici) dominanti, sta incominciando a incrinarsi l’egemonia delle oligarchie e dinastie imperanti in America Latina. Questi gruppi, così come le loro idee, non sono a rischio di estinzione, e continueranno ad avere molta influenza – anche se in misura minore rispetto al passato. 8) Donald Trump ha cambiato la politica Usa. La grande sorpresa del 2015 non sta tanto nel grande successo dell’uomo e dei suoi odiosi messaggi presso i simpatizzanti repubblicani, quanto nel fatto che quel partito, una delle macchine politiche più antiche ed efficaci del mondo, non abbia avuto la forza di tenerlo a bada. I leader dell’establishment repubblicano si rendono conto che Trump e i suoi messaggi stanno causando al partito un danno irreparabile. Ma nel 2015 hanno dovuto constatare di non avere il potere di contrastarlo. Si tratta di una tendenza globale: il potere politico si diluisce e si frammenta sempre più. Ed è con crescente amarezza che «quelli di sempre» scoprono di essere ormai solo «quelli di adesso». 9) È il primo anno della storia senza nuovi casi di poliomielite in Africa. Una buona notizia, diffusa da Bill Gates. Ogni anno la polio condannava alla paralisi 350.000 bambini nel mondo. Dal 1988 a oggi il numero dei casi si è ridotto del 99,9%. Nel 2015 sono stati meno di 100 (prevalentemente in Pakistan e in Afganistan), e per la prima volta non si rilevano nuovi casi in Africa. A volte l’umanità ce la fa – quando vuole. 10) Gli Stati Uniti hanno avviato, nei loro rapporti con l’Iran e con Cuba, un processo di normalizzazione la cui evoluzione è tuttora incerta. Di fatto però, nel 2015 sono state riaperte due ambasciate: quella di Cuba negli Stati Uniti e viceversa. E in occasione di un controverso ma importante accordo per la limitazione del programma nucleare di Teheran, due grandi nemici – gli Stati Uniti e l’Iran (più altre cinque potenze) – si sono stretti la mano. Ecco due buone notizie. Auguri di un felice 2016.