17 novembre 2015
In morte di Mario Cervi
Gian Galeazzo Biazzi Vergani per ilGiornale.it
Tra i co-fondatori de “il Giornale”, uno dei primi a seguire Indro Montanelli dopo l’addio al Corriere della Sera, Gian Galeazzo Biazzi Vergani è stato a lungo condirettore della testata.
L’attuale presidente della Società europea di edizioni ha conosciuto da vicino Mario Cervi, che è morto questa mattina intorno alle 8.30, a 94 anni. L’annuncio del decesso nella riunione di redazione.
È morto Mario Cervi, una grande disgrazia per il Giornale, del quale era uno dei fondatori e una colonna importante. Ma è una sciagura anche per il giornalismo italiano, che aveva in Cervi un personaggio di primo piano per qualità e limpidezza di comportamenti.
La sua vita professionale è segnata da due tappe: il “Corriere della Sera” e “il Giornale”.
Noi eravamo già pronti per partire quando Cervi arrivò dal Cile dove era stato inviato dal Corriere per la crisi che portò Pinochet al potere.
Mandammo il suo amico Corrado a spiegargli la situazione e a proporgli di aderire alla nostra iniziativa. Aderì subito per la colleganza con i tanti colleghi che erano al Giornale e per la sua grande stima per Montanelli, il quale poi lo scelse come suo collega e collaboratore per concludere la sua “Storia d’Italia”.
Molto avanti con gli anni era ancora giovanile sul lavoro e imbattibile per la memoria.
Il rimpianto è unanime.
Antonio Carioti per il Corriere.it
La scomparsa di Mario Cervi, che si è spento all’età di 94 anni, è una perdita non solo per il giornalismo, ma anche per la storiografia. Nato a Crema il 25 marzo 1921, cronista di razza, aveva intrapreso la professione molto giovane al «Corriere della Sera» nel 1945, subito dopo il ritorno dalla prigionia in Germania. E si era affermato presto come inviato speciale, seguendo grandi processi e poi avvenimenti internazionali di assoluto rilievo, come la crisi di Suez del 1956.
Ma Cervi era stato anche un pioniere nella ricostruzione degli eventi storici, in particolare con il suo libro «Storia della guerra di Grecia», uscito nel 1965 da Sugar e poi riproposto da Mondadori nel 1969: in quel saggio aveva narrato per primo, senza reticenze, una vicenda del secondo conflitto mondiale fino allora rimossa, assai imbarazzante e disonorevole, per l’aggressione compiuta dall’Italia fascista nel 1940 e per la gestione disastrosa da parte di chi l’aveva decisa e condotta. Più tardi si era occupato di altri eventi scomodi come il disastro dell’8 settembre e la disfatta di Caporetto.
Uomo di idee moderate, Cervi nel 1974 aveva lasciato il «Corriere» per seguire Indro Montanelli al «Giornale». E poi con lo stesso Montanelli, a partire dal 1979, aveva scritto per Rizzoli una lunga serie di libri sulla storia d’Italia, portando a termine il lavoro intrapreso da Indro molti anni prima. Sempre al fianco di Montanelli, Cervi aveva partecipato all’effimera esperienza della «Voce», tra il 1994 e il 1995, per poi tornare al «Giornale» e assumerne per la direzione dal 1997 al 2001. E al «Giornale» era rimasto fino all’ultimo, come una delle firme più autorevoli di quella testata.
[Leggi anche l’intervista a Mario Cervi di Stefano Lorenzetto]