Il Messaggero, 15 novembre 2015
La storia di Max, scampato alla tragedia dell’Heysel e sfuggito alla morte al Bataclan
Faccia a faccia con i terroristi armati nella bolgia del Bataclan. Un boia che sparava e sparava. «Mi sono finto morto, tra mucchi di cadaveri». Così è sopravvissuto alla mattanza islamica di Parigi Massimiliano “Max” Natalucci, 45 anni, consulente finanziario di Senigallia. Un tipo già scampato alla morte all’Heysel, da ragazzino, dove era con il padre e uno zio, Poi a due incidenti gravissimi. Per puro caso, una terza volta, non si era trovato nella macchina di tre amici, finiti in mare e affogati. Venerdì sera «ho pensato davvero che fosse arrivata la mia ora – racconta – Uno dei killer era a tre metri da me, tutt’intorno una carneficina. Mi sono sdraiato tra i corpi e ho aspettato». L’highlander marchigiano se l’è cavata con un ginocchio sbucciato. «È stato miracolato 5 volte nella vita, sarà perchè a 8 anni è stato baciato da papa Wojtyla in piazza San Pietro» dice la sorella Federica. «Mah – esorcizza lui l’incubo: «Ho la pelle dura».
LA TATUATRICE
Non era solo Natalucci al concerto heavy dove le sciabolate di chitarra sono state sopraffatte dalle raffiche di kalashnikov. Con lui un’altra senigalliese, la tatuatrice Laura Appolloni, 46 anni. I due sono amici da sempre, si erano ritrovati a Parigi, arrivando da località diverse, per assistere al concerto al Bataclan. Anche lei è finita sotto tiro ed è rimasta ferita a una spalla da un proiettile, per cui è stata operata.
«Durante il concerto si sono sentiti degli spari – racconta dal letto dell’ospedale – Nel caos io e Max ci siamo separati. Ho visto due persone con le mitragliette, hanno fatto fuoco per almeno dieci minuti. Ininterrottamente. Avranno sparato cinquemila proiettili e io ne ho preso uno. Stavo sotto il palco, che mi ha riparata. Sono fuggita prima strisciando dietro le quinte, poi sfondando le uscite di sicurezza e passando sui tetti». La tatuatrice si è ritrovata sul tetto, con altre 50 persone. «Siamo rimasti in silenzio per due ore, con il terrore di venire scoperti e uccisi». Poi il blitz delle forze speciali e la salvezza. E gli assassini? «Ricordo che avevano capelli neri. Giovani, non incappucciati, vestiti normali. All’apparenza nulla di che. All’apparenza ragazzi normali».