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 2015  novembre 15 Domenica calendario

I miserabili di Molenbeek al servizio del jihad

BRUXELLES L’ attenzione dei servizi segreti belgi sul quartiere/comune bruxellese di Molenbeek, riemerso nelle stragi a Parigi ancora per attentati dell’estremismo islamico, è salita dal gennaio scorso. Allora nelle indagini sulla sanguinosa sparatoria nella cittadina di Verviers spuntarono presunti jihadisti da lì provenienti. L’allarme terrorismo islamico in Belgio fu portato a 3 su una scala di 4. Questo non solo perché a Molenbeek e in altre zone ad alta densità di immigrati islamici sono stati individuati reclutamenti di combattenti da inviare in Siria. Ma soprattutto perché sarebbero continui i pericolosi rientri a casa dopo un periodo nelle zone di guerra.
Molenbeek non è nell’estrema periferia. Dalla centralissima Grand Place basta una passeggiata per trovarsi tra affollati negozi con insegne in arabo e francese, macellai halal, donne velate e café dove si beve tè alla menta. Una volta era un passaggio sorprendente nella visita turistica della nordica Bruxelles. Poi a Molembeek la crisi ha fatto esplodere la disoccupazione giovanile al 40%, esasperando le tensioni. È dilagato l’islamismo radicale tra i figli e i nipoti degli immigrati marocchini, tunisini, algerini o turchi. È aumentata l’attitudine anti-Islam tra i belgi tradizionalisti. Ne è scaturita una miscela esplosiva, che ha portato a considerare l’adesione alle cellule terroristiche una opzione per sfuggire a un ambiente esterno percepito come sempre più ostile.
Dietro la sparatoria a Verviers colpì l’emblematica storia del ventenne Abdelhamid Abaaoud, figlio belga di un immigrato marocchino. Partì da Molenbeek per trasformarsi nel super-ricercato Abou Omar Soussi in Siria, portando in guerra perfino il fratellino tredicenne. La disperazione e la vergogna del padre, dopo 40 anni di lavoro in Belgio, indicarono il contrasto generazionale tra la scelta della dura vita da immigrati, che ha aiutato la crescita economica del Paese, e quella del passaggio all’azione militare e al terrore, che ha aumentato i consensi ai movimenti anti-migranti. A Bruxelles pochi ormai credono alla sopravvivenza del presunto (e mai confermato) patto «sommerso» tra forze di polizia e leader locali musulmani per evitare attentati degli estremisti nella città e nelle istituzioni Ue.