Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  novembre 15 Domenica calendario

La Lega vuole bombardare

ROMA. Matteo Renzi fissa alcuni punti, nel vertice con i capigruppo di tutti i partiti. Dice no all’intervento militare o a un inasprimento dell’azione già condotta dalla coalizione anti-Isis. «Non possiamo rischiare il bis della Libia. Io non uso la parola guerra, qualsiasi decisione sarà presa con i partner internazionali». Apre a maggiori stanziamenti per la sicurezza, da trovare nella legge di stabilità in discussione al Senato. «Il prossimo anno ci sono 71 milioni in più per il comparto dell’ordine pubblico, a dispetto di chi parla di tagli. Ma se dal Parlamento verranno la richiesta e la soluzione per ulteriori risorse, il governo le troverà». L’Italia, spiega ancora Renzi, non adotta per il momento leggi di emergenza o speciali. «Ci concentriamo sul rafforzamento dell’intelligence». Il Giubileo si farà, «non possiamo darla vinta ai terroristi, primo. E non dipende da noi, secondo», sottolinea.
L’appello alla responsabilità del premier viene raccolto da tutte le forze politiche. Nella sala di Palazzo Chigi il clima è positivo, come racconta il capogruppo Pd Ettore Rosato. Il governo è schierato al massimo livello, da Alfano a Gentiloni alla Pinotti, fino al direttore dei servizi Massolo e al sottosegretario delegato Minniti. Il presidente dei deputati di Sinistra Italiana Arturo Scotto invita «a lasciare gli sciacalli fuori dalla porta» e chiede solo di non far passare «lo scambio tra sicurezza e diritti».
La Lega insiste nell’accusare l’esecutivo di tagli alle forze dell’ordine e accenna a un intervento militare più diretto contro il sedicente Stato islamico. Ma nel suo discorso Renzi lascia capire come si muove l’Italia e come finora la strategia abbia pagato: stiamo nella coalizione che bombarda le postazioni irachene ma senza grancassa mediatica. Lo scontro politico, almeno in quella sala, non esiste, è lontano. «La strage di Parigi – dice il premier – segna profondamente le nostre coscienze. Il compito di chi governa è dire chiaramente ai cittadini che c’è stato un salto di qualità nella minaccia terroristica all’Occidente». Quindi l’allerta è massimo, «ma non ci sono minacce circostanziate all’Italia», precisa Renzi prima di annunciare un dibattito parlamentare domani.
Fuori da Palazzo Chigi invece Matteo Salvini attacca a testa bassa il governo. Imitato da Berlusconi indica la strada di una vera guerra riferendosi all’azione della Russia, che bombarda in Siria, poi indica Renzi e Alfano come i possibili responsabili di un’eventuale minaccia in Italia: «Per il bene dei nostri figli, sveglia! Basta tagli a sicurezza, stop immigrazione, espulsioni! O sarete complici», scrive su Twitter.
Ma nel vertice anche Forza Italia e il Movimento 5 Stelle hanno aderito alla richiesta di unità. E il Carroccio, è vero, ha denunciato i tagli alla sicurezza ma in un clima di dialogo, con Renzi che ha spiegato “l’equivoco” illustrando le nuove regole della legge di stabilità.