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 2015  novembre 14 Sabato calendario

Le nuove verità di Veronica Panarello, in carcere dal 9 dicembre per l’omicidio del figlio Loris, 8 anni

Veronica Panarello, la mamma in carcere con l’accusa di aver ucciso il figlio Loris, ha confessato: «Quella mattina non l’ho accompagnato a scuola». Frase che non equivale ad aver confessato l’omicidio del bimbo, ma che fa crollare l’unico puntello su cui regge la versione «innocentista» della donna. La quale non ha ancora pronunciato la fatidica frase: «Sì, Loris l’ho ammazzato io». Ma allora cosa è successo dopo il «mancato accompagnamento»? Veronica, sul punto, resta confusa: «Non ricordo nulla. Ho un buco nero». Un «buco nero». Metafora del delitto? Questo lo accerterà il processo. Certo è che la retromarcia di Veronica è comunque clamorosa. E forse rappresenta il passo decisivo in direzione della «fatidica frase»: «Sì, Loris l’ho ammazzato io».
La nuova «verità» di Veronica, in carcere dal 9 dicembre per l’omicidio di Loris, 8 anni (ritrovato cadavere il 29 novembre in un canalone nelle campagne di Santa Croce Camerina, nel Ragusano) è emersa, come un fiume carsico, dal colloquio fiume avuto ieri in carcere ad Agrigento: iniziato nel mezzogiorno e terminato dopo oltre sette ore. Ha chiesto Veronica di parlare con i magistrati, dopo avere fatto la rivelazione shock al marito Davide lo scorso 6 novembre. Un intero pomeriggio quello di ieri con Veronica faccia a faccia con il pubblico ministero Marco Rota, che l’ha sentita a sommarie informazioni, alla presenza del difensore, avvocato Francesco Villardita. A meno di una settimana dall’udienza preliminare dinanzi al gup di Ragusa, che il prossimo 20 novembre dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura iblea, crolla quella che finora sembrava una fermezza granitica di Veronica nel sostenere fino allo sfinimento di avere accompagnato quel giorno Loris a scuola, pur smentita dalle decine di telecamere piazzate a Santa Croce Camerina e dai cani molecolari che non agganciarono la traccia del bimbo dinanzi all’istituto scolastico. Una nuova verità che non solo smonta la linea difensiva che puntava a dimostrare che non sia quella di Loris la sagoma ripresa da alcune telecamere mentre fa rientro nel palazzo subito dopo che Veronica ne è uscita con i due figli, ma che mostra anche come contraddittorio il comportamento della stessa Veronica, che quel giorno si recò all’uscita della scuola e iniziò ad agitarsi non appena non vide il figlio senza nemmeno entrare in classe per cercarlo. Perché andò a prenderlo a scuola se non l’aveva accompagnato? Stava forse costruendosi una copertura? Oppure soltanto adesso riaffiora in lei la reale dinamica di quella maledetta giornata?
E, ancora, cosa fa Veronica quando rientra a casa da dove, secondo ore e ore di filmati analizzati fotogramma per fotogramma dagli inquirenti, non esce nessun bambino? Almeno vivo. Perché, secondo la tesi della procura iblea, il piccolo Loris è stato trasportato esanime nell’auto della mamma, che quel giorno, contrariamente alle sue abitudini, aveva parcheggiato la Polo in garage. Veronica il 6 novembre ha rivelato queste ed altre inedite verità al marito Davide, che non vedeva da tempo. Preludio di una confessione?
«Loris è salito a casa da solo usando il portachiavi con l’orsacchiotto», ha detto al marito. E lei tornò a casa prima di recarsi al castello di Donnafugata dove si teneva un corso di cucina, facendo deviazione, secondo l’accusa, verso il canalone dove fu ritrovato il figlioletto morto. Proprio per gettare il corpicino. È a questo punto che emerge un altro particolare che smentisce quanto sostenuto finora dalla donna. Se nella sua prima verità, infatti, sosteneva di essere tornata a casa per prendere un’agenda che aveva dimenticato e che le serviva per il corso di cucina, adesso spunta fuori che doveva andare a prendere un passeggino che voleva regalare a un’amica. A Davide ha poi detto di essere «confusa», di avere «tante cose che le girano per la testa», ma che è certa di non avere ucciso Loris: «Non avevo nessun motivo per farlo». Frase «razionale» per all’allontanare l’«irrazionalità» di un incubo?