Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  novembre 16 Lunedì calendario

In Italia c’è almeno un migliaio di sospetti estremisti islamici. Quest’anno ne sono già stati allontanati 55, ma ora si prevedono nuove espulsioni, e più controlli

Un numero non te lo regala nessuno. “Sarebbe un dato inutile sul piano investigativo” risponde una qualificata fonte della nostra intelligence. “Parliamo di qualche centinaio di persone”. Lo stesso dicono polizia e carabinieri. Però qualcuno fa due conti a spanne, “una decina di radicali islamici veri o presunti in media sono nei radar di ciascuna Digos; fino a un centinaio e anche di più a Roma, a Milano e nelle città più grandi”. Contando oltre cento Digos si arriva facilmente a mille, millecinquento islamisti “attenzionati”. Schedari che in questi giorni vengono ricontrollati e aggiornati.
Ci si finisce anche per poco, contatti email con account sospetti, frequentazioni di siti che inneggiano al jihad, messaggi inquietanti sui social network. Se il monitoraggio trova qualche elemento in più si apre la procedura per l’espulsione. Sono 55 i presunti estremisti islamici allontanati dall’Italia dall’inizio del 2015, ha fatto sapere il ministro dell’Interno Angelino Alfano dopo le stragi di Parigi. Alcuni, in effetti, non si erano permessi più di qualche proclama sulla rete. Ora le maglie si stringeranno ancora.
Sono in arrivo altre espulsioni, confermano dal Viminale. E scatteranno anche controlli mirati e perquisizioni negli ambienti più a rischio. “Non è una reazione ai fatti di Parigi – sottolinea un addetto ai lavori –, sono procedure avviate da prima”. Le espulsioni sono provvedimenti amministrativi, rapidi, necessariamente discutibili sotto il profilo del rispetto delle garanzie individuali, possibili solo in quanto i sospetti qui da noi sono quasi tutti stranieri, non cittadini francesi e britannici come a Parigi e a Londra. Vale anche per i foreign fighters censiti dall’intelligence nei campi di battaglia di Iraq e Siria, 87 secondo i dati diffusi a settembre: solo 12 hanno la nazionalità italiana o la doppia nazionalità.
Da ieri sono operative le misure connesse all’Allerta 2 disposta sabato dal Viminale. Controlli più rigidi negli aeroporti e molto più visibili a Roma in piazza San Pietro e nelle zone più frequentate dai turisti, ma certo Parigi insegna che anche un teatro, uno stadio e un ristorante possono trasformarsi in obiettivi sensibili. La presenza delle forze dell’ordine e militari è più capillare e non è solo questione di “sicurezza percepita”. “Serve anche a ostacolare chi decidesse di farsi saltare in aria qui da noi”, fa notare uno specialista. Non a caso alcuni servizi sono affidati ai corpi speciali, è chiaro che il poliziotto medio non sempre sa affrontare un terrorista.
La stretta è in corso. Riguarda il monitoraggio del web, che impegna i servizi ma anche i carabinieri e la polizia che fa lavorare insieme Antiterrorismo e Postale. Riguarda le carceri, luogo di radicalizzazione. Riguarda i cieli, con il rinnovato impegno dell’Aeronautica. Riguarda le frontiere, quelle che guardano ai Balcani e ad Est più che il fronte Sud.
I nostri apparati non allarmano e non rassicurano, si trincerano dietro Matteo Renzi e Alfano. “Non ci sono pericoli indicati con precisione da fonti qualificati o da un’intercettazione importante”, precisano dai Servizi. “Sono ambienti molto infiltrati e non hanno il retroterra logistico e culturale che hanno in Francia – osserva un analista –. Difficilmente qui in Italia si sono radicate, all’insaputa di tutti, organizzazioni consistenti pronte a colpire come a Parigi. Ma il cane sciolto, il lupo solitario, può essere ovunque, può essere uno che fino al giorno prima si è fatto notare solo su Facebook”. E può fare malissimo.
La preoccupazione riguarda il Giubileo e non solo l’apertura della Porta Santa a Roma l’8 dicembre. Preoccupa di più il 29 novembre a Bangui (Repubblica Centrafricana) quando il Papa inaugurerà l’Anno Santo. Il Vaticano ha respinto con decisione gli inviti della Francia e dell’Italia a cambiare programma.
Per aggiornare l’analisi del rischio in Italia servono ancora dati che tardano ad arrivare da Parigi. Se sarà confermato che l’Is ha mandato in Francia un uomo dalla Siria saremmo di fronte a un fatto nuovo. E apre scenari inediti anche la compresenza di terroristi votati al martirio e decisi a fuggire in almeno una delle squadre entrate in azione a Parigi.