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 2015  novembre 18 Mercoledì calendario

Storia di bambini che cascano dall’ottavo piano e poi si scopre che erano stati violentati

 
NAPOLI. La madre sa ma non parla, sembra non ascoltare le richieste di aiuto della figlia di tre anni. La bambina si lamenta e lei risponde: «Poi ti passa...». Il patrigno abusa sessualmente della bambina. Lo scoprono gli assistenti sociali che seguono la piccola, e ieri i carabinieri arrestano sia la madre sia il patrigno per abusi sessuali. Una storia di degrado come tante purtroppo, ma in questo caso solo l’ultimo atto di una vicenda dai numerosi capitoli. Soprattutto, un’inchiesta complessa che cerca di risalire alla verità sulla morte di due bambini di quattro e sei anni. La donna arrestata ieri, infatti, è anche la madre di Antonio, quattro anni, morto nel 2013 dopo essere precipitato dal settimo piano di un edificio a edilizia popolare.
E lo scenario è quello del parco Verde di Caivano, la più grossa piazza di spaccio della provincia di Napoli. Ambiente fortemente degradato, scenario di continui blitz delle forze dell’ordine. Ma è quello che succede nell’estate del 2014 a tingere di colori foschi un intero condominio. Il 24 giugno Fortuna Loffredo, “Chicca”, una bambina di sei anni, precipita dall’edificio 3 del parco e muore sul colpo. Immediata la prima domanda: omicidio o incidente? Intanto però, durante l’autopsia, si scopre che Chicca ha subito abusi sessuali reiterati, «cronici». Un intero quartiere è nel mirino della magistratura, che però deve combattere contro connivenze, silenzi, complicità. Per cominciare sugli ultimi minuti di vita della bambina, che per i magistrati «è stata lanciata». Fortuna prima di cadere era andata a casa di una sua amichetta per poi fermarsi sul pianerottolo a giocare. Ma quella amichetta altri non è che la sorellina di Antonio. I magistrati rispolverano il vecchio fascicolo. Scoprono che il bambino è morto il 27 aprile 2013 – poco più di un anno prima di Fortuna – cadendo da un piano alto dello stesso palazzo. Stessa morte, stessa dinamica. Dunque, deducono gli inquirenti, i due bambini frequentavano la stessa casa. Antonio perché ci viveva con la madre, il suo convivente e le sorelline; Fortuna perché era amica di una delle due bambine. Ma non c’è altro, contro la famiglia di Antonio. Non si prova il delitto, la madre di Antonio viene indagata per il solo omicidio colposo di suo figlio: non avrebbe saputo vigilare su di lui.
Indagini complesse e piene di punti oscuri. Come, ad esempio la scomparsa di due scarpette – una di Antonio, l’altra di Fortuna – dopo la morte dei due bambini. E ancora, c’è la testimonianza controversa di un condomino: «Sono stato il primo a correre verso Fortuna, ma era già morta». Suo suocero, intervistato alla radio, racconterà invece di aver saputo che la bambina era caduta mentre era a casa proprio con il genero all’ottavo piano dell’edificio. Il testimone è stato poi arrestato – anche lui insieme alla moglie – per abusi sulla figlia dodicenne.
Insomma: versioni discordanti, la mancanza totale di collaborazione da parte della madre di Antonio circa la morte di Fortuna ma anche l’assenza di prove concrete non permettono di chiudere nessuno dei due casi. Intanto però alla mamma di Antonio – che lascia il parco Verde, presto ribattezzato “il parco degli orrori” – vengono tolte le tre figlie femmine: l’amichetta di Fortuna, una bimba di due anni e un’altra di tre. Affidate a una casa famiglia, la Procura ottiene di procedere con interrogatori protetti. È in questa fase che la bambina di tre anni comincia a parlare, a raccontare di cose che le ha fatto il patrigno che le «hanno fatto molto male». Lo disegna con dei serpenti sul volto, dice che «tutti gli uomini hanno dei serpenti». A soli tre anni.