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 2015  dicembre 23 Mercoledì calendario

L’universo bancario tedesco è opaco, misterioso e soprattutto sottratto per buona parte alla Vigilanza europea

Opache, misteriose e soprattutto sottratte per buona parte alla Vigilanza europea. Se si tolgono al sistema i due colossi Deutsche Bank e Commerzbank e qualche grande Landesbank regionale, l’intero universo bancario tedesco si rivela una sorta di crittogramma difficile da decifrare. Ma soprattutto iperprotetto e garantito da un abbraccio spesso perverso con il pubblico. Tra la moltitudine frammentata delle centinaia di piccole, spesso piccolissime Sparkasse, le casse di risparmio municipali e le grandi Casse di proprietà dei Land (Landesbank), oltre un terzo del sistema del credito della più grande economia dell’Eurozona è di fatto in mano pubblica. E questa situazione non ha certo rappresentato una garanzia di maggior affidabilità. Al contrario. Tra perdite ingenti, continui supporti finanziari da parte del contribuente tedesco, bilanci ballerini le banche tedesche hanno dato il peggio di sé dall’inizio della crisi post-Lehman. Si è rischiato davvero il collasso, tanta era critica la situazione dei bilanci delle banche regionali. Come ricorda l’Ufficio Studi di R&S Mediobanca nel suo ultimo rapporto sulle banche internazionali, nel solo biennio 2008-2009 le sei più grandi Landesbank tedesche avevano fatto registrare perdite per complessivi 14 miliardi di euro, dissolvendo oltre un terzo dei mezzi patrimoniali. Tra le principali cause del dissesto, la cattiva qualità dei crediti e del portafoglio titoli, che hanno comportato pesanti svalutazioni al conto economico. Insomma le sofferenze c’erano anche in terra tedesca, ma soprattutto le grandi banche regionali pubbliche avevano allegramente speculato in tutti i campi della finanza derivata. O finanziato a piene mani settori industriali come la cantieristica navale precipitato a picco con la crisi. Da qui il continuo, massiccio intervento di ricapitalizzazioni con denaro della collettività. Degli oltre 230 miliardi stanziati dal Governo della Merkel per tenere in vita il sistema bancario tedesco, grande parte è finita lì. Nelle casse esauste delle Landesbank e delle Sparkasse.
Basti pensare che nei sette anni della più grave crisi finanziaria del Dopoguerra le Landesbank hanno ricevuto dai soci pubblici, come documenta ancora R&S Mediobanca, contribuzioni pari al 65% del capitale che avevano nel 2007 oltre a beneficiare di garanzie pubbliche per 98 miliardi di euro (in alcuni casi oggetto di procedura Ue per aiuti di Stato), nell’ambito dei piani di stabilizzazione finanziaria messi in atto dal Governo tedesco per fronteggiare la crisi di liquidità del sistema. Ma nonostante la fortissima stampella governativa le banche regionali non hanno fatto grandi passi in avanti. Di nuovo l’Ufficio Studi di Mediobanca rileva che il sistema delle Landesbank non è riuscito a contrastare la crescita dei crediti dubbi. Questi ultimi, infatti, rappresentavano alla fine del 2013 ben il 45% del capitale netto, 14 punti in più della media europea, così come il grado di copertura delle posizioni dubbie lorde si attesta solo al 35% (era il 51% nel 2007), 10 punti in meno di quello medio europeo. Gli indicatori evidenziano anche il più basso livello di capitalizzazione delle Landesbank, il cui capitale netto nel 2013 rappresentava il 4,5% dell’attivo di bilancio, rispetto al 5,4% medio delle principali banche europee, con una “leva” di 23, superiore di un’ unità al moltiplicatore europeo, già di per sé il più elevato nel confronto internazionale.
Se per le grandi banche regionali il panorama mostra tuttora gli antichi vizi pre-crisi, con bassi livelli di capitale nonostante le iniezioni pubbliche, crediti a rischio non contrastati e livelli di titoli tossici in portafoglio ancora ingenti, il quadro è ancora più preoccupante e sfuggente per le piccole Sparkasse. La competenza della vigilanza sulle Sparkasse è in mano alla Bafin, la Consob tedesca, ed è sottratta completamente allo sguardo più occhiuto e meno compiacente della Bce. Non c’è di fatto un obbligo di contabilizzazione ufficiale dei crediti dubbi. Stando ad alcune stime le Sparkasse erogano prestiti per circa 1.700 miliardi di euro, quanto di fatto l’intero sistema bancario italiano. Se solo le Sparkasse avessero in pancia il livello medio di sofferenze dell’intero sistema bancario teutonico saremmo a circa 85 miliardi di euro di crediti malati. Ma gli osservatori internazionali dall’Fmi (che chiede trasparenza nella contabilità delle banche municipali di Berlino) ad altri, temono che siano molti di più. Il fatto che non siano sottoposti alla Vigilanza bancaria europea permette classificazione dei prestiti malati a maglie assai larghe. Un sistema dove la trasparenza non è certo di casa.