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 2015  novembre 17 Martedì calendario

In morte di Nando Gazzolo

Maurizio Porro sul Corriere della Sera
È morto ieri a 87 anni in un ospedale di Roma, Nando Gazzolo, attore di molti sceneggiati, uomo di teatro curioso ma soprattutto voce indimenticabile del doppiaggio: sue le voci di David Niven, George C. Scott, Richard Widmark, Yul Brynner, Frank Sinatra, Anthony Franciosa, Jean-Paul Belmondo, Henry Fonda, Marlon Brando, Laurence Olivier, Clint Eastwood e il biblico Mosè Brynner dei 10 comandamenti.
Era figlio d’arte di Lauro Gazzolo e di una annunciatrice dell’Eiar (la Rai del fascismo) e i funerali saranno celebrati a Roma giovedì alle 15 in Piazza del Popolo, mentre al mattino sarà allestita la camera ardente nella casa di cura di Nepi. Nando Gazzolo (fratello maggiore di Virginio) è stato un protagonista dello spettacolo frequentato con lo stesso professionismo in ogni aspetto, dalla radio ai Caroselli (dal ’65 al ’76 fu testimonial di un famoso Amaretto per cui leggeva brani classici) ai ruoli scespiriani: Ottaviano in Antonio e Cleopatra, Orazio nell’ Amleto con Gassmann nel ‘54, il duca Orsino della Dodicesima notte diretta da Castellani con la Barzizza e Shylock nel Mercante di Venezia (‘98).
Nato a Savona il 16 ottobre ’28, aveva debuttato in radio e poi in scena a spiare Gandusio, Ricci, Magni, la Pavlova, i mattatori d’epoca, senza negarsi il piacere di recitare nel corso del tempo parole di autori come Giraudoux, Kleist, Pirandello e perfino Pasolini, con registi come Pagliaro, Sequi, Manfrè, Colli, Bollini. Poco usato al cinema, ogni tanto nei western nostrani, fu la voce, cui il teatro l’aveva addestrato durante anni di quotidiana fatica, il suo jolly dal timbro caldo e pastoso, capace di diverse tonalità e accensioni, perfide e graziose.
Parlarono con la sua voce sia il professor Higgins Harrison di My fair lady che il Montgomery Clift dei Giovani leoni e il violento Gian Maria Volontè dei primi western spaghetti di Leone.
Ma la popolarità del volto di Gazzolo, che nel 2002 è ancora nel cast della fiction Mediaset Valeria medico legale (protagonista Claudia Koll), venne dai successi degli sceneggiati ‘60, tratti dai capolavori della letteratura (Mann, Cronin, Gonciarov, Gautier, Thackeray, James, Bacchelli), dalla Cittadella a Oblomov, dalla Fiera delle vanità ai Buddenbrook, dal Mulino del Po (la voce narrante) a Sherlock Holmes protagonista e Ritratto di signora fino a Capitan Fracassa (il Duca di Vallombrosa).
E negli studi della giovane tv fu diretto da Fenoglio, Bolchi, D’Anza, Blasi, Majano, l’epoca d’oro del video.

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Alessandra Comazzi sulla Stampa

Il teatro, il cinema, il doppiaggio, la televisione degli sceneggiati, la pubblicità: tutto con quella voce fonda e inconfondibile, che non sentiremo più. Nando Gazzolo, nato a Savona, aveva appena compiuto 87 anni: è morto ieri a Nepi, in provincia di Viterbo, dove abitava. Funerali nella chiesa degli Artisti di piazza del Popolo a Roma, giovedì alle 15. Ancora nel 2007 era stato in scena con il Burbero benefico di Goldoni. Nella sua carriera interpretò film personalmente, ma soprattutto doppiò grandissimi attori, David Niven, Michael Caine, Frank Sinatra, Yul Brynner, Marlon Brando, Laurence Olivier, Clint Eastwood, che ancora sembra di sentire parlare come parlava lui.

Figlio d’arte

Aveva una dizione perfetta, porgeva e scandiva le battute in modo da lasciar capire tutto al pubblico, anche quando sembrava sussurrasse. Figlio d’arte, apparteneva a una di quelle famiglie dove il teatro si respira con l’aria. Attori il padre Lauro, il fratello Virginio, il figlio Matteo; annunciatrice radiofonica, quindi altra gran bella voce, la madre Aida Ottaviani, e alla radio cominciò pure lui.

La sua generazione non era più, però, quella dei teatranti scavalcamontagne: bensì dei teatranti che incontravano la tv. Adesso è tutta fiction, ma una volta si chiamavano romanzi sceneggiati. Prodotti tipici della tv Anni Sessanta, si ispiravano a opere letterarie, romanzi, grandi classici italiani, francesi, russi, inglesi. E Fernando Gazzolo detto Nando, che era nato sulle scene, recitò tanto, in tv. Fin dal 1958, con Capitan Francassa, dove era il duca di Vallombrosa. Poi fu accanto a Alberto Lupo nella Cittadella, e nella Fiera delle vanità con Romolo Valli, Adriana Asti, Ilaria Occhini. Era così, la televisione di quei tempi: gli sceneggiati (questi tre avevano la regia di Anton Giulio Majano), si giravano in diretta, ci volevano attori che sapessero recitare veramente. Infatti, la prima fonte di ispirazione televisiva, e prima area di reclutamento, era proprio la prosa. Sempre nel 1968, Gazzolo fu Sherlock Holmes per sei puntate, con Gianni Bonagura che faceva Watson. Un’altra grande differenza rispetto al passato è che gli esperimenti non si ripetevano: una serie andava bene? Si passava oltre. E quindi ecco la nostra Voce nei Buddenbrook, anno 1971, e altro cast teatralmente stellare: Paolo Stoppa, Rina Morelli, Glauco Mauri.

