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 2015  dicembre 21 Lunedì calendario

Roma raccontata in «Storie dalla città eterna». Dal drago del Corviale fino ai pensionati di Trastevere che sognano di vivere da nababbi

«C’era una volta un drago che abitava in una palazzina a Corviale, e più precisamente l’edificio 2 alla scala A interno 12 secondo piano. Occupava l’intero appartamento, il corpo a malapena contenuto nei 74 metri quadrati. La coda squamata usciva dalle finestre del bagno sul retro». Comincia così «Corviale, una favola romana», racconto di Antonio Manzini che apre la raccolta di «Storie dalla città eterna», appena pubblicata da Sellerio. 
La favola di Manzini è un bel regalo natalizio per adulti: la fantasia è prorompente, il divertimento assicurato. Si ride di fronte al lucertolone che un bel giorno si materializza nel cuore del palazzo alla periferia di Roma, ribattezzato dagli abitanti «il Serpentone» perché è lungo un chilometro. Il mostro terrorizza gli inquilini con latrati infernali e fumi sulfurei che danno la nausea, dalla mattina alla sera, dalla sera alla mattina. 
E non basta tenere le finestre chiuse, anche d’estate. Il drago si agita e fa tremare gli appartamenti come un perenne terremoto, con gli oggetti che da tavoli e mensole rovinano a terra a causa delle vibrazioni. È naturale che gli abitanti cerchino di liberarsi da una simile iattura, con le buone e con le cattive. Cominciano con le cattive. Chiamano, nell’ordine: tre impiegati dell’ufficio disinfestazione, la polizia, i carabinieri, la guardia di finanza, i vigili del fuoco, i metronotte, l’esercito, la marina, l’aviazione, il corpo forestale, le guardie svizzere. Niente da fare. Cercano allora di cederlo al bioparco e a un circo, di convincere due rapinatori a rubarlo. Finché una maga trova il cavaliere senza macchia e senza paura in grado di sloggiare il lucertolone: un idraulico. Bastano due paroline in romanesco e un colpetto sul naso e il drago sguscia fuori a fatica dalla finestra, scompare volando oltre le nuvole. Ma la favola non finisce qui. Ha anche una morale, che non riveliamo. 
Da Corviale si passa alla stazione Termini, con il racconto di Fabio Stassi, che immagina una sera in cui tutti i treni si fermano all’improvviso e misteriosamente. I viaggiatori, dapprima smarriti e agitati, verso mezzanotte cominciano ad accalcarsi intorno a un Omino con i baffi e le orecchie piccole che racconta di un’altra Roma, quella che da oltre duemila anni si estende sotto di loro e in tutta la zona circostante, degli imperatori immersi in vasche di acque calde e di come i secoli alla fine ricoprono ogni cosa di terra. Amaro e grottesco il racconto di Gianni Di Gregorio, «Poracciamente vivere», con un manipolo di pensionati che, tra un bar di Trastevere e alcune scorribande a Montespaccato, sognano di emigrare in un paese dove vivere da nababbi con il misero assegno mensile. Chiara Valerio a Trastevere ambienta la storia d’amore tra la ragazza Flavia e un’ombra extraterrestre. Giordano Tedoldi riscopre il colonnato di San Pietro con lo sguardo di un adolescente che marina la scuola. Giosuè Calaciura intravede una città deformata e magica con gli occhi di un bambino quasi cieco. 
Intanto a Corviale sono trascorsi alcuni mesi dalla partenza del drago. Una mattina livida di gennaio gli abitanti lo vedono sbucare dalla coltre di nuvole nere e occupare due appartamenti, insieme a una moglie draga, incinta, piena di uova…..