ItaliaOggi, 17 novembre 2015
L’abate di Montecassino che pasteggia a Champagne (e non con lo spumante) e Al Bano che elimina le erbacce dalla vigna per un sorso di saggezza. Frasi scelte da Paolo Siepi
È veramente disgustoso che l’abate di Montecassino pasteggiasse a champagne. Con tanti buoni spumanti che abbiamo in Italia. Gianni Macheda.
Berlusconi è ormai un politico finito. Un grande leader che oggi è ostaggio di una serie di individui di cui è meglio non parlare. Denis Verdini (Tommaso Labate). Corsera.
Siamo venuti qui da Scelta civica per vedere come è fatto un congresso, visto che noi non ne abbiamo mai fatti. Paola Pinna, ex M5S (Alessandro Trocino). Corsera.
Le riforme di Renzi sono pericolosissime, concentrano il potere nelle mani di uno solo. Corrado Passera. Corsera.
In Italia le primarie non vanno bene quando si viene nominati da Berlusconi, invece fanno comodo per far sfracellare contro un muro gli altri. Insomma, vanno bene per scegliere tutti, tranne se stessi. Laura Ravetto, Forza Italia. la Repubblica.
Sono pentito di alcune battute. Quella sull’orango e la Kyenge, per esempio, me la potevo risparmiare. Roberto Calderoli, Lega (Antonello Caporale). Il Fatto.
Non vogliamo l’aumento della spesa pubblica per il semplice e banale motivo che siamo noi a finanziarla con le tasse. Nicola Porro. il Giornale.
Se il Pd non vincesse al primo turno, tutta la destra voterebbe per il Movimento 5 Stelle al ballottaggio. Garantito. Michele Emiliano, governatore della Puglia, Pd. Il Fatto.
Vi è qualcosa di persino più grave della crisi della giustizia, di cui si parla giustamente tanto: è la crisi della fiducia nella giustizia. Per una società democratica è di vitale importanza che il popolo creda nella giustizia che è amministrata in suo nome; ancora più importante, oserei dire, al metodo utilizzato e al risultato ottenuto. Glauco Giostra. Corsera.
I nostri voti sono al lumicino, sì: ma anche se ne avessimo solo uno, di voto, sarebbe uno di troppo rispetto a quello che ci siamo meritati in questi mesi. Enrico Zanetti, segretario di Scelta Civica. Corsera.
Il popolo ha scelto me, la musica è cambiata. Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia. la Repubblica.
L’avvento di Renzi è apparso improvviso e fulmineo, è stata raccontata agli italiani una guerra-lampo dalle cadenze napoleoniche. Senza opporre resistenza, partiti, sindacati, associazioni di categoria, salotti finanziari, poteri editoriali e mediatici, intellettuali di professione si sono consegnati al giovane Conquistatore venuto da Firenze. Marco Damilano, La repubblica del selfie. Rizzoli. 2015.
Il leccaculi non dà giudizi di valore sul culo da leccare. Gli piace perché gli serve. Sembra che sia al servizio di qualcuno, invece lecca per amore di sé. Si procura vantaggi, vuole protezioni, cerca complicità. Evita di farsi dei nemici. Si dichiara disponibile. L’adulatore è uno che ti fa sapere questo: su di me puoi contare. È socievole. Tiene insieme la baracca, fa girare la macchina, butta olio sugli ingranaggi. Si aspetta che tu sia disposto socievolmente a fare altrettanto. Alfonso Berardinelli. il Foglio.
Nel 1936 a Manlio Cancogni non gliene fregava nulla della guerra di Spagna: «I franchisti stavano investendo Madrid, e il mondo (sembrava dai giornali) non si occupava di altro. Convenimmo che quell’avvenimento non ci riguardava. Fascismo, o comunismo, o liberalismo, per noi facevano lo stesso. Astrazioni, idee, parole. La vita era un’altra cosa». Camillo Langone. Il Foglio.
Nel 2003 il Nobel Carlo Rubbia diceva che i valori delle auto Euro 4 erano così bassi che non valeva la pena di spendere ulteriormente per ridurne l’inquinamento. Invece tutti hanno accelerato; Euro 5, Euro 6 e così via. Con l’entusiasmo dei costruttori perché così si dovrebbe cambiare modello di auto ogni tre/quattro anni. Enrico De Vita, ingegnere ed ex caporedattore della rivista Quattroruote (Roberto Iasoni). Corsera.
Né Gesù, né San Francesco sono dei modelli per l’uomo medio di oggigiorno. L’etica cristiana (lo dico per chi non lo ricordasse) prevede la santità, che anche un illuminato umanista come Montaigne avrebbe considerato «virtù eccessiva». Alfonso Berardinelli. il Foglio.
Oltre ai moltissimi albanesi delusi che stanno tornando a casa (87 mila da giugno 2010 a giugno 2014) ci sono i primi italiani che vogliono ricostruirsi un’esistenza in Albania anche se questo è un paese più povero. «Avevo messo da parte 200 mila euro», spiega Gaetano Motola, «ho deciso di investirli nella passione per il cibo. Io e mio fratello avevamo aperto un ristorante a Mombaroccio, un piccolo borgo medioevale nelle Marche. Non mancavano i clienti, ma il 70% dell’incasso finiva nelle mani dello Stato. Lavoravamo per niente. Qui in Albania, invece, è diverso: le tasse non possono superare il tetto del 20%». Niccolò Zancan. La Stampa.
Un tempo in Rai si sperimentava di più. C’erano molte novità, ci si incamminava in percorsi inesplorati. Maurizio Ferrini, ad esempio, è stato il primo leghista, si era inventato il «muro di Ancona» e con lui, per la prima volta, si metteva in caricatura anche un comunista. Tortorella diceva: siamo diventati un partito di macchiette. Renzo Arbore (Silvia Fumarola), la Repubblica.
I fioi (figli) non sopportano l’idea che qualcuno, in tempo di crisi economica, negri e teroni, cinesi e komunisti, marocchini, clandestini e xigani, rom e rumeni, possano spogliarli violentemente dei loro beni, della loro occludente proprietà privata peraltro faticosamente e gloriosamente meritata a suon di sfacchinamento duro, blasfemia infernale, sveglia alla xinque, calli sui dei (dita), schiena incurvada, nero sulle onge (unghie), sparagnar (risparmiare) sui materiali, tirar su tutto, sotterrare i schei (soldi) in giardino, zento (cento) dipendenti in nero, zero ferie, corretta evasione fiscale, moglie-serva, un prosecco al di’, paroni (padroni) a casa nostra, niente politica, niente stato, niente burocrasia, niente scuola, niente cultura, niente di niente, prima il Veneto, lavorar, far su. Francesco Maino, Cartongesso. Einaudi, 2014.
Con l’auditel i dirigenti delle reti Tv sono diventati dei contabili, come in un’azienda di saponette, e lo dice un «non comunista» filo mercato, filo liberale. C’è un depauperamento della vena artistica. Per fare un film chiedono solo: quanto può incassare? Zavattini non si fece a questa domanda. Renzo Arbore (Silvia Fumarola). la Repubblica.
Quando ero bambino, mio padre mi portò alla vigna e mi insegnò a liberarla dalle erbacce: «Se dai alla terra, la terra ti dà», mi diceva. Così ho capito che, prima ancora del vino, dalla vigna ti veniva un sorso di saggezza. Al Bano. Il Giornale.
Siamo stati anche noi emigranti. Ma l’America non era Lampedusa. Roberto Gervaso. il Messaggero.