la Repubblica, 15 novembre 2015
Il rigore perfetto di Copa
Il rigore perfetto è quello più difficile, tirato in condizioni impossibili dal giocatore più improbabile. Da quello che non doveva esserci, l’ultimo della lista quando la lista è già finita. Da Copa Barry, il portiere ivoriano che fece l’impresa alla Coppa d’Africa 2014, in finale con il Ghana. Non doveva nemmeno giocarla, gli avevano preferito uno più giovane, che s’infortunò in semifinale. Copa, un nome un destino, tornò per l’ultimo atto, come un riservista alla guerra fuori tempo massimo. Zero a zero nei regolamentari e supplementari. Ghana avanti 2 a 0 con i primi tiri. Lui che ne blocca la fuga con una parata. Poi 8 a 8 quando finiscono i giocatori “di piede”. Restano i due portieri. E qui Copa fa quello che a nessun altro è mai riuscito: l’azione che vale due gol. Para il tiro del collega ghanese. Si alza, esulta, poi ricasca, facendo un po’ di scena per togliere concentrazione all’altro. Va infine sul dischetto. Gervinho è di spalle, su una sedia di plastica bianca, non osa vedere. Ci vuole coraggio, incoscienza, pensare che stai facendo una cosa meravigliosa e folle che non ripeterai mai più. Il segreto è quello: non l’hai mai fatto prima, non ci hai mai pensato, non lo tiri, lo giochi. Rincorsa, botta, gol. Poi, come un gol che vale tre, Copa lascia la nazionale.