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 2015  novembre 18 Mercoledì calendario

Significati della Marsigliese

«La Marsigliese è il più grande dei generali». Parole di Napoleone, convinto che il canto della Rivoluzione e della libertà, avesse influito sulle sue vittorie e sui momenti gloriosi della Francia. Non è soltanto uno degli inni patriottici più belli (sulle cui origini si è risaliti a Mozart). La Marsigliese è il riferimento identitario della cultura popolare, anche se in alcuni periodi «imperiali» fu soppresso per i riferimenti ai diritti dei cittadini. Napoleone III adottò una canzone che non dispiacerebbe a Hollande : «Partendo per la Siria».
Nell’emozionante coro che in questi giorni di dolore risuona nel Parlamento, nelle piazze e scuole di Francia c’è l’orgoglioso spirito di reazione di un popolo. I francesi cantarono la Marsigliese sulle barricate della Rivoluzione, nelle battaglie napoleoniche, nella Francia occupata dai nazisti e oggi nella Francia ferita dal terrorismo.
Proprio per la sua valenza identitaria, la Marsigliese riassume anche contraddizioni della Francia di oggi. Furono un trauma, nel 2002, i fischi all’inno prima della partita Francia-Algeria. La cosa si ripetè per la Coppa di Francia e il presidente Chirac lasciò indignato la tribuna. Il presidente Sarkozy, indignato per i fischi a Francia-Tunisia, propose di rendere obbligatoria nelle scuole la conoscenza dell’inno, per marcare i valori della Republique fra i giovani. I fischi erano un campanello d’allarme. Provenivano dai giovani delle periferie in cui dieci anni fa scoppiò la rivolta. Già allora, per molti di loro, cittadini francesi per passaporto, l’identità era un’altra cosa, un miscuglio di origini etniche, tendenze religiose, antagonismo sociale, contaminazione della lingua. La Marsigliese non celebrava una vittoria sportiva, era il simbolo di una Republique lontana, ostile e nemica. Con la Marsigliese comincia «All You Need Is Love», di John Lennon. Voleva un mondo senza guerre. È stato ucciso anche lui.