La Stampa, 15 novembre 2015
Arriva un nuovo spettacolo di Antonio Rezza
«C’è una cosa più eccitante del considerarsi artista: essere produttore di te stesso e avere il controllo totale su quello che fai». E l’idea che non possa esistere nella vita nessun compromesso creativo lampeggia negli occhi sottili e in perenne ricerca di Antonio Rezza, artista dai fitti ricci neri fino alle spalle attorno a un volto lungo e dagli zigomi duri, che a metà degli Anni Novanta Corrado Guzzanti coinvolse con i suoi «micrometraggi» al Pippo Kennedy Show. Autore di video e gag-performance dalla vocina metallica, fumettistica, Rezza da metà degli Anni Novanta è stato fra i personaggi di Blob e Fuori orario e si è divertito a condurre le sue provocatorie interviste «a corpo libero» in giro per Roma nel programma Troppolitani di Rai 3. Fino alla sua ultima apparizione tv, due stagioni fa, nella trasmissione di Neri Marcorè Neri Poppins.
Ma questa è solo una parte, forse pure piccola, della sua storia. Che non è una singola vicenda artistica. Tanto che al Teatro Astra, dove ha appena debuttato in prima nazionale con lo spettacolo Anelante, prodotto con il TPE di Torino e il Teatro del Vascello di Roma, si muove senza mai perdere di vista Flavia Mastrella, coautrice del lavoro in senso molto più che largo. Tra pochi mesi sono 30 anni che si sono conosciuti, amati per una decina e scelti per la vita creativa: la «ditta» Rezzamastrella ha firmato nelle tante stagioni performance teatrali, titoli cinematografici – nel 1996 girano il primo lungometraggio Escoriandol
i presentato alla Mostra di Venezia con la partecipazione di Claudia Gerini, Isabella Ferrari e Valeria Golino, mentre nel 2002 Rezza è stato fra i protagonisti del film Paz! di De Maria dedicato a Pazienza –, e anche esposizioni di scultura e fotografia.
Un laboratorio artistico allargato che si espande fra Anzio e Nettuno, dove gli artisti vivono e hanno reso «comunicanti» uno spazio teatrale per le prove, un luogo per la realizzazione delle scenografie e un magazzino per i materiali. «È il bello della provincia, ti aiuta a lavorare» dicono, anche se poi, quando è ora di debuttare, la compagnia si sposta al Nord. «Scegliamo sempre Torino, o Milano, perchè lo spettacolo acquista un rigore maggiore» raccontano, senza timore di far saltare la mosca al naso ai pubblici di Centro e Sud d’Italia. Tanto che dopo Torino, torneranno un mese e mezzo a Roma al Teatro del Vascello e poi nuovamente marcia indietro all’ Elfo a Milano.
Sul palco Antonio Rezza è l’eroe, come definisce Anelante: «Il participio passato è il verbo migliore che esista, racconta qualcosa che continua, all’infinito, 24 ore su 24» dice cercando di svelare pochissimo della montagna di pensieri e parole scaraventate sulla scena. Occupata da un «muro» multicolore, che dà l’idea di poter essere smontato e ricomposto, nonostante ciò non avvenga. «L’avevamo pensato proprio così, perché è un monitor virtuale, un muro che doveva cadere, invece non è caduto. Io e Flavia lavoriamo separatamente, lei sull’habitat, io sull’idea, e quando uniamo i nostri primi risultati ciò che non resta nella memoria, lo buttiamo. È un lavoro di ricerca sfrontato, di artisti indipendenti. Non abbiamo bisogno di sovvenzioni». Ma di visibilità all’estero sì: «La cultura italiana dovrebbe essere aiutata ad andare in Europa, perché è la faccia migliore del Paese. Servirebbe un intervento almeno per la traduzione dei testi».