Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  novembre 18 Mercoledì calendario

Il commento alla partita della Nazionale di Mario Sconcerti

La partita era un esempio di campionato europeo, tra popoli che giocano tutti lo stesso calcio. La Romania oggi è chiunque: buona organizzazione, buone individualità, nessuna eccezionale, tutti capaci di far girare il pallone. Ma in un torneo del genere anche l’Italia è chiunque. Non è una condanna, è una possibilità. Siamo una moneta in aria, non sappiamo la faccia che uscirà. Conviene allora entrare nei particolari. Contro la Romania abbiamo provato il 4-4-2, che è poi la base di qualunque calcio moderno. Ma anche questa idea di leggera universalità sarebbe un errore in un torneo brevissimo come un Europeo. Qui sto con Conte e la sua singolarità, il suo verificarsi di volta in volta con gli avversari. Ci sono momenti in cui si sperimenta per incidere nella storia del calcio, altri in cui si gioca per il risultato. L’Europeo è uno di questi. L’Italia ha più soluzioni in repertorio, nessuna decisiva, tutte abbastanza importanti. Non abbiamo molto più degli altri se non questa insistenza che ci porta a fare spesso risultato. Una specie di dispersione tra normali, dove Pellé è uguale a Okaka e tutti e due sfiorano Eder. Siamo una nazionale di gruppo, per la prima volta senza Mazzola e Rivera o Totti e Del Piero, con degli onesti attivisti che quando corrono sanno anche dove mettere la palla. Credo che la formula migliore sia con un regista e due mezzeali, più due esterni veri e un centravanti. Non è qualcosa di molto diverso da ieri. Il 4-3-3 non prevede semplicemente tre centrocampisti, ma un regista davanti alla difesa e due interni che a turno attacchino l’area avversaria. Direi Marchisio più Florenzi e Parolo. In nazionale Florenzi non può essere un esterno, è solo una soluzione tattica, non strategica. Va bene per un’ora, non come base. A destra Eder, a sinistra Candreva o El Shaarawy, a seconda dell’avversario e della condizione. La vera base è questa ed è una base diversa dal resto d’Europa. Nessuno in Europa gioca come noi, male, benissimo o peggio, è quasi un particolare. Gli altri sono tutti uguali, possesso palla, gioco orizzontale, tiro da venti metri. Noi siamo confusi e diversi, ma andiamo in verticale. Si può provare