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 2015  novembre 15 Domenica calendario

Simone Biles, la diciottenne che ha già vinto dieci ori raccontata da Jury Chechi

Avevo nove anni e la maestra Frasconi ci diede il classico temino dal titolo «Cosa vorresti fare da grande?». Ricordo che alcuni miei compagni scrissero l’astronauta, il pompiere, l’infermiera. Io scrissi così: «Da grande voglio vincere le Olimpiadi» e consegnai il foglio. 
Direte che ero un bambino con qualche problema... Forse, ma comunque già allora avevo capito qual era la cosa che mi appassionava e mi piaceva di più. Non so se anche Simone Biles avesse le idee così chiare sin da bambina, ma sono certo che anche lei sia animata dalla stessa passione e dallo stesso amore per la ginnastica artistica. Dico questo perché difficilmente riusciresti ad accettare e affrontare le fatiche e le rinunce che servono per cercare di vincere una medaglia ai mondiali o alle Olimpiadi senza una straordinaria passione. Una medaglia... 
La storia clamorosa è che Simone ha già vinto dieci ori e ha soltanto 18 anni! Non era mai successo. Pazzesco, sul serio. È evidente che per arrivare a un livello come il suo oltre a una grande passione servono doti e talento particolari. Proprio questo mi impressiona quando vedo gli esercizi di Simone. 
La ginnastica artistica femminile è composta da quattro attrezzi, quattro specialità differenti – trave, volteggio, parallele asimmetriche e corpo libero. Anche chi non mastica di ginnastica può capire quanto siano diverse le caratteristiche per eccellere in ognuna delle quattro specialità. Un’atleta fortissima al corpo libero magari non è allo stesso livello nella trave o alle parallele. Simone Biles a mio parere in questo è unica. Nata a Columbus, nell’Ohio, il 14 marzo 1997, Simone Arianne Biles – la ragazza dei record alta 145 centimetri – riesce a eccellere in tutte e quattro le specialità. Come se fosse una ginnasta che incarna alla perfezione tutto ciò che serve per fare al meglio ognuna delle discipline e soprattutto riesce a farlo con una grandissima naturalezza. 
Simone ha già da tempo trovato un equilibrio perfetto tra il corpo e la mente. Tutto questo è sicuramente aiutato da allenamenti programmatici, lunghi, attenti e soprattutto continui. Sono convinto che in questo un ruolo importante lo riveste il suo allenatore. La figura del tecnico nel nostro sport è davvero strategica. Anche un atleta forte come Simone ha bisogno di una guida non solo tecnica; un buon allenatore è quello che riesce a portarti al massimo della forma proprio al momento giusto. Nella ginnastica è molto difficile tenere lo stato di forma per un lungo periodo ed è quindi strategico lavorare per arrivare al top nel momento giusto. Facile a dirsi. Meno a farsi, anche se Simone può contare sull’aiuto di Aimee Boorman, che la segue da quando aveva sei anni (si allenano a Spring, in Texas, nel World Champions Centre, una palestra che ha aperto la stessa Simone con la sua famiglia e la Boorman). 
Simone è la prima campionessa mondiale afroamericana; la prima donna a vincere tre titoli mondiali consecutivi; la ginnasta americana più decorata con un totale di quattordici medaglie, dieci delle quali d’oro (due argenti, due bronzi). Una ragazza d’oro. Che ha scoperto il suo talento per caso. A sei anni, in gita, partecipò a un campo giornaliero alla Bannon’s Gymnastix di Houston: copiando i movimenti delle ginnaste nel retro della palestra, fu notata da una coach che lo disse ad Aimee Boorman. Arrivò una lettera a casa sua. Il resto è storia... 
Anch’io ho vinto un bel gruzzolo di medaglie ai campionati del mondo e cinque d’oro consecutive, dal 1993 al 1997; ma è stato all’Olimpiade di Atlanta del 1996 che ho coronato il sogno di quel bambino svelato molti anni prima in un tema a scuola. Non so se Simone Biles abbia mai scritto, da piccola, su un foglio di carta – o in una mail, vista la giovanissima età – che da grande avrebbe voluto vincere le Olimpiadi. In ogni caso, questa ragazza fortissima e tenace a Rio de Janeiro il prossimo anno avrà un’enorme possibilità di farlo. Io, oltre a tifare per le ragazze della squadra nazionale italiana, un pochino farò il tifo anche per lei. 
Nella mia lunga carriera ho avuto la possibilità e il piacere di conoscere e vedere tanti grandissimi campioni, nella ginnastica maschile e femminile. Conosco personalmente Nadia Comaneci, ho visto come tanti le sue gare e il suo mitico primo 10 (all’Olimpiade di Montreal nel 1976, sono già trascorsi quarant’anni da quell’impresa). Considero Nadia magari non la più forte di tutti i tempi, ma certamente la più grande. Simone ha tutte le caratteristiche per diventare la più forte di sempre. Personalmente però penso che ancora le manchi qualcosa per diventare la più grande. Intendo dire che è un’atleta talmente forte e precisa che certe volte mi pare quasi come programmata per esserlo. È certamente una mia considerazione personale ma pare quasi infallibile, come può esserlo una macchina. 
Quando nella finale del concorso generale ai recenti mondiali di Glasgow ha «sporcato» il suo esercizio al corpo libero devo ammettere che non mi ha deluso, anzi mi è parsa più umana. Ecco, forse manca questo a Simone, manca quella caratteristica che è la più difficile da allenare: trasmettere emozioni oltre a eseguire un esercizio perfetto. So che molti di voi non saranno d’accordo, ma ritengo che questo faccia parte dello sport e soprattutto uno sport come la ginnastica dove le armi per vincere sono il tuo corpo e la tua anima. Certo, stiamo parlando di un’atleta di soli 18 anni e questo mi lascia pensare e sperare che abbia tutto il tempo per diventare più umana e quindi la più grande di sempre. Comaneci permettendo.