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 2015  novembre 15 Domenica calendario

La sicurezza in Italia e il problema del Papa che non ammette costrizioni di sorta

ROMA. Quello che vedranno tutti saranno le mimetiche dei militari a San Pietro, i pattugliamenti dei soldati in via della Conciliazione, i presìdi davanti alle basiliche di San Giovanni, San Paolo e Santa Maria Maggiore, forse anche i droni sulle teste dei pellegrini. Quello che non vedrà nessuno sarà il lavoro di intelligence, le intercettazioni, il monitoraggio dei siti internet dove si inneggia all’Isis e dove si fa reclutamento. Quello che si spera di non dover vedere mai, invece, è l’intervento dei corpi speciali, incursori del Combusin, paracadutisti del Col Moschin, Gis e Nocs, attivati da ieri con l’innalzamento del livello di allerta e «in grado – spiega una fonte dei nostri apparati di sicurezza – di entrare in azione, in pochi minuti, anche in pieno centro».
A 23 giorni all’inizio del Giubileo, la strage di Parigi ricorda a Roma e ai simboli della sua religiosità – Vaticano e comunità ebraica – quanto sia concreta la minaccia terroristica. C’è un messaggio, seppur generico e diffuso su Twitter, che indica la capitale italiana prossimo obiettivo dell’Is con Londra e Washington. C’è il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ricorda «lo speciale rischio a Roma per la presenza del Papa». Eppure, il messaggio ripetuto in queste ore è che «non è stato segnalato alcun allarme concreto». «Non che questo ci metta al riparo – riferisce un’altra fonte dell’intelligence – visto che nemmeno a Parigi ci si aspettava quello che poi è accaduto».
Il salto di qualità degli attacchi in Francia impone dunque una modifica del piano di sicurezza che si stava scrivendo in queste ore in Questura. Verrà messo a punto per il 20 novembre e conterrà le misure da adottare nella capitale in questo lungo anno giubilare, dall’8 dicembre al 20 novembre 2016.
Ieri Alfano ha annunciato l’arrivo anticipato in città di 700 militari. L’ombrello sotto il quale sono inquadrati è la missione “Strade sicure”. Avranno compiti non solo di sorveglianza di obiettivi sensibili (ministeri, ambasciate, luoghi di culto cattolici, ghetto ebraico, stazioni, aeroporti) ma anche di pattugliamento. Saranno, insomma, visibili nonostante governo italiano e Vaticano vogliano evitare l’effetto «città militarizzata». Ai primi 700 se ne dovrebbero aggiungere altri 300 e, con loro, un migliaio di agenti tra poliziotti, carabinieri e finanzieri. Già adesso, però, la Questura di Roma ha messo in strada più pattuglie. Non solo per il rafforzamento della vigilanza ai potenziali obiettivi francesi in città. Sulla scorta di quanto accaduto a Parigi, infatti, verranno monitorati più attentamente anche quartieri e locali notturni frequentati dai più giovani. Maggiori controlli anche per quanto riguarda le stazioni. A Termini, dove già alle banchine si accede solo con un biglietto, dovrebbero essere installati degli scanner per i bagagli.
Ci sono tre date segnate in rosso sul calendario dei nostri apparati di sicurezza. L’8 dicembre, ovviamente, l’avvio del Giubileo con il Papa che aprirà i battenti della Porta Santa. Poi l’8 febbraio, quando arriveranno a Roma le spoglie di Padre Pio che verranno esposte per una settimana, e il 4 settembre, con la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Per ragioni di sicurezza, chiunque vorrà passare sotto la Porta Santa verrà “tracciato”: si dovrà registrare sul web, lasciare i propri dati personali, così che in ogni momento sarà possibile monitorare i pellegrini. Dopo quanto accaduto a Parigi, però, c’è incertezza sugli arrivi. Dai 30 milioni previsti a luglio si è scesi a 20. «Ma ne aspettiamo circa 11», ha detto qualche giorno fa il prefetto Franco Gabrielli. Possibile si scenda ancora.
Uno dei capitoli più delicati riguarda la sicurezza del Pontefice, allergico a qualsiasi costrizione, a cominciare dalla Papamobile blindata. Papa Francesco ha fatto sapere che non vuole limiti al contatto coi pellegrini. Cosa che renderà più complicata la sua difesa per le nostre forze dell’ordine. Ancora ieri il Comitato riunito al Viminale è tornato a chiedere al Vaticano «più collaborazione» su questo fronte. Singolare, invece, la sorveglianza di piazza San Pietro: quando è presente il Papa spetta alla Gendarmeria Vaticana. Quando invece il Pontefice non c’è tocca alla polizia.
È sulla prevenzione, però, che puntano maggiormente i servizi. Solo due giorni fa il capo del Dis, Giampiero Massolo, sottolineava che la minaccia maggiore potrebbe arrivare dai «lupi solitari». Parigi ha dimostrato, però, la preparazione di un attacco contemporaneo, anche con kamikaze, su più obiettivi. «Dobbiamo fare in modo di intercettarli prima – sottolinea la fonte dell’intelligence – l’intervento dei corpi speciali arriva ad attacco già in corso. È come per un aereo sospetto: devi fare in modo che non si sollevi da terra. Se lo abbatti in volo è un problema in più per tutti».