La Gazzetta dello Sport, 16 novembre 2015
Escluse le note di colore, gli appelli, le descrizioni di Parigi tormentata dai falsi allarmi, le notizie sui morti, sui sopravvissuti e sulla povera Valeria Solesin rimasta uccisa al Bataclan, al cronista del “Fatto del Giorno” resta da raccontare ancora molto

Escluse le note di colore, gli appelli, le descrizioni di Parigi tormentata dai falsi allarmi, le notizie sui morti, sui sopravvissuti e sulla povera Valeria Solesin rimasta uccisa al Bataclan, al cronista del “Fatto del Giorno” resta da raccontare ancora molto. Per esempio, la storia del documento d’identità siriano trovato vicino al cadavere di uno dei tre attentatori dello stadio: è stato rilasciato il 3 ottobre nell’isola greca di Leros, i timbri attestano il passaggio di chi lo possedeva per Macedonia e Serbia, se non è un falso mostra in modo difficilmente contestabile che gli shahid (“testimoni”) intenzionati a farsi saltare in aria in Occidente possono seguire la via dei migranti e mascherarsi tra loro. Questo ha dato ulteriore forza ai Paesi dell’Est Europa, che si rifiutano di accogliere chicchessia.
• I passaporti siriani sono molto ricercati e falsificati perché la condizione di siriano è la più favorevole per chi arriva da noi.
È vero, ma questo non ha impensierito i duri anti-immigrazione. Mentre i sondaggi danno Marine Le Pen in ascesa, il futuro ministro polacco per gli Affari europei, Konrad Szymanski, ha dichiarato: «Dobbiamo mantenere il controllo completo delle frontiere, della nostra politica d’asilo e d’immigrazione. Non c’è alcuna possibilità politica di rispettare gli impegni sul ricollocamento dei rifugiati». Dal governo slovacco sono arrivate prese di posizione analoghe. La Francia ha chiuso, parzialmente, le frontiere, e lo stesso sta facendo il Belgio; Schengen è di fatto annullato per Austria, Germania, Svezia e Danimarca. A Berlino, Schäuble ha attaccato la Merkel proprio sul tema dei migranti e gli analisti dicono che un minimo di pericolo per il governo della Kanzlerin c’è. Parigi ci ha fatto prendere coscienza del fatto che l’Europa come l’abbiamo conosciuta è, se non finita, per lo meno sospesa.
• I potenti della Terra sono riuniti ad Antalya, in Turchia.
Sì, per il G20, un vertice che di solito si occupa di economia, crescita, sviluppo: i Paesi presenti rappresentano l’85% del Pil terrestre. Manca Hollande, ma ci sono Obama, Putin, la Merkel, Renzi che invita alla prudenza, alla moderazione. Il G20, infatti, capitato per caso subito dopo Parigi, ha messo da parte i problemi economici e s’è concentrato sulle questioni relative alla sicurezza mondiale, messa in forse dal Califfo. Il vertice vero e proprio si svolge nel resort Regnum Carya, dove sono affluiti 13 mila delegati, protetti da 12 mila soldati in assetto da combattimento, jet militari, scudi anti-missile e altre misure di sicurezza impressionanti. Per esempio, sono stati chiusi gli spazi aerei e marittimi, è stata perimetrata una “zona rossa” a cui i turisti non hanno accesso eccetera. Antalya è una nota località di vacanze. Ma, prima ancora dei discorsi e delle strette di mano del Regnum Carya, è importante quanto è successo al resort di Belek, dove è approdato il re saudita Salman, preceduto da 65 limousine. Salman ha incontrato Erdogan, i due sono uniti dalla volontà di far cadere Assad, volontà che rimane ma che si è smorzata di fronte alla necessità di trovare un accordo complessivo con tutti quanti, mettendo insieme americani (che non vogliono Assad), russi e iraniani (che lo difendono). Il G20 propriamente detto è stato preparato da tutta una serie di incontri a due, dedicati alla questione Isis e sollecitati proprio dai fatti di Parigi. È diventata fortemente politica persino questa dichiarazione della Merkel: «Seguirò di persona allo stadio la prossima amichevole tra Germania e Olanda».
• Esiste qualche speranza di un accordo tra Obama e Putin sulla Siria? Perché ho l’impressione che se non si va a colpire il Califfo in casa sua, ci saranno molti altri Bataclan.
Putin e Obama si sono stretti la mano davanti a tutti, poi si sono chiusi in una stanza a discutere. Il faccia a faccia è durato mezz’ora. Sulla bozza d’accordo, preparata proprio dal duo Erdogan-Salman, ci sarebbe un’intesa di massima. Si organizzerà un tavolo negoziale al 1° gennaio e intorno a questo tavolo ci saranno i rappresentanti di Assad e i delegati dei ribelli. A quella data, scatterà un cessate il fuoco. I negoziatori discuteranno l’assetto provvisorio da dare alla Siria e prepareranno elezioni politiche. Nel frattempo, la guerra sul terreno dovrebbe essere intensificata e già ieri la Francia ha mandato i suoi Mirage a bombardare Raqqa, capitale del califfato. È la prima risposta al raid di Parigi. Non va dimenticata infatti la sequenza di successi militari che peshmerga curdi e milizie iraniane hanno colto in questi giorni. Da ultimo, un drone americano ha ucciso Wisam al Zubaidi, conosciuto anche col nome di Abu Nabil al Anbari, capo dell’Isis in Libia.
• Il raid di Parigi è stato ordinato direttamente da al Baghdadi? Di solito il califfo lascia tutte le glorie, rivendicazioni e discorsi compresi, ai locali.
Sì, la cosa è certa, ed indica un cambio di strategia importante. Anche per questo va presa sul serio l’intenzione di colpire ancora e altrove. Ricorda? Washington, Londra, Roma...
• Per ora, la città sotto il fuoco è Raqqa.
Sì, l’azione è stata decisa mentre il ministro dell’Interno annunciava che tutta una serie di moschee saranno chiuse.