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 2015  novembre 17 Martedì calendario

Contro l’autocensura “islamicamente corretta”. «Io voglio poter dire che (anche) la religione islamica non mi piace per niente, anzi, la giudico incivile anche quando moderata. Se i musulmani sono troppo permalosi, si adeguino oppure si adeguino»

Credo che molti cosiddetti opinionisti, sui giornali e in tv, dovrebbero esprimersi solo su temi sui quali possano esercitare una pur infinitesimale influenza. Invece vedo colleghi che si atteggiano a consiglieri della Nato dopo aver compulsato un paio di blog: ma ad ascoltarli non c’è Obama, forse neppure il ministro Pinotti, semmai ci sono dei cittadini ordinari che vorrebbero capire che cosa potrebbero fare nel loro vivere civile, nelle loro vite ordinarie, che poi sono le stesse vite degli opinionisti illuminati; capire se qualcosa stia davvero cambiando – prima e dopo i fatti di Parigi – e se davvero ci sia un problema «culturale», come direbbero gli stessi opinionisti.
Partiamo dai dati di fatto accessibili a tutti. La Francia è in stato d’emergenza, noi no. La Francia ha chiuso le frontiere, noi no. La Francia ha spedito i caccia a bombardare l’Isis, noi no. La Francia è uno stato laico, noi no, o solo in parte, perché di fatto identifichiamo come massima risposta culturale la riproposizione di un giubileo religioso indetto ufficialmente da uno Stato estero – il Vaticano – nel quale, a dirla tutta, come nell’islam, le donne sono discriminate. In Francia i cattolici generici sono 42 milioni ma solo 1 milione e 900mila vanno in chiesa, mentre i musulmani generici sono solo 6 milioni ma quasi 5 milioni osservano il ramadan e vanno in moschea o bloccano interi quartieri mettendosi a pregare per strada, tanto che il Consiglio dei musulmani ha già chiesto di poter occupare le chiese cattoliche ogni venerdì. Noi no, da noi si professano cattolici una cinquantina di milioni d’italiani e 15 milioni sostengono anche di andare a messa: ma, anche se le chiese fossero gremite, nessun cattolico si stenderebbe con un tappeto a pregare sul marciapiede; i nostri musulmani in compenso sono solo 1 milione e 600mila ma saranno probabilmente 3,2 milioni nel 2030, crescita maggiore d’Europa: gli studenti islamici sono aumentati del 371 per cento dal 2001. Insomma, non siamo come la Francia, la Francia non siamo noi: ma lo saremo.
Ecco, è di questo problema «culturale» che gli opinionisti dovrebbero parlare a chi concretamente li ascolta. Ha cercato di farlo, per esempio, Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera di ieri, e siccome ha scritto anche delle cose a mio dire sensate – come aveva già fatto Paolo Mieli – si è diffuso un certo panico: anche perché specialità del Corriere, com’è noto, è ufficializzare il lampante, mischiare prudenza e attendismo nel paventare cattivo tempo quando il nubifragio prosegue da giorni. Quindi il primo timore è questo: che sia troppo tardi. Anche perché: che cos’è un cedimento culturale? Le radici cristiane, a mio dire, non c’entrano nulla, perché le mie radici, per dire, non le sento cristiane manco per niente e, nel mio caso, detesto tutte le religioni allo stesso modo: ma mi sono accorto che mi è molto più facile parlar male del Papa, e dei cattolici, che non di un milione e mezzo di islamici che vivono nella Penisola.
 
QUEL CHE VOGLIO DIRE
In premessa, dunque, considero questo il primo cedimento culturale, ma sul quale non voglio cedere: io voglio poter dire che (anche) la religione islamica non mi piace, non mi piace per niente, anzi, la giudico incivile anche quando moderata e più che mai slegata a qualsiasi remotissima ombra di terrorismo. È un’opinione: poi non leggetemi, non pubblicatemi, non so. Ma so che il modus islamico non piace a moltissimi di noi che pure lo rispettano perché sono – siamo – democratici, come l’islamismo di sua natura non è.
Tutto il resto viene dopo, e non m’importa nulla se gli islamici usano importare in Occidente anche un tasso di permalosità sconosciuto alla nostra cultura: si adeguino oppure si adeguino. Non voglio leggere che una gita scolastica è stata annullata perché prevedeva la visita a un Cristo dipinto da Chagall: voglio che gli insegnanti responsabili vengano sanzionati, o, addirittura, come ha scritto Claudio Magris sempre sul Corriere, licenziati. Non voglio che la scuola pubblica elimini dai testi scolastici le parole «maiale» e «carne di maiale» (più tutti i derivati) per non offendere musulmani ed ebrei: perché il mio Paese non è musulmano, non è ebreo, non è neppure propriamente cristiano: è laico, Costituzione alla mano, e i credo religiosi sono affari privati, dovrebbero esserlo. Non voglio leggere che dei capi di Stato – francesi, italiani, europei – eliminano il vino da tavola nei convivi diplomatici: il vino basta non berlo, mentre, se sono nel mio Paese, voglio poterlo bere anziché accondiscendere al galateo di teocrazie dove le condanne e violazioni dei diritti umani sono la norma: so bene che è un fatto di educazione, ma i compromessi cominciano dal vino, e io di compromessi, con chi impicca le adultere e i dissenzienti, vorrei non farne troppi. Non voglio leggere che il nuovo direttore di Charlie Hebdo ha annunciato che non pubblicherà più vignette su Maometto. Non voglio dover stare attento a come parlo più di quanto farei con un altro cittadino del mio Paese. Non voglio rinunciare a circolare in certe zone milanesi dove la gente prega per strada, e dove ogni tanto riecheggia il muezzin: esattamente come voglio poter dire e scrivere – così è – che non gradisco il giubileo papale soprattutto se è anche a spese mie.
 
UNA FORMA DI PAURA
Insomma: la necessità di distinguere gli omicidi dell’Isis dalla cultura islamica non deve costringermi a riservare alla cultura islamica delle attenzioni speciali, sorrette dall’isterismo del politicamente corretto e dalle permalosità degli islamici. C’è gente che l’altra mattina, per prima cosa, e per ore, si è dedicata non agli attentatori di Parigi ma ai titoli di Libero: che potranno piacere o non piacere, ma, come dire, sono democraticamente contemplati. C’è gente che ha chiesto il ritiro di Libero dalle edicole. Domenica ho messo su Twitter una semplice foto con un tizio disteso che teneva la testa sotto la sabbia, e ci ho scritto «buongiorno Occidente»: sono stato ricoperto di insulti. Giuseppe Cruciani, conduttore de La Zanzara su Radio 24, si è visto oscurare la pagina di Facebook perché aveva messo la prima pagina di Libero. Credete che non potrei continuare? Se il primo obiettivo dell’Isis non fosse quello di terrorizzarci, direi che è quello di dividerci: e stanno riuscendo anche in questo. Non è solo ansia di correttezza politica: c’è gente che non ammette l’evidenza soltanto perché, in qualche caso, teme di assecondare Salvini o, in Francia, la signora Le Pen. In fondo è, anche questa, una forma di paura.