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 2015  novembre 16 Lunedì calendario

La terza vita di Alessandro Profumo

A 50 anni appena compiuti, alla vigilia dello choc finanziario che ha dato il via alla grande crisi e quando ancora Matteo Renzi non era sindaco a Firenze, Alessandro Profumo pianificava la sua rottamazione. Proponendo al sistema che lo celebrava come il banchiere europeo dell’anno – era il 2007 e i banchieri godevano di notorietà e alti bonus – il «patto generazionale», il ricambio che avrebbe consentito di far salire ai vertici giovani meritevoli. «Ho sempre lavorato con la consapevolezza di non poter coprire in eterno il mio ruolo» assicurava. «Lascerò a 60 anni: durante la mia vita professionale con decine di attività affascinanti...». Una di queste è entrata leggermente anzitempo nell’orizzonte dell’ex condottiero del gigante italo-tedesco Unicredit-Hvb che i 60 anni li compirà solo nel febbraio del 2017 ma da qualche mese ha avviato ufficialmente la sua «terza vita» professionale, questa volta da imprenditore, dopo aver archiviato anche l’esperienza a Siena, da presidente del Montepaschi, ed essere entrato da socio rilevante in Equita, blasonata investment bank che accompagna per lo più le medie imprese sui mercati. E segue anche le grandi manovre in Italia, a partire dalla scalata a Telecom.
Niente che assomigli alla pensione, certo. Di recente, Profumo ha partecipato agli incontri con i banchieri del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Colloqui ai quali è stato invitato in virtù del suo passato e dello standing che la comunità economica e finanziaria gli riconosce in Italia e all’estero. Tutto sommato, Profumo continua a fare le cose che sa fare meglio, in quella che appare una relativa normalità. Gli amici non sembrano sorpresi dalla routine quotidiana casa-ufficio, i fine settimana in famiglia, con la moglie Sabina Ratti, il figlio Marco e i due nipotini, cinque e due anni, nella casa di Pianello Val Tidone. Anche ai tempi della massima esposizione mediatica Alessandro Profumo, sono disposti ad ammettere un po’ tutti quelli che lo hanno frequentato, non aveva cambiato granché lo stile di vita. Adrenalina, soddisfazioni,potere sono condimenti che per una certa generazione di manager hanno potuto più del denaro. E anzi la superliquidazione con la quale è stata servita la sua (violenta) defenestrazione da Unicredit ha finito per metterlo, se possibile, in difficoltà. Le grandi ambizioni vengono perdonate, i grandi guadagni meno. Il «servizio civile» come Profumo stesso aveva definito la disponibilità all’incarico per il salvataggio del Monte ha contribuito in parte a ristabilire l’immagine che, almeno agli esordi («il primo Profumo» o «il Profumo uno» come ancora oggi dicono all’Unicredit) era alimentata anche dallo spirito di un ex boy scout, divenuto papà a vent’anni, chiamato a 40 a guidare un grande gruppo.
Le banche gli hanno dato e tolto. Cinque anni dopo, sulla storia della sua uscita da Unicredit ci sarebbero ancora punti da chiarire, almeno stando alle cronache giudiziarie che sono tornate a ricostruire quelle ore nell’ambito dell’inchiesta sul vicepresidente Fabrizio Palenzona, e su altri esponenti della banca.
Anche Siena è stata foriera di più di un’amarezza. La discontinuità con il passato della Rocca è stata dura, in qualche caso molto dura, da digerire in certi ambienti della città. Profumo non ha nascosto in più sedi l’irritazione per aver dato il massimo con l’amministratore delegato Fabrizio Viola «ed essere stati trattati in alcune fasi quasi alla stregua dei predecessori», gli indagati Giuseppe Mussari e Antonio Vigni.
Una delle specialità di Profumo è però anche quella di girar pagina. E l’immersione nel mondo molto concreto degli imprenditori non gli dispiace affatto. Nella Equita, l’ex Euromobiliare sim guidata da Francesco Perilli l’impegno prevede l’acquisto della maggioranza del capitale con una società veicolo partecipata dalla moglie. La nuova stagione è fatta poi di domeniche tutti insieme in campagna, dove un vecchio sogno è stato realizzato con l’investimento nella storica azienda vitivinicola di Albareto di Ziano Mossi.