La Stampa, 18 novembre 2015
L’effetto Bataclan sul mondo della musica. Uomini armati davanti al camerino di Bob Dylan a Bologna
L’effetto-Bataclan, col suo carico terribile di morti ammazzati al concerto di Parigi, contagia il mondo della musica live europea, modificandone stili e abitudini: stasera e domani, prime date del tour italiano di Bob Dylan, biglietteria e camerini del teatro Manzoni a Bologna saranno presidiati da due uomini della security armati, una novità assoluta per eventi del genere. La decisione è stata presa di comune accordo fra la direzione del teatro e l’agente dell’artista, così i vigilantes andranno a sommarsi ai nove body guard di servizio all’interno della sala e alla polizia dislocata fuori.
Intanto si susseguono le cancellazioni delle tournée in Europa: dopo i Foo Fighters, anche Prince ha annullato i concerti già programmati nel vecchio continente, mentre gli Eagles of Death Metal, che dal palco del Bataclan sono riusciti a scappare prima che il massacro coinvolgesse anche loro, hanno rinunciato a suonare stasera a Ginevra. Non c’è ancora chiarezza sul resto del tour, che dovrebbe vederli di scena in Italia la prossima settimana per tre date a cominciare dall’Hiroshima mon amour di Torino: la Dna Concerti, la loro agenzia, non ha avuto comunicazioni di alcun tipo dal gruppo. Gli U2 erano stati i primi a cancellare lo show previsto a Parigi per sabato, recandosi sul luogo della strage per rendere omaggio alle vittime; Bono ha poi commentato con una radio irlandese: «È il primo attacco diretto alla musica… Sono la nostra gente, avrei potuto esserci io».
No a discriminazioni
Sul versante italiano, gli organizzatori di concerti abbozzano scenari sulle possibili conseguenze degli attentati di Parigi. Claudio Trotta dell’agenzia Barley Arts, che l’estate scorsa ha portato in Italia gli AcDc davanti a un pubblico di 90mila persone, dice che «forse si può studiare la fattibilità e la sostenibilità dei costi che comporterebbe il mettere dei metal detector agli ingressi. Abbiamo anche chiesto dei preventivi. Le perquisizioni non sono di nostra competenza, ma della polizia: le società di security cui appaltiamo i controlli possono far aprire le borse, ma non metterci le mani. Al massimo possiamo segnalare le persone sospette, ma per quanto mi riguarda mi rifiuto di adottare qualsiasi comportamento discriminatorio, sarebbe la rovina totale».
Ferdinando Salzano, di F&P Group, ha organizzato il recente concerto di Ligabue a Reggio Emilia, 150mila ragazzi: «La mia prima reazione alla strage del Bataclan è stata di disperazione, pensando a quanto siamo vulnerabili. L’unico modo è alzare il livello di sicurezza e superare intimidazioni, poi sta alle forze dell’ordine aumentare i controlli, e gli unici veri controlli puoi farli agli ingressi, senza però trasformare il concerto in uno stato di polizia. Non credo che ci saranno cali sostanziosi di pubblico, la vera reazione è continuare a esserci, se no fai il gioco dei terroristi».
Spirito di aggregazione
Lele Roveri è il direttore dell’Estragon, locale bolognese da 1.800 posti legato al Bataclan da una programmazione comune e da una fisionomia molto simile, per dimensioni e tipologia di pubblico: «Facciamo parte dello stesso circuito europeo, molte band che suonano da loro vengono anche da noi. Non c’è vigilanza che tenga: se si presenta gente armata di kalashnikov i controlli sono semplicemente inutili. Se poi per assurdo fossi costretto a mettere la vigilanza armata, sarei proprio costretto a chiudere, perché verrebbe meno lo spirito di aggregazione di questi locali».
Ieri sera all’Estragon suonavano tre band metal americane e il manager ha chiesto la presenza di una pattuglia di polizia davanti al locale: «Ma anche quello è un palliativo, davanti a qualcuno con una cintura esplosiva…».