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 2015  novembre 18 Mercoledì calendario

Nella classifica di WineSpectator l’Italia è al secondo posto, dopo gli Usa ma prima della Francia

Se c’è un momento in cui non vorremmo dare un dolore ai nostri cugini francesi feriti e inc...ati più che per il Bartali di Paolo Conte è questo. Soprattutto su un terreno che loro proprio ieri hanno scelto come simbolo del loro riscatto, come da copertina di Charlie Hebdo, che mostra un corpo crivellato di colpi eppure felice da cui esce vino a fiotti e un titolo bello e ribaldo: «Loro hanno le armi ma si fottano: noi abbiamo lo Champagne».
Filosofia di vita che condividiamo appieno, così come l’amore per il vino con le bollicine più sexy del mondo. Eppure non possiamo esimerci da dare ai nostri cuginetti con il calice in mano. Li abbiamo superati anche nella considerazione degli americani, che di vino sono amanti recenti ma assai intransigenti. Al punto da aver creato la più influente rivista mondiale del settore: Wine Spectator. Temuta come e più della guida Michelin per i ristoranti. Come ogni anno in autunno i curatori hanno reso nota la loro classifica dei cento migliori vini del mondo. Lista opinabile quanto si vuole, ma che qualcosa sul peso delle varie nazioni nel mondo del vino la dice pure. Ebbene: dopo gli Stati Uniti, che per eccesso di campanilismo i giornalisti americani piazzano al primo posto, con trenta etichette nelle prime cento, c’è l’Italia con 20. Che supera in questo modo la Francia, con appena 14 vini top. Una bella soddisfazione, anche se per noi non è record: nell’anno di grazia 2001 i vini tricolori nel Gotha internazionale furono 21.
Certo, c’è da dire che le preferenze degli americani non sono i nostri. Si dice che loro prediligano vini muscolari e rotondi, tendenzialmente «ruffiani», che tendono a un’omogeneizzazione del gusto. Forse è un po’ un luogo comune ma qualcosa di vero c’è. Quindi la classifica non va presa per oro colato. Però ci fa piacere il nostro successo. Che è soprattutto quello della Toscana, che si «annette» 11 delle 20 etichette al top e tutte quelle nelle posizioni più alte: al quarto posto, primo vino europeo dopo tre americani, c’è il Brunello di Montalcino Il Poggione 2010, al tredicesimo il Brunello di Montalcino 2010 La Serena, al diciottesimo il Brunello di Montosoli di Altesino 2010, al ventiseiesimo il Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2010 di Carpineto, al ventisettesimo il Brunello di Montalcino 2010 Pertimali di Livio Sassetti, al quarantunesimo il Bolgheri Volpolo 2012 di Podere Sapaio, al quarantatreesimo il Brunello di Montalcino 2010 di Collosorbo e al quarantaseiesimo il Chianti Classico 2011 di Castello d’Albola. Il dominio toscano e di Montalcino in particolare (è un grande momento per questa denominazione da decenni uno dei traini del vino italiano) è interrotto soltanto da un grande vino veneto, l’Amarone della Valpolicella Classico serègo alighieri 2008 di Masi.
Un po’ sottovalutato tra le regioni italiane è il Piemonte, che ha soltanto due etichette in classifica e si tratta – guarda un po’ – di due Barolo: quello di Bartolo Mascarello (al cinquantesimo posto) e quello di Oddero (al sessantaduesimo posto). Sono lontani gli anni Novanta quando erano le Langhe a trainare il movimento italiano (nel 1993 nella top 100 c’erano 11 etichette piemontesi e 3 toscane). In compenso ci sono due etichette pugliesi, due siciliane, una lucana e una friulana.