Corriere della Sera, 17 novembre 2015
I talk-show non sono minimamente all’altezza della tragedia di Parigi
Era inevitabile. Era inevitabile che i talk domenicali spingessero la loro attenzione sui tragici fatti di Parigi. I talk sono fatti così: un vorticare di opinioni, spesso fragili, opportuniste, inconcludenti. Non importa chi dirige il traffico, si chiami Lucia, Massimo, Pierluigi o Barbara.
Momenti come questi chiederebbero un salto culturale che i talk, strutturalmente, non sono in grado di compiere e così lo spettatore viene preso in un gorgo di giudizi campati in aria, di improvvisazioni emotive, di miseri calcoli partitici. La fortuna del genere si regge su un curioso equivoco: la chiacchiera non è mai in grado di chiamare le cose con il loro nome e, di conseguenza, tutti possono dire la loro. Il talk ha altre attenzioni terapeutiche: sbandierare finte esclusive con i genitori della povera ragazza veneziana, commuoversi per il pianista che per strada suona «Imagine» di John Lennon, canticchiare la «Marsigliese», insomma per un giorno sentirsi dalla parte dell’Indignazione, quasi per esorcizzare il Male, per non vedere che i terroristi sono cresciuti fra noi, che la nostra civiltà è esausta (come predicava Emile Cioran), a portata dei barbari.
La ministra Stefania Giannini ha diramato un comunicato perché i professori spieghino agli alunni cosa è successo a Parigi: «Il nostro patrimonio di valori può essere difeso solo se le nuove generazioni sono aiutate ad uscire dall’indifferenza. Non possiamo cambiare “canale” davanti a queste immagini di morte. Dobbiamo parlarne con i nostri studenti e aiutarli a capire che c’è e ci potrà sempre essere un principio di ricostruzione della nostra identità in cui credere». Cambiare canale? Ma i professori sono in grado di spiegare ai ragazzi che siamo in guerra, che in tv dicono «terrore» ma omettono l’aggettivo «islamista», che il jihadismo è cultura di morte? La scuola, a differenza dei talk, dovrebbe insegnare a non negare l’evidenza. Temo non sia così, temo l’inevitabile.