la Repubblica, 16 novembre 2015
Il lamento di Clerici per il doppio contemporaneo (per la cronaca, Bolelli e Fognini hanno perso)
Scusate se mi dilungo su quanto – fossi mai divenuto famoso – potrebbe essere qualcosa di simile a un pubblico diario. Più modestamente, una lettera alla famiglia di aficionados del tennis, i miei parenti elettivi. Sono arrivato a Londra, per sentire la mia nipotina francese dirmi al telefono «quelli che fanno scoppiare le bombe sono cattivi» e per pensare che, come dissero nel 1948 il Conte Sforza, e in Francia Maurice Schumann, l’unione europea dovrebbe avere l’esercito da schierare in Iran.
Ho visto due partite di tennis, nel pomeriggio, giacché alla sera cominciano troppo tardi per i nostri giornali, e una mia protesta di anni addietro è stata del tutto ignorata da gente che al prossimo referendum potrebbe commettere la storica nefandezza di uscire dall’Europa. La prima partita è stata quella che mi aveva annunziato all’aeroporto di Linate Flavia Pennetta. Ero, per una volta, sostenitore, se non proprio tifoso, dei nostri due ragazzi. Sostenitore di Bolelli, che avevo sbagliato nel pronosticare tra i grandi, quando me l’aveva preannunciato grande il fotografo Tonelli, vecchio aficionado quando me. L’ammirevole gestualità di Simone Bolelli non aveva poi trovato pieno riscontro nei risultati, a causa di ostacoli umani, più che tecnici.
Lo stesso è forse accaduto al suo partner Fognini che, in una intervista propiziata da Giuseppe Marzo di Sky, il suo allenatore spagnolo catalano Josè Perlas ha definito «pronto a ripartire, dopo una salita che si è arrestata proprio mentre ascendeva». Gioverà, a simile ripartenza, il prossimo matrimonio con la Pennetta?
Tiro un po’ in lungo, prima di parlare del cosiddetto incontro di doppio, che i nostri hanno perduto contro la coppia del fu Commonwealth, formata dal fratello piccolo di Murray – sembrava più dotato di Andrew, mi disse Mamma Judy – e dal semignoto australiano John Peers, numero 456 del mondo in singolare nel suo anno migliore, 2012. Va detto, qui, anche per l’ennesima volta, che il doppio di oggi è sempre più simile al football dei rigori, il prodotto televisivo inventato per ovviare a tempi non previsti dai palinsesti. Se il singolare è rimasto se stesso, anche rischiando un decimazione del set a 4 games, grato al mio sciagurato amico Ricci Bitti, ex Presidente della Federazione, il doppio è una triste imitazione a ciò che fu (e di cui fui interprete non del tutto vano).
Oggi mi sono sorpreso, dopo un tiebreak nel primo set per la copia del Commonwealth, propiziato da un doppio fallo di Bolelli (a 5 punti a 6 nel tiebreak del primo set), a confondere le mie annotazioni, sinché la mia vicina Francesca, di Match Point, mi ha informato che il terzo set non esiste più, se non nel Grande Slam, e viene invece giocato un brandello di punti chiamato Supertiebreak, terminato ahinoi in favore di Murray jr e Peers per 11 a 9. Se questo prodotto tv, per riempire gli spazi liberi da pubblicità, è ancora Tennis, passo a definirmi un vecchio rimbambito, o forse meglio laudator temporis acti.