ItaliaOggi, 17 novembre 2015
In questi giorni Riccardo Ruggeri non ha scritto, si è riletto il «Discorso di Ratisbona» di Papa Ratzinger e «Soumission» di Michel Houellebecq: «A me bastano e avanzano, lì c’è già scritto tutto, come andrà a finire io lo so, almeno letterariamente. Sottomettetevi, e vivrete»
Per tre giorni mi sono rifiutato di commentare la strage di Parigi, avvenuta al grido di Allah Akbar (Allah è grande). Piuttosto di scrivere «Parigi brucia», «Costoro non potranno toglierci la gioia di vivere», «È guerra!», «Aiutiamo l’Islam moderato» mi sono messo in sciopero, non ho fatto tweet, non ho scritto, ho taciuto. Sacrosanto esprimere le condoglianze alle famiglie degli assassinati, ma meglio fermarci lì. Significherebbe accettare di essere immersi nella solita nuvola di cipria «emotivamente corretta», dove le Classi Dominanti occidentali ci costringono, con i media, eccitandoci o calmandoci a loro piacimento. Ormai noi europei siamo sempre meno cittadini liberi e consapevoli, sempre più banali consumatori di prodotti scadenti o di comunicazione-truffa, ricca di ormoni e di Ogm.
Tanto fra qualche giorno, dopo un’ubriacatura di paroloni (mattanza, terrore, kamikaze, orrore), lo spreco di «Je suis qualcosa», di Torri gemelle, dopo la prudente dissociazione delle diverse comunità islamiche, dopo i soliti riti del caso (la Tour Eiffel spenta, il nuovo grattacielo di NY illuminato con il tricolore francese), Hollande con il casco-elmetto («Guerra! «Saremo spietati!»), arriveremo al punto. Sarà il momento in cui dalle fogne ideologiche del politicamente corretto, del multiculturalismo dominante, i colti ci spiegheranno che gli otto franco-belga-musulmani erano fondamentalisti (con l’uso del termine fondamentalista i nostri leader si mettono la coscienza a posto), erano criminali comuni (vero), dobbiamo difendere l’islam moderato (?), e tutto l’armamentario dialettico del chiacchiericcio cultural-ideologico-salottiero.
Spostiamoci a Firenze, un consiglio di classe vieta a bambini delle elementari di visitare una mostra di arte sacra (Chagall, Picasso, Matisse) per non urtare la sensibilità degli islamici (sic!). Che centra una classe elementare fiorentina con Bataclan? C’entra, eccome, nel mondo magico della comunicazione politica tutto si tiene. Di fronte a queste apparenti idiozie, meglio un passo indietro, è inutile commentare fatti sui quali la nostra Classe Dominante è incapace di analisi e di decisioni.
Ogni volta ci riempiono di emozioni manipolate, ma mai ci hanno spiegato il vero scenario di riferimento: la guerra non è fra Isis e noi, è fra due scismi religiosi dell’Islam, gli sciiti (Iran) e i sunniti wahabiti (Arabia Saudita) che si odiano e si combattono da centinaia d’anni. Alla metà degli anni ’80 ero spesso in Irak, c’era la guerra Irak-Iran (consuntivò 1,5 milioni di morti, poca pubblicità sui media), allora l’Occidente era schierato compatto con Saddam, Khomeini era il male (rileggetevi la meravigliosa intervista di Oriana Fallaci). Gli ufficiali irakeni erano addestrati dagli americani, oggi, generali, sono le menti strategiche di Isis, dopo che gli americani li hanno licenziati, sciogliendo l’esercito (idiozia). Le guerre non si fanno sull’emotività del momento, ma valutando il «dopo». Soprattutto rispondendo a una domanda chiave: siamo disposti che i nostri figli e nipoti indossino gli scarponi («boots on the ground») e vadano a morire? E se sì, sono capaci di combattere?
E poi, chi è il nostro nemico? Una volta per tutte, decidiamoci. Sono i tagliagole dell’Iran (figli di Khomeini) che odiano gli occidentali per i loro costumi e vogliono l’atomica per distruggere Israele o sono i tagliagole di Isis che vogliono distruggere gli sciiti e tutti quelli (occidentali compresi) che si oppongono ai loro disegni? Lo confesso, non l’ho ancora capito, parrebbe che non lo sappiano neppure loro, infatti autorizzano la bomba atomica iraniana (seppur a tempo), al contempo gestiscono gli enormi flussi e patrimoni petroliferi-finanziari dell’Arabia Saudita e degli Emiri del Golfo, vendendo loro le armi. È possibile tenere i piedi in due staffe?
Mi sono riletto il «Discorso di Ratisbona» di Papa Ratzinger, riletto il libro «Soumission» di Michel Houellebecq, a me bastano e avanzano, lì c’è già scritto tutto, come andrà a finire io lo so, almeno letterariamente. Sottomettetevi, e vivrete