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 2015  novembre 18 Mercoledì calendario

La Chaouqui e le Iene

Era circa mezzanotte di lunedì scorso, quando è andato in onda un servizio delle «Iene» dedicato a Francesca Immacolata Chaouqui (Italia 1). Per sottrarsi alle domande di Filippo Roma, la Chaouqui ha giocato al paradosso: «Non sono un corvo. Sono un alieno e vengo da Marte… Se ho fatto qualche cazzata è perché me l’hanno detto gli alieni», e poi decisa: «Ti rendi conto che è un servizio demenziale e che io non ti risponderò su nulla?». Oppure ha scaricato tutte le colpe su monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, suo diretto superiore: dal famoso party organizzato sulla terrazza della Prefettura degli Affari economici nel corso della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II alle recenti indagini sui documenti riservati fatti uscire dalla sacre mura. Sono cose che riguardano la gendarmeria vaticana. Sono lotte di potere.
È l’aspetto pubblico di questa donna che mi ha sempre incuriosito: se la senti parlare, se leggi i suoi messaggi sui social ti chiedi come possa esser arrivata a essere una degli otto membri della Commissione referente per lo studio dei problemi economici e amministrativi della Santa Sede (Cosea). Di lei si dice che sia una buona fonte di indiscrezioni e veleni curiali, già implicata nel caso del maggiordomo Paolo Gabriele e delle segrete carte sottratte da all’appartamento vaticano. Non so, non ho i mezzi per verificare.
Ma è la sua ascesa che lascia perplessi. Sarà protetta da qualche potente lobby, mi dicono. Non stento a crederlo, ma il punto è proprio questo: se una lobby è tanto potente come mai sceglie una persona così chiacchierata? Sono contrario a chi sostiene, citando San Paolo nel latino della Vulgata (Cor, 14, 34-36), che «mulieres in ecclesiis taceant», anzi. Tuttavia, leggendo le tracce comunicative che la Chaouqui ha abbondantemente sparso nei media, mi interrogo sull’immagine che ne viene fuori delle Mura Leonine e della donna nella Chiesa. In attesa di essere smentito.