La prima generazione di bambini cresciuti con la tv riconosceva al volo Nando Gazzolo. Aiutata, anche, dalla diffusissima pubblicità di un liquore, che però non lo condizionò più di tanto, come invece accadde a Ubaldo Lay, a Ernesto Calindri, identificati col prodotto che reclamizzavano.

Gazzolo no. Gazzolo continuava per la sua strada. Doppiava grandi attori, recitava a teatro gli amati classici, Shakespeare, Goldoni, anche Dario Fo. In tv, fu ancora nel 2002 accanto a Claudia Koll in Valeria medico legale, poi nel 2003 in Casa famiglia.

Il teatro, il cinema, il doppiaggio, la televisione degli sceneggiati, la pubblicità: tutto con quella voce fonda e inconfondibile, che non sentiremo più. Nando Gazzolo, nato a Savona, aveva appena compiuto 87 anni: è morto ieri a Nepi, in provincia di Viterbo, dove abitava. Funerali nella chiesa degli Artisti di piazza del Popolo a Roma, giovedì alle 15. Ancora nel 2007 era stato in scena con il Burbero benefico di Goldoni. Nella sua carriera interpretò film personalmente, ma soprattutto doppiò grandissimi attori, David Niven, Michael Caine, Frank Sinatra, Yul Brynner, Marlon Brando, Laurence Olivier, Clint Eastwood, che ancora sembra di sentire parlare come parlava lui.

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Fabio Ferzetti sul Messaggero

È morto in una clinica di Nepi, dopo lunga malattia, Nando Gazzolo, volto ma soprattutto voce celebre del cinema e della tv italiani negli anni 60-70, doppiatore di tanti grandi attori stranieri, da David Niven a Michael Caine, da Henry Fonda a George C. Scott. Ma anche di non pochi italiani, quando cambiare voce agli interpreti era pratica corrente nel nostro cinema e più o meno accettata dagli stessi attori.
Era sua, ad esempio, la voce di Volontè nei primi due western di Leone, Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più, ma doppiò anche il giovane Franco Nero in Django e in un paio di altri western spaghetti. Col tempo, anzi, il timbro così profondo e riconoscibile di Nando Gazzolo era diventato una specie di marchio di fabbrica, una garanzia di qualità e di continuità che grazie anche alla grande popolarità televisiva sapeva rendere familiari i generi e i volti più diversi, secondo il criterio discutibile ma efficace che ha fatto la fortuna del doppiaggio made in Italy.

GLI ESORDI

Naturalmente sarebbe sbagliato ridurre il talento e l’attività di un attore di rango come Nando Gazzolo alla sua sola voce. Ma è vero che segni e coincidenze abbondano. Nato a Savona il 16 ottobre 1928, dall’attore e doppiatore Lauro Gazzolo (indimenticabile “vecchietto del West” per generazioni di spettatori) e da Aida Ottaviani Piccolo, annunciatrice radiofonica dell’Eiar (e due...), Fernando Gazzolo detto Nando esordisce giovanissimo alla radio, debutta a teatro ventenne con Antonio Gandusio, si fa notare nel 1951 con un Antonio e Cleopatra diretto da Renzo Ricci, per poi fare Orazio nell’Amleto messo in scena da Gassman e Squarzina, 1954.
Presto però Gazzolo viene scoperto dal doppiaggio, pratica che personalmente amava poco, e la sua carriera si divide in due, anche se dagli anni 70 tornerà al teatro (fra l’altro con una pièce di Dario Fo, Chi ruba un piede è fortunato in amore). Da un lato il cinema, con film soprattutto di genere (Costantino il grande, Totò e Cleopatra, Django spara per primo) e soprattutto la tv, con decine di titoli popolarissimi negli anni d’oro della Rai, da L’avaro di Cottafavi agli sceneggiati di Anton Giulio Majano, Capitan Fracassa, La cittadella, La fiera delle vanità, passando per Processo a Gesù, Sherlock Holmes (Watson era Gianni Bonagura) e per l’insolito western-musical Non cantare, spara.Dall’altra il doppiaggio di un esercito di grandi nomi: Rex Harrison, George C. Scott, Rod Steiger, Richard Widmark, Charlton Heston, Yul Brynner, perfino Clint Eastwood nel primo Ispettore Callaghan avevano la sua voce. Anche se Gazzolo, lucidamente, dichiarò più volte di non avere nessuna passione per il doppiaggio, che anzi considerava «un tradimento molto grave», capace di «falsare completamente la personalità dell’attore».
Giovedì alle 15, alla Chiesa degli Artisti di piazza del Popolo, l’ultimo saluto.