Il Sole 24 Ore, 17 novembre 2015
L’industria italiana della moda si avvia a chiudere il 2015 in crescita del 5% a 74 miliardi. L’Italia si conferma maggior esportatore mondiale dopo la Cina
L’industria italiana della moda e degli accessori si avvia a chiudere l’anno con ricavi consolidati a 74 miliardi di euro, in crescita del 5%. Merito dell’export a 60,5 miliardi (+7%): l’Italia si conferma maggior esportatore mondiale dopo la Cina, con una quota di mercato pari al 6,7% a livello globale. A restituire il quadro è un’analisi di Hermes Lab – che considera i settori: tessile, abbigliamento, accessori, pelletteria, calzature, bigiotteria, gioielleria e occhiali – diffusa ieri mattina alla presentazione dell’89esima edizione di Pitti Immagine. La manifestazione, dal tema “Pitti Generation(s)”, a sottolineare la simultaneità delle generazioni nella moda, si terrà dal 12 al 15 gennaio 2016 e riunirà 1.205 espositori (per il 43% stranieri), tra cui 225 new entry.
Per il tessile-moda italiano il 2015 è stato un anno all’insegna dell’incertezza: «L’euro debole ha contribuito a migliorare la performance del Vecchio Continente – ha detto Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagine – ma frenato gli Usa e la Cina. Speriamo che gli attentati di Parigi non fermino i flussi turistici verso l’Europa». Ma, soprattutto, è stato un anno altalenante: un’indagine campionaria condotta da Smi su un paniere di circa 100 aziende e relativa ai primi nove mesi del 2015 evidenzia che tra gennaio e marzo il fatturato complessivo è aumentato dell’1,8% (contro un +3,4% del 2014), trainato dall’abbigliamento-moda (+3%). Nel secondo trimestre 2015 l’incremento è stato maggiore (+2,4% sul 2014), ma i tassi di crescita registrati lo scorso anno (+6,1% nello stesso periodo rispetto al 2013) sono un lontano ricordo. Le stime relative al terzo trimestre parlano di una sostanziale stabilità (+0,3%) con il tessile a fare da driver (+0,8%). Il sentiment, comunque, è positivo: il 20% delle imprese del paniere esaminato da Smi confida in un miglioramento della congiuntura mentre il 77% ritiene che l’anno si concluderà all’insegna della stabilità. «Il 2016 potrebbe addirittura segnare la ripresa del nostro mercato interno» ha detto Marzotto.
Gli occhi sono, comunque, puntati oltre confine: nei primi sette mesi dell’anno l’export del tessile-moda è salito a 17,4 miliardi, in aumento del 2,2% sullo stesso periodo 2014 (Smi su dati Istat). Nel dettaglio: il fatturato estero dell’ abbigliamento-moda è cresciuto del 2,6% a 11,3 miliardi con la maglieria a fare da traino, mentre quello del tessile ha superato i 6,1 miliardi (+1,5%) con un +5,3% del tessile casa. Le importazioni sono in aumento (+6,5% a livello complessivo), ma il saldo della bilancia commerciale rimane positivo a 5,3 miliardi. Nei primi sette mesi dell’anno le esportazioni sono cresciute sia nei paesi Ue (+1,8%), che assorbono il 54,8% dell’export di settore, sia nell’area extra Ue (+2,8%) con Germania (+1,4%), Francia (-3,3%) e Usa (+22,1%) primi tre clienti dei prodotti italiani. «Gli Usa, grazie al dollaro forte, hanno ricominciato a viaggiare e consumare in Europa – ha detto Marzotto – e stiamo avendo riscontri positivi sia dal Medioriente sia dal Giappone. Il calo dei russi c’è stato, ovviamente: loro, al contrario degli americani, stanno ricominciando a fare acquisti entro i loro confini». Dall’indagine campionaria di Sistema Moda Italia emerge anche una fotografia del terzo trimestre 2015: le stime delle aziende coinvolte prospettano una leggera crescita sia per l’export del tessile (+1,4%) sia per quello dell’abbigliamento-moda (+1,7%).
Pitti rappresenta da sempre una vetrina globale per le aziende del made in Italy: l’ultima edizione ha accolto 24mila compratori di cui il 36% stranieri. L’edizione di gennaio 2016 non sarà da meno. Sempre in sinergia con la città: «Supporteremo Pitti, un riferimento mondiale, nella programmazione di eventi sempre più interessanti – ha detto Andrea Cavicchi, neo presidente del Centro per la moda di Firenze –; potremmo avere qualche problema logistico per i cantieri, ma sono l’ emblema dell’evoluzione della città».