Corriere della Sera, 15 novembre 2015
Dove sono Marie, Mathias, Gregory, Yannick, Maud, Anna e tutti gli altri?
DALLA NOSTRA INVIATA
PARIGI Ci sono Marie e Mathias che si abbracciano: scomparsi. Venerdì sera erano al Bataclan. Alle 18.40 il tweet che toglie ogni speranza: riposino in pace, si legge sotto la loro foto. C’è Gregory Fosse che sorride con il sigaro in bocca. «Stiamo cercando Yannick Minvielle», scrivono i suoi amici. Si cercano Maud Serrault, Anna Petard Lieffrig che è da un anno a Parigi, Marie Mosser. E almeno altre settanta persone. Nell’elenco di foto che scorrono con il passare delle ore su Twitter con l’hashtag #RechercheParis e #recherchePersonne poi su Facebook ci sono anche tanti giovanissimi. Emergono le loro foto, foto di scuola, foto di vacanza, selfie postati chissà quanto tempo fa, foto di matrimonio, e piccoli pezzi della loro vita dalle poche informazioni che gli amici o i familiari postano dalle prime ore del mattino, il colore degli occhi, l’altezza, un tatuaggio. Segni particolari in quella che resterà domani o dopo quando tutte le ricognizioni sui feriti negli ospedali parigini saranno completate, la prima Spoon River 2.0. Nel pomeriggio arrivano anche buone notizie: le amiche si erano mobilitate per cercare Eleonore Cucca, 25 anni, finché una di loro l’ha ritrovata. Julia ritrova il suo fidanzato Arthur che aveva perso nel caos della notte del terrore.
Ma tanti a sera mancano ancora all’appello: c’è il giornalista Guillaume Decherf, di Les Inrocks, la rivista francese di musica, la sua foto è postata dalla mattina. Alle 18 si sa che per lui è diventata un necrologio. E poi non si sa più nulla di Agathe, solo 13 anni, Lucie Dira, 12 anni, due occhi grandissimi e una maglietta a righe da marinaretto. Antonie Geslin, ha 15 anni, Marion 20, Florian Breton 16. Bruno Luc, 17 anni, ci guarda mentre sorride con la divisa della scuola in una foto che lo ritrae ancora più piccolo di quanto non sia. C’è Sullivan che ha 16 anni e Lola di 17. Man mano che qualcuno di loro viene ritrovato, foto e appello vengono cancellati da Twitter. «Io cerco mio cugino, non abbiamo più notizie da ieri sera. È alto 1.75 e ha 25 anni. Diteci se l’avete visto, perché noi stiamo perdendo la speranza», scrive Younes in un messaggio drammatico. #RechercheParis è «il più triste hashtag possibile» posta Kevin Choref. Ed è vero, a sera ci sono 640 mila retweet, perché è una gara a far girare nomi e foto. Sono tutti giovanissimi in questo elenco del lutto perché feriti o uccisi, tutti i ragazzi che sono qui e che erano al concerto sono vittime dell’attentato.
E anche ieri mentre la vita normale fatica a riconquistare una Parigi che resta semivuota, con i turisti impauriti e i parigini incollati alla tv, nel mondo parallelo di Twitter succedono invece tante cose. Non solo messaggi di solidarietà e odio, commenti anche a sproposito, querelle fuori luogo. Arrivano le notizie anche prima che in tv o sui siti perché come spiega Le Figaro, giornali e tv, dopo l’esperienza di gennaio nelle ore terribili dell’attentato a Charlie Hebdo, danno solo notizie ufficiali o verificate. E così su Twitter si diffonde la notizia dell’aereo evacuato ad Amsterdam per una minaccia arrivata proprio sui social network. In centinaia corrono a donare il sangue dopo l’appello degli ospedali. Si leggono anche alcune notizie imprecise, falsi allarmi come quello del pacco sospetto alla Gare du Nord, ma in poco tempo scompaiono. E i parigini soprattutto non rinunciano a «restare in contatto» tra di loro, nel giorno del lutto. Appena viene sera l’hashtag #PorteOuverte della notte precedente si trasforma in #MeetParisians, che diventa trendtopic in un baleno. «Siamo un gruppo di amici, se volete unirvi...» scrive Frans. «Se siete a Parigi e volete prendere un tè insieme vivo in una zona sicura», scrive una ragazza rivolta ai turisti bloccati dalla città deserta. Propone Berthelot: «Venite da noi se non volete stare soli oggi